Educatori in yiddish di Primo Levi

Educatori in yiddish Il FASCINO INESTINGUIBILE D'UNA CIVILTÀ' PERDUTA Educatori in yiddish Il Il convegno sull'Ebraismo «lell'Europa orientale, che si è svolto di recente a Torino, è stato il più ampio che sul tema sia mai stato tenuto in Italia, e forse in tutta l'Euro pa, dono li seconda guerra mondiale. Ila messo in luce l'enorme differenza fra questo ttonconc dell'ebraismo, die per secoli è stato il principale, c i molti altri fra cui quello italiano, ed ha fornito un'eccellente occasione di ripensamento per tutti quanti vi tanno assistito. Nel giro di poco più di una generazione, gli cbtci orientali sono passati da un modo di vivere recluso e arcaico a una vivace partecipazione alle lotte operaie, alle rivendi cazioni nazionali, ai dibatti! sui diritti e sulla dignità del l'uomo (e della donna). Sono st.di ira i protagonisti delle rivoluzioni russe del 1905 e del febbraio 1917, stampavano nella sola Varsavia, negli Anni 20, ben ite quotidiani e innumerevoli periodici di tutte le tendenze politiche; hanno fatto in tempo, prima della strage nazista, ; dai vita ad una produzione cinematografica originalissima. l>a dove attingevano questa portentosa e subitanea vitalità? I >.i dove questa loro voce cosi forte, clic proveniva da un corpo sociale esiguo? * * Vale la pena di studiare i motivi per cui questi ebrei «pesassero» tanto, in Paesi dove questo loro pesare era sentito con rispetto, con semplice curiositi, ma più spesso con vecchio malanimo, con invidia, o addirittura con odio selvaggio. Io credo che, come sempre nella storia delle vicende umane, non vi sia una causa unica, bensì un intreccio di cause; ma tra queste, una mi pare che prevalga. Ce una costante nell'cbiaismo, operante in ogni tempo e luogo, ed è l'importanza che da secoli viene data all'educazione A partire dal Basso Medioevo, tra gli ebrei dell'Europa orientale cominciò a prevalere un sistema educativo assai peculiare. L'istruzione era considerata il valore supremo della vita «la miglior merce», come si di ceva proverbialmente. Incominciava a quattro anni e si protraeva per tutta la vita, al meno idealmente e compati bilmentc con le durezze della vita.stessa; veniva impartita spese della comunità, e quasi nessun bambino ne andava privo. Gli incolti venivano commiscrati o disprczzat dotti etano ammirati, e rappresentavano di fatto la sola aristocrazia riconosciuta. Si trattava certo di metodi educativi lontani da quelli che prevalgono oggi: se ne può avere un'idea dai romanzi di Chaim Potok (Panny l'eletto c i successivi) che raccontano come tali metodi sopravvivano tuttora, accanto agji espcri menti pedagogici più avanzati nelle comunità chassidichc tra piantate negli Stati Uniti. Il loro fondamento era strettamente religioso: subito dopo aver appreso il non facile alfabeto ebraico, il bambino veniva instradato direttamente alla lettura del Pentateuco ed alla traduzione letterale di ampi brani dall'ebraico al Riddiseli; molti altri brani, anche lunghissimi, dovevano essere imparati a memoria. Negli anni successivi si studiavano alcuni commenti della Bibbia e le regole di vita e di preghiera. Alle nostte università coi rispondevano le scuole rabbiniche (Jeehivts, secondo la pronuncia locale), in cui lo studio veniva esteso al Tal mud. Come si vede, si ttatta d un curriculum assai lacunoso rispetto alle tendenze odierne nulla della storia, della geogra fia e della lingua del luogo di residenza; nulla o quasi di scienze esatte e naturali; cenni di arte medica intrisa di ere denze superstiziose; poco di li losofia occidentale o laica; nulla di letteratura, arte o mu sica. L'insegnamento era gravoso e ossessivo, e soprarrutto nrlle Jcschivcs occupava tutta la giornata, ma non era dogmati io. Il maestro accennava a una certa intcrl,,etazionc di un passo talmudico, o faceva notate una qualche conttaddizione, o proponeva un quesito ne seguiva una discussione li lieta, fervida, sofistica, a volte arguta, sempre ostinata: talora tema centrale veniva dimen ncato, e ci si inoltrava in divagazioni fantasiose in cui l'eleganza formale o l'audacia dell'argomcntazionc prevaleva sulla pertinenza e sul rigore. Là dove c'era una sinagoga magari una vetusta baracca di legno, c'era anche