Medicina omeopatica: è scienza o illusione?

Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Come si è affermata l'idea di Hahnemann La storia di un a «scuola» COME molte grandi teorie globali, anche l'omeopatia è nata da un uomo solo, vissuto in Germania poi in Francia fra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX. Medico, chimico e poliglotta, Hahnemann abbandonò presto una carriera promettente e consacrò tutta la sua vita alla lettura e alla traduzione dei testi medici antichi e moderni. Traducendo un libro inglese (Materia medica), .scopri, nel capitolo dedicato alle febbri perniciose (nel caso era la malaria), che venivano curate con la corteccia di una pianta che provocava nelle persone sane b'i stessi sintomi della malaria, purché venisse somministrata in dosi piccolissime. Ne concluse che ogni sostanza che produce in un organismo sano certi sintomi può certamente guarire gli stessi sintomi in un malato. Stabili in questo modo il principio fondamentale dell'omeopatia. Dalle esperienze però risultò che alcune droghe provocano reazioni tanto forti che diventa necessario diluirle molto, anche fino alla milionesima o miliardesima parte, finché il solvente non contiene più, in pratica, nessuna sostanza attiva. A questo punto si scopre, ed è la seconda tappa dell'omeopatia, che quelle sostanze mantengono il loro potere purché a ogni diluizione vengano agitate ben bene. Ecco che, dopo due secoli, sono ancora validi I tre principi fondamentali di questa disciplina: la «legge dell'inversione delle azioni (o similitudine)», la «legge delle Infinite diluizioni (o d'inversione delle dosi)» e la •legge della dinamizzazione delle diluizioni». Proprio- secondo -questi principi gli omeopati utilizzano, per esempio, il caffè a diluizioni molto dinamiz¬ n iln in.ih omeopatici in un'incisione del secolo scorso (parlicnlaro) di medicina omeopatica zate per favorire il sonno e tutti sappiamo quale potere stimolante abbia; al contrario l'oppio, che calma gli spasmi intestinali, viene utilizzato omeopaticamente come stimolante, per esempio per ristabilire le funzioni digestive nei malati che sono stati sottoposti a intervento chirurgico. Ma non sempre, con la slessa terapia, si hanno gli stessi risultati con tutti i soggetti. Ciò portò Hahnemann a formulare 11 secondo concetto basilare di questa disciplina, quello della personalizzazione. Ci sono tante malattie quanti sono i malati, disse, e le malattie non sono altro che l'espres- • sione di un disequilibrio della «forza vitale» di ciascun individuo. Hahnemann si colloca dunque sulla linea dei vitalisti le cui convinzioni posero nel 1700 le premesse di una polemica che conobbe il suo culmine 11 secolo successivo, con l'offensiva dei meccanicisti e di coloro che venivano trascinati dal positivismo di Auguste Conile dopo Newton. Il concetto originale sul quale si fonda tutta l'omeopatia costituisce cosi la sola medicina olistica, globalmente esplicativa, che non è mal nata in Occidente é che non ha altri equivalenti al mondo che le tesi «dell'uomo-corpo energetico» sulle quali si sono sviluppale la medicina e l'agopuntura cinese. Questo spiega il grande potere d'invasione e di evidente immortalità di una dottrina e di una pratica i cui fondamenti materiali non sono più tanto validi dopo 170 anni e che durante tutto questo tempo hanno subito gli attacchi più feroci da parte di tutti gli ambienti scientìfici e da parte della maggioranza dei medici, ma che sono sopravvissute intatte fino al giorni nostri, dove le altre discipline mediche hanno 11 sopravvento. Trasferitosi in Francia, Hahnemann affrontò costantemente le critiche della classe medica francese e in particolare, la più grave, quella del fondatore della scuola omeopatica francese, Pierre Jousset, che qualificava i suoi infinitesimali «diluizioni di chiaro di luna» e ricorreva a preparati molto più concentrati. Hahnemann era chimico e conosceva naturalmente l'opera di Avogadro. suo contemporaneo; pertanto era consapevole che le sostanze originali che utilizzava, diluite tante volte nel preparato, non erano più presenti nel prodotto somministrato all'ammalato. Ma ribatteva: «E' la dinamicità che prodùce effetti medicamentosi nell'organismo», conforme al concetto di «forza-vitale». Si tratta di un concetto cosi astratto, tanto difficilmente difendibile in un contesto scientifico attuale, che anche numerosi omeopati, medici, ricercatori, farmacologi, si sono sforzati di suggerire che «eventuali molecole residue potrebbero esplicare la funzione specifica del preparato». I moderni mezzi tecnologici potrebbero infatti identificare la presenza di una qualsiasi sostanza fino alla fantastica misura di una molecola per cellula vivente, ma non possono e non potranno mai individuare la «memoria», .'«energia particolare» o lo «spirito del medicamento» presenti nelle misteriose «diluizioni di chiaro di luna». Ma la storia ha dimostrato che una fede che si poggia su una morale o un sistema esplicativo coerente e che risponde alle aspirazioni della gente, da quel momento per secoli sfuggirà alle norme e agli assalti della logica e della conoscenza obiettiva. Escoffier-Lumblotte Copyright (<l a' Monde» v per l'ilftlia i 1 .1 Slainpu» Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Come si è affermata l'idea di Hahnemann La storia di un a «scuola» COME molte grandi teorie globali, anche l'omeopatia è nata da un uomo solo, vissuto in Germania poi in Francia fra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX. Medico, chimico e poliglotta, Hahnemann abbandonò presto una carriera promettente e consacrò tutta la sua vita alla lettura e alla traduzione dei testi medici antichi e moderni. Traducendo un libro inglese (Materia medica), .scopri, nel capitolo dedicato alle febbri perniciose (nel caso era la malaria), che venivano curate con la corteccia di una pianta che provocava nelle persone sane b'i stessi sintomi della malaria, purché venisse somministrata in dosi piccolissime. Ne concluse che ogni sostanza che produce in un organismo sano certi sintomi può certamente guarire gli stessi sintomi in un malato. Stabili in questo modo il principio fondamentale dell'omeopatia. Dalle esperienze però risultò che alcune droghe provocano reazioni tanto forti che diventa necessario diluirle molto, anche fino alla milionesima o miliardesima parte, finché il solvente non contiene più, in pratica, nessuna sostanza attiva. A questo punto si scopre, ed è la seconda tappa dell'omeopatia, che quelle sostanze mantengono il loro potere purché a ogni diluizione vengano agitate ben bene. Ecco che, dopo due secoli, sono ancora validi I tre principi fondamentali di questa disciplina: la «legge dell'inversione delle azioni (o similitudine)», la «legge delle Infinite diluizioni (o d'inversione delle dosi)» e la •legge della dinamizzazione delle diluizioni». Proprio- secondo -questi principi gli omeopati utilizzano, per esempio, il caffè a diluizioni molto dinamiz¬ n iln in.ih omeopatici in un'incisione del secolo scorso (parlicnlaro) di medicina omeopatica zate per favorire il sonno e tutti sappiamo quale potere stimolante abbia; al contrario l'oppio, che calma gli spasmi intestinali, viene utilizzato omeopaticamente come stimolante, per esempio per ristabilire le funzioni digestive nei malati che sono stati sottoposti a intervento chirurgico. Ma non sempre, con la slessa terapia, si hanno gli stessi risultati con tutti i soggetti. Ciò portò Hahnemann a formulare 11 secondo concetto basilare di questa disciplina, quello della personalizzazione. Ci sono tante malattie quanti sono i malati, disse, e le malattie non sono altro che l'espres- • sione di un disequilibrio della «forza vitale» di ciascun individuo. Hahnemann si colloca dunque sulla linea dei vitalisti le cui convinzioni posero nel 1700 le premesse di una polemica che conobbe il suo culmine 11 secolo successivo, con l'offensiva dei meccanicisti e di coloro che venivano trascinati dal positivismo di Auguste Conile dopo Newton. Il concetto originale sul quale si fonda tutta l'omeopatia costituisce cosi la sola medicina olistica, globalmente esplicativa, che non è mal nata in Occidente é che non ha altri equivalenti al mondo che le tesi «dell'uomo-corpo energetico» sulle quali si sono sviluppale la medicina e l'agopuntura cinese. Questo spiega il grande potere d'invasione e di evidente immortalità di una dottrina e di una pratica i cui fondamenti materiali non sono più tanto validi dopo 170 anni e che durante tutto questo tempo hanno subito gli attacchi più feroci da parte di tutti gli ambienti scientìfici e da parte della maggioranza dei medici, ma che sono sopravvissute intatte fino al giorni nostri, dove le altre discipline mediche hanno 11 sopravvento. Trasferitosi in Francia, Hahnemann affrontò costantemente le critiche della classe medica francese e in particolare, la più grave, quella del fondatore della scuola omeopatica francese, Pierre Jousset, che qualificava i suoi infinitesimali «diluizioni di chiaro di luna» e ricorreva a preparati molto più concentrati. Hahnemann era chimico e conosceva naturalmente l'opera di Avogadro. suo contemporaneo; pertanto era consapevole che le sostanze originali che utilizzava, diluite tante volte nel preparato, non erano più presenti nel prodotto somministrato all'ammalato. Ma ribatteva: «E' la dinamicità che prodùce effetti medicamentosi nell'organismo», conforme al concetto di «forza-vitale». Si tratta di un concetto cosi astratto, tanto difficilmente difendibile in un contesto scientifico attuale, che anche numerosi omeopati, medici, ricercatori, farmacologi, si sono sforzati di suggerire che «eventuali molecole residue potrebbero esplicare la funzione specifica del preparato». I moderni mezzi tecnologici potrebbero infatti identificare la presenza di una qualsiasi sostanza fino alla fantastica misura di una molecola per cellula vivente, ma non possono e non potranno mai individuare la «memoria», .'«energia particolare» o lo «spirito del medicamento» presenti nelle misteriose «diluizioni di chiaro di luna». Ma la storia ha dimostrato che una fede che si poggia su una morale o un sistema esplicativo coerente e che risponde alle aspirazioni della gente, da quel momento per secoli sfuggirà alle norme e agli assalti della logica e della conoscenza obiettiva. Escoffier-Lumblotte Copyright (<l a' Monde» v per l'ilftlia i 1 .1 Slainpu» Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Medicina omeopatica: è scienza o illusione? Come si è affermata l'idea di Hahnemann La storia di un a «scuola» COME molte grandi teorie globali, anche l'omeopatia è nata da un uomo solo, vissuto in Germania poi in Francia fra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX. Medico, chimico e poliglotta, Hahnemann abbandonò presto una carriera promettente e consacrò tutta la sua vita alla lettura e alla traduzione dei testi medici antichi e moderni. Traducendo un libro inglese (Materia medica), .scopri, nel capitolo dedicato alle febbri perniciose (nel caso era la malaria), che venivano curate con la corteccia di una pianta che provocava nelle persone sane b'i stessi sintomi della malaria, purché venisse somministrata in dosi piccolissime. Ne concluse che ogni sostanza che produce in un organismo sano certi sintomi può certamente guarire gli stessi sintomi in un malato. Stabili in questo modo il principio fondamentale dell'omeopatia. Dalle esperienze però risultò che alcune droghe provocano reazioni tanto forti che diventa necessario diluirle molto, anche fino alla milionesima o miliardesima parte, finché il solvente non contiene più, in pratica, nessuna sostanza attiva. A questo punto si scopre, ed è la seconda tappa dell'omeopatia, che quelle sostanze mantengono il loro potere purché a ogni diluizione vengano agitate ben bene. Ecco che, dopo due secoli, sono ancora validi I tre principi fondamentali di questa disciplina: la «legge dell'inversione delle azioni (o similitudine)», la «legge delle Infinite diluizioni (o d'inversione delle dosi)» e la •legge della dinamizzazione delle diluizioni». Proprio- secondo -questi principi gli omeopati utilizzano, per esempio, il caffè a diluizioni molto dinamiz¬ n iln in.ih omeopatici in un'incisione del secolo scorso (parlicnlaro) di medicina omeopatica zate per favorire il sonno e tutti sappiamo quale potere stimolante abbia; al contrario l'oppio, che calma gli spasmi intestinali, viene utilizzato omeopaticamente come stimolante, per esempio per ristabilire le funzioni digestive nei malati che sono stati sottoposti a intervento chirurgico. Ma non sempre, con la slessa terapia, si hanno gli stessi risultati con tutti i soggetti. Ciò portò Hahnemann a formulare 11 secondo concetto basilare di questa disciplina, quello della personalizzazione. Ci sono tante malattie quanti sono i malati, disse, e le malattie non sono altro che l'espres- • sione di un disequilibrio della «forza vitale» di ciascun individuo. Hahnemann si colloca dunque sulla linea dei vitalisti le cui convinzioni posero nel 1700 le premesse di una polemica che conobbe il suo culmine 11 secolo successivo, con l'offensiva dei meccanicisti e di coloro che venivano trascinati dal positivismo di Auguste Conile dopo Newton. Il concetto originale sul quale si fonda tutta l'omeopatia costituisce cosi la sola medicina olistica, globalmente esplicativa, che non è mal nata in Occidente é che non ha altri equivalenti al mondo che le tesi «dell'uomo-corpo energetico» sulle quali si sono sviluppale la medicina e l'agopuntura cinese. Questo spiega il grande potere d'invasione e di evidente immortalità di una dottrina e di una pratica i cui fondamenti materiali non sono più tanto validi dopo 170 anni e che durante tutto questo tempo hanno subito gli attacchi più feroci da parte di tutti gli ambienti scientìfici e da parte della maggioranza dei medici, ma che sono sopravvissute intatte fino al giorni nostri, dove le altre discipline mediche hanno 11 sopravvento. Trasferitosi in Francia, Hahnemann affrontò costantemente le critiche della classe medica francese e in particolare, la più grave, quella del fondatore della scuola omeopatica francese, Pierre Jousset, che qualificava i suoi infinitesimali «diluizioni di chiaro di luna» e ricorreva a preparati molto più concentrati. Hahnemann era chimico e conosceva naturalmente l'opera di Avogadro. suo contemporaneo; pertanto era consapevole che le sostanze originali che utilizzava, diluite tante volte nel preparato, non erano più presenti nel prodotto somministrato all'ammalato. Ma ribatteva: «E' la dinamicità che prodùce effetti medicamentosi nell'organismo», conforme al concetto di «forza-vitale». Si tratta di un concetto cosi astratto, tanto difficilmente difendibile in un contesto scientifico attuale, che anche numerosi omeopati, medici, ricercatori, farmacologi, si sono sforzati di suggerire che «eventuali molecole residue potrebbero esplicare la funzione specifica del preparato». I moderni mezzi tecnologici potrebbero infatti identificare la presenza di una qualsiasi sostanza fino alla fantastica misura di una molecola per cellula vivente, ma non possono e non potranno mai individuare la «memoria», .'«energia particolare» o lo «spirito del medicamento» presenti nelle misteriose «diluizioni di chiaro di luna». Ma la storia ha dimostrato che una fede che si poggia su una morale o un sistema esplicativo coerente e che risponde alle aspirazioni della gente, da quel momento per secoli sfuggirà alle norme e agli assalti della logica e della conoscenza obiettiva. Escoffier-Lumblotte Copyright (<l a' Monde» v per l'ilftlia i 1 .1 Slainpu»

Luoghi citati: Francia, Germania