Benois: e un giorno Toscanini mi chiamò alla Scala

Benois: e un giorno Toscanini Benois: e un giorno Toscanini mi chiamò alla Scala primi del secolo, due madri, due bambini, un. cane. Uno dei bambini è Nicola. L'altro, in accappatoio bianco, è Maurice Ravel. Il cane, è il cane dell'affettuosa tribù dei Benois e Nicola lo ricorda ancora: .La nostra era una famiglia molto felice, unita* Erano .riemigrati, ad Occidente, dopo che c'era stata una Grande Rivoluzione anche in Russia, nel 1924. Nicola era studente di belle arti a Pietroburgo, cavalli morti dal freddo squartati in strada, bucce di patate fritte, la rivolta dei marinai a Kronstadt e gli mandarono contro la popolazione male armata, ( '17' rivoltósi " sparavano al ghiaccio e ne annegarono a migliaia. «Io me la cavai per l'Intervento di Maxim Gerla.) e di Lenin, che mi fecero esentare. Quando arrivò la NEP, una specie di liberalizzazione del regime, ebbi un passaporto per perfezionarmi a Parigi. La c'era Alexan¬ dr Sanin. regista celebre di Cechov e delle opere liriche russe; dirigeva il teatrino de "La Chauve Souris" (dove adesso è il Lido), un cabaret di alta classe, e mi affidò le scene di qualche spettacolo: i russi, 1 giovani, facevano ancora furore. Io avevo già fatto delle messinscene, a 19 anni: Giulio Cesare, Il sogno di una notte di mezza estate Anche in quegli anni terribili In Russia 11 teatro di Stato funzionava. Eravamo tutti delle larve, che andavano a teatro. I generali "bianchi" assediavano la citta: e noi studiavamo Stanislawskij, . Me\erchol'dU. 'À Parigi dà Milano uh giorno arrivarono Scandiani, direttore generale della Scala, e Toscanini. Vogliono mettere in scena la .Chovanscina» di Musorgskij e ne propongono la scenografia a Nicola Benois, raccomandato dal celebre Sanin, che così scende a Milano. «Venivamo Le nuove tesi di uno studioso viennese sulla conquista del Messico e il «ritorno di Quetzalcoatl» in Italia, da ragazzi, per le vacanze d'estate» E' il marzo 1926: al piano di sotto ci sono le prove per la prima di .Turandot» le scene le sta dipingendo Galileo Chini. «n problema — dice Benois — era anche quello di ridare unita alla messinscena. La fine Ottocento aveva creato una struttura commerciale di imprese che realizzavano adoperando Industrialmente diversi artigiani: uno per le architetture, un altro per le fronde, per le balaustre, per le statue. Per i costumi, a volte, non guardavano nemmeno i bozzetti. Era Toscanini che voleva di nuovo una omogeneità di atmosfera, di lavoro». E i registi di adesso? «Forse qualche volta si appropriano loro dell'opera e ne tradiscono la realtà storica, il colore originale. Quando poi lo fanno a spese del Romanticismo il risultato è impossibile, assurdo». ra intorno al 1540. La leggenda del ritorno di Quetzacoatl non nacque tutta in una volta, ma gradualmente. VI concorsero soprattutto due motivi: la mossa politica di Cortes, e la graduale amalgamazlone o contaminazione di Toplltzin, l'eroe dinastico della famiglia regnante, cioè quella di Montezuma, con il Dio Quetzalcoatl». Quali motivi spinsero Cortes ad accreditare una slmile leggenda: per (are ciò, ci volevano pure orecchi disposti a prestargli ascolto sia da parte degli aztechi che degli spagnoli. •La leggenda non fu creata da Cortes. Egli mise solo In giro la voce che 11 regno di Montezuma fosse originariamente spagnolo. In altre parole, (eoe credere che si trattava di una riconquista». Se le cose stanno cosi, cioè se gli aztechi non credettero al ritorno di Quetzalcoatl, allora diventa molto più difficile spiegare come pochi soldati spagnoli riuscissero a conquistare il potente Impero di Montezuma. «La conquista fu enormemente agevolata dall'aiuto della popolazione, stanca di sottostare ai pesanti tributi. A parte questo, gli spagnoli ebbero la meglio grazie soprattutto agli archibugi e non al cannoni, che ebbero un effetto più che altro psicologico. Sia detto per inciso: nonf'e iesatto parlare di un impèro di Montezuma. Questo preteso Impero consisteva di un mosaico di citta-stato, di cui una esercitava l'egemonia. E poi c'era anche la Triplice Alleanza. All'epoca della conquista, Montezuma era il prìncipe più potente». E I sacrifici umani? Più ancora dei pesanti tributi dovettero essere essi ad attirare dalla parte di Cortes le popolazioni indigene. Non dobbiamo dimenticare che al dava la caccia alla gente per sacrificarla sull'altare di Del assetati di sangue. Si narra che, per inaugurare un nuovo tempio, furono sacrificate ven- Benois: e un giorno Toscanini