una biblioteca, naturalmente costituita solo da libri religiosi, ma fte quentata da giovani, adulti anziani. Ogni comunità, anche piccola, era dunque un focolaio di cultura, incastonato in uno stetminato territorio dove la popolazione non ebrea era analfalKta nella sua quasi tota lui, e quella,.epica, genyal mente poverissima, era costi mita non certo da inirllcmuli di professione, ma da artigia ni, bottegai, commercianti contadini. A questa ptessionc educati va conttibuiva il forzato mul tilinguismo. Pino alla bufera hitleriana, e per tutto il visus y > a a e n e a i J «li ginnastica meritale per chi simo arco della Zona Residenziale già zarista, cioè dalla Polonia e Lituania fino alla Ro mania e all'Ucraina, la lingua unificante parlata nell'arcipelago delle conunità ebraiche era I yiddish, con poche varianti lessico e di pronuncia: il Màme-ldshen, come veniva affettuosamcntc chiamato, la «lingua dtila mamma»; ma assai presto, come accennato, ai " '.imbuii si insegnavano le «Imgut sacre», l'ebraico e l'aramaico; e inoltre, i rapporti inevitabili con la popolazione circostante obbligavano gli ebrei, fin dall'infanzia, ad impararne la lingua. * * Del resto, il yiddish stesso, lingua affascinante per i lui giusti (c non solo per loro), è inttinsecamentc una multilingui: sul fondo di un dialetto tcnano mediovalc, che già conteneva prestiti dal latino e dal francese, si tono inseriti molti termini ebraici ed ara maici, che spesso, con disinvoltura, vengono declinati o coniugati alla maniera tedesca (ad esempio, dall'ebraico gena», ladro, si ottiene un participio passato gegàmtt, rubato), ed un buon numero di termini russi, polacchi, cèchi eccetera. E' la lingua di gente errante, spinta dalla storia di Paese in Paese, e di ogni sua stazione porta i segni; e la sua evoluzione non è finita, il jiddisch degli ebrei orientali cmi grati nel secolo scorso negli Stati Uniti non si è estinto, anzi, si sta arricchendo di termini inglesi, andando cosi in contro ad un'ulteriore cvolu zionc; simmetricamente, i termini yiddish più espressivi meno sostituibili entrano «dal basso» prima nei vari gerghi settoriali, poi nella lingua comune. La «lingua della mamma» è essenzialmente parlata (benché nobilitata da una ricca, ma tarda, letteratura), il che la rende eminentemente flessibile *,wj0cabik vOitVitm ibridismo ne fa uno strumento a I li pirli c per chi si sforza d capirla e di ricostruirne le ori gini. Credo che questi fattoi culturali abbiano avuro una funzione preminente nel brevema intenso fiotirc dell'ebraismo askenazita; c, più in generile, nella conservazione, aliiiiiicnti impiegabile, del po polo ebreo attraverso millenni di traversie, di emigrazioni e di metamorfosi. Certo altri cementi sono esistiti o esistono: la religione, li storia comune, la tradizione, la. stessa persecuzione, l'isolamento imposto dall'esterno. Ne è una controprova il fatto che, quando tutti questi fattori si attenuano o spariscono, l'identità ebraica a sua volta si attenua; c le comunità tendono a dissolversi, come avveniva nella Germania di Weimar e come sta avvenendo in Italia oggi. Può essere che sia questo i ptezzo da pagare per un'autentica parità di diritti ed equiparazione-; se cosi fosse, ttteobt un prezzo alto, e non solo per gli ebrei. La strage e la dispersione dell'ebraismo dell'Europa orientale sono state un danno irreparabile per tutta l'umanità. Esso non è motto, ma sopravvive male: imbava gliato e disconosciuto in Unione Sovietica, ibridato nelle due Americhe, sommerso in Israele da tradizioni diverse e da profonde trasformazioni sociologiche e storielle. Si teme oggi, e giustamen te, l'estinzione di certe specie animali, come i panda e le ti gri. L'estinzione di una cultura, poitcntosamentc feconda e creativa com'è stata quella cui il convegno è stato dedicato, è una sciagura di portata assii maggiore. Dovrcblicro avete un'eco funebre in tutti gli animi vcui, fortunosamente salvati di ltzhak Katzcnclson, il poeta di Vai savia massacrato a<; Auschwitz con tutta la sui fi miglia e con tutto il suo popolo: «Il iole, letamimi tulle terre di Ijlutinia e Polonia, non incontrerà più un ebreo, I Non un inclito c/te reciti un salmo prato una gaia finestrella». , Primo Levi

Persone citate: Chaim Potok