La bussola etnica di Luciano Gallino

La bussola etnica IL RISVEGLIO DEI REGIONALISMI La bussola etnica Sono ormai frequenti c diffusi, in Italia, i segni di ripresa «lei fermenti regionalistici. Si possono scorgere in grandi c piccole cose, dal rinnovato vigore di movimenti a favore d'una maggior autonomia dcll.i propria regione rispetto allo Stato centrale, al moltiplicarsi «li associazioni che raggruppano pcisonc dalla comune origine regionale. Quotidiani e settimanali dedicano supplementi sempre più ampi a singole regioni, a turno, nei quali il costume e l'arte, la cucina e il paesaggio locali prendono non meno posto dell'economia. E poiché ogni riafferma/ione di identità iigionalc attiva al tempo stesso sentimenti ambigui di rivalsa e di differenziazione antagonistica rispetto a chi non .ipparricnc alla medesima cerchia culturale, si infittiscono anclic, un po' dovunque, le scritte che etichettano come straniai, o peggio, chiunque non sia nato sul posto. Il fenomeno non è solo italiano, c sarebbe miope chi vedesse in esso soltanto una ennesima manifestazione dei campanilismi che hanno colorito e complicato la storia del nostro Paese. In Europa, non meno che nel resto del monito, i movimenti nazionalistici sono più vivi che mai, e i regionalismi sono in Cerri casi fratelli minori, in altri gemelli identici, magari vestiti in modo un po' diverso, dei nazionalismi. Qui si impone una precisazione. I>al punto di vista sociologico, una nazione è un gruppo di popolazione, insediato stabilmente su un determinato territorio, che per un lungo periodo storico ha condiviso comuni vicende politiche, la stessa lingua, gli stessi costumi, la stessa religione, costruendo attorno a questi clementi una sua irripetibile identità. Se si pone mente alla realtà sociale e culturale che lo sottende, pochi concetti appaiono forzati quanto quello di «Stato n.i/ionc», che choc la funzione storica, di organizzare l'azione e l'immaginazione intese a costruite più ampie comunità politiche, ma a prezzo di teprimcrc e snaturare un numero impressionante di realtà nazionali e regionali. Di fatto, la maggior parte degli Stati europei sono Stati multinazionali, una realtà che rrova oggi una rispondenza più o meno ampia e fedele nella costituzione federariva di parecchi di « ssi, come la Svizzera, la Jugoslavia, la Germania Occidentale. Il risveglio dei nazionalismi europei sta a dimostrate che il modello dello Sraro accentratoro e uniformatorc, di origine settecentesca c ottocentesca, comincia per molti ad andare un po' strerto, quali che siano stati i suoi meriti storici. L'identificazione con una nazione, una regione, un'etnia — che significa anzitutto con una lingua, un paesaggio e un costume — è un elemento costitutivo della mente umana, rispetto al quale ogni altro richiamo a una comune affiliazione, anche quando risponda a una supcriore razionalità, come avviene nella sfera politica, è sentito dai più come un che di astratto, di meccanicamente sovrapposta La sua erosione da parte degli Stati moderni e contemporanei ha proceduto fino a un caio limite, superaro il quale erano inevitabili, ed erano da attenilcrsi, vivaci movimenti di recupero delle identità minacciate. Ma non è soltanto la reazione alla eccessiva pressione uniformatrice degli Stati ad alimentare il risveglio dei nazionalismi europei. La alimenta, in misura forse maggiore, la reazione alla standardizzazione del mondo operaia dalla tecnologia e dall'economia internazionale. Quando stazioni e aaopor ti, scuole e alberghi, uffici e officine, condomini e autostrade hanno ormai lo stesso aspetto, e funzionano cuna-, mente allo stesso modo, a Helsinki come a Bologna, a Tolosa come a Glasgow, snaturando in modo identico l'esperienza quotidiana, visiva ma anche spaziale e relazionale, di milioni di persone, la mente individuale rischia di perdere in senso letterale la sua bussola simbolica, i segni di riferimento che provano in modo tangibile di esser vivo e rkonoteibilc in uno spazio e in un tempo circoscritti, pur eqcndt«tcfuuqpid essi riconoscibili a paragone di quelli di altri. li lingua, il paesaggio e il costume della regione d'origi-' ne svolgono spunto tale fondamentale funzione, e sono tanto più recuperati e difesi «ollcttivamrr'c quanto più le tendenze uniformatrici si accentuano. Il mondo del vicino futuro si avvia quindi a essere un mondo a due livelli, uno uniformalo e simile per tutti, quale si conviene a cittadini planetari; un altro fatto di j iilentità e identificazioni locali, .un he esasperate, centrate sull'accentuazione e sulla difesa delle differenze «li cultura c di storia che rappresentano, la mente non ponchi»- reggasi senza «questo doppio supjtorto. Potrà sembrare forzato accostare i fermenti regionalistici che si osservano in Italia ai nazionalismi europei, in molti asi Un più vigorosi. Ma. da un lato, le differenze tra regionalismo e nazionalismo — nella circoscritta eccezione sociologica «lei tetmine — sono «questione non di sostanza, clic resta la medesima, bensì di grado. Dall'altro, molte comunità regionali italiane sono vere e proprie nazioni, dai confini linguistici, tariioriali e culturali nettamente delimilabili, tome parzialmcnre c contortamente riconosciuto dalla concessione ad alcune «li esse dello statuto di regioni autonome. 1) modo in aii tali comunità difendono la loro lingua, rivendicano maggiori riconoscimenti della propria specificità culturale da patte dello Stato, e si oppongono con forme civili (clic in quali he loro frangia diventano a volte inci vili) alla dissoluzione dei loto costumi, cui l'emigrazione concorre in alcune non meno della immigrazione in altre, riproduce esattamente le modalità con cui si esprimono « chiedono maggiore spazio cui rurale e politico molte altre «nazioni» d'Europa. Nel mi crocosmo italiano si ritiene un movimento clic attraversa il continente, quale che sia il modo scelto per etichettarlo. Tra il risveglio recente dei regionalismi e l'istituzione dell'Ente regione, che risale a una dozzina di anni fa, esiste forse un circuito più strerto di quanto non semini. La Regione ha poteri reali, emana leggi, costituisce pct molte personc tin riferimento tangibile in campo economico e culturale, ì l'ente che ha maggiori fa- rotti di intervento sul tcrritono. Attorno a essa si concentrano quindi attenzioni e sen timi mi che aiutano a diffonkrc il senso di appaiti neri un luogo comune e unico, dai confini chiaramente segnati, con un suo patrimonio srorico I.Hiiime da ogni altro. - * * Tra la struttura politica, giuridica c amministrativa dell'Ente regione e la lealtà sociale e culturale del tcnitorio si stabilisce in tal modo un'ime razione die rafforza gradualmente cnnamlic. Tale collegamento jotrebbe risultar) jsviì nijiort-ntc per dare • .chi positivi alle istanze auto,tornisti. In e regionalistiche, clic i probabile si acccntuaanno in lutino, a condizione clic le Regioni stesse trovino lo spazio che chiedono in diversi settori di intervento. Allo scopo di far acsccrc gli asjittti positivi dei regionalismi, e controllare crucili negativi, clic non è escluso finistano |Kr assumere forme lien più preoccupanti «Ielle scrirte sul muri o sui viadotti, una riatta politila e culturale non |triva «li saggezza |>otrchbc consistere |>roprio nel rafforzare coi fatti l'idea che uno Stato .Ih emerge dalla convinra confederazione di regioni distinte è più attraente di uno clic lascia cadere sulle realtà regionali frammenti del proprio jvorcrc, accentraro c livellatore |>cr iircdimibile vocazione storica. Luciano Gallino