Quando il ministro parla di Mario Salvatorelli

I nostri soldi I nostri soldi di Mario Salvatorelli Quando il ministro parla *A una quarantenne d'oggi consiglierei: di battersi perché a sia In riforma (del stilema previdenziale, n.d.r); poi di costituirli una rendita integralità, meglio se collettivainclite, perché eosterà di meno; infine, ili pensare fin da adesso al modo di vivere e di lavorare nel Duemila e costituirsi un lavoro futura, per quel tempo*. Chi scrive, o parla cosi, non e un agente ili assicurazioni, interno a •promuovere» gli affari della sua Compagnia, ni uno di quei sindacalisti (qualcuno ce n'e) che, ogni tanto, pensano anche ai pensionati, e neppure un qualunque osservatore alterno alla realtà sociale del nostro Paese. Chi parla cosi e proprio il ministro del Lavoro e della Presidenza sociale, Gianni IV Michclis, in un'intervista. Non si scopre oggi che il personaggio t di quelli che amano dire quello che pensano, senza peli sulla lingua, tanto più quando si tratti di un campo di cui t responsabile solo da pochi mesi, e quindi non gli si può attribuire, di certo, lo sfascio attuale al quale questo settore e giunto in seguito all'imprevidenza (non alla «presidenza») sociale che, per decenni, lo ha caratterizzato. Ma e altrettanto certo che queste affermazioni, fatte da quel pulpito, suonano allarmanti per chi in pensione si prepara ad andarci, e molto amare per chi già ci e andato, e non può più attuare i Ire consigli di IV Michrlis. ' Nessuna «.luce», quindi, può venire da essi all'insegnante I i.ni. .i Angeli, di Savon.i. in pensione dal 1978, dopo quarantanni di servizio, e che percepisce 3 milioni all'anno in meno dei colleghi in quiescenza dal 1979, a parità di servizio c di anzianità. Né quei consigli possono essere utili — se non nel senso evangelico della rassegnazione per il male comune — al lettore Luigi Mondini, di Torino, che t andato in pensione dopo 42 anni di servizio effettivo nell'esercito e 9 di campagne di guerra, avendo raggiunto il grado piti alto, e mi scrive ' che un suo pari grado, se va in pensione oggi, prende il 130 per cento più di lui. Potrei citare altre •etlcrc, tra le tante che mi giungono su questi argomenti Ma mi sembra che tutte abbiano avuto, ormai, la risposta più qualificala: quella del ministro. Un po' meno amara, forse, ma. almeno per l'immediato futuro, altrettanto chiara, c stata in questi giorni la dichiarazione di un altro ministro, il responsabile delle Finanze Bruno Visentini, che, anch'egli in un'intervista, ha riconosciuto in sostanza che, come pressione fiscale, siamo, «u» poco sotto, un poco sopra*, al liscilo degli altri paesi europei, ma con la differenza che in Italia tl'imposi:ione pesa di più, perchè il reddito prò capile è inferiore, o mollo inferiore». E ciò che conta in simili confronti, anche per quello sui costi dei servi/i sanitari, è il livello di benessere, il reddito medio per abitante, appunto, di un Paese Ho detto che questa affermazione suona un po' meno amara, perché lascia sperare che, almeno fino a quando il professor Viscntini sarà ministro delle Finanze, il nostro carico fiscale non aumenterà. Mi permetto di aggiungere che, già il 18 gennaio 197$ — nove anni fa — affrontai il tema di un prelievo liscilo in Italia a livello dei Paesi ricchi, ma su reddi¬ ti più bassi Quel giorno questa rubrica aveva proprio per titolo: *Sw redditi dei poveri le imposte dei ricchi», a causa, dicevo allora, soprattutto ideila distorsione dille aliquote provocata dall'inflazione-. Le esigenze della pubblica amministrazione, la sempre più estesa evasione fiscale, possono anche essere una spiegazione del mancato, quanto meno insufficiente, adeguamento delle aliquote Irpef alla reale 'capacità contributiva », detcrminata non dal •numero» delle lire di reddito, ma dalla loro tcapactlà d'acquisto», come scrivevo allora Però, non ne sono certo una giustificazione. 1 ((fondi» immobili? • Le scrivo per raccontarle brevemente una mia disavventura finanziaria. Circa un anno e mezzo fa, in seguito alla visita di un operatore, ho investito quasi tutti i miei risparmi — 23 milioni — in quote-parti dì un fondo comune d'investimento immobiliare», mi racconta il signor Provino Musso, pensionato, di Torino. Prosegue il lettore: • l'm di due mesi or sono, a causa di gravi molivi di salute, ho chiesto il disinvestimeato, cioè la rivendila dei titoli. Di fronte alla mia urgenza di realizzo, pur avendomi detto, al momento della stipulazione del contralto a domicilio, che sarebbero intercorsi 15-30 giorni per riavere i denari, a lui l'oggi, dopo olire 70 giorni, non li ho avuti, nonostame telefonate e proteste. E ora mi dicono che (orse occorreranno due o ire mesi ». Che dire al signor Prosino Musso, e a un altro lettore, il signor Pietro Gagliardone, che da Savona scrive di aver chiesto il disinvcstimento nove mesi fa. in circostanze analoghe, e di aver ottenuto »alcune piccole cifre, senza ancora vederne il finale»? ■Queste lettere sono recenti, una del 17, l'altra del 24 gennaio scorso Ambedue indicano il «fondo» in questione. Mi auguro che i responsabili provvedano a far fronte ai loro impegni.

Persone citate: Bruno Visentini, Gianni Iv Michclis, Luigi Mondini, Pietro Gagliardone, Prosino, Savon

Luoghi citati: Italia, Savona, Torino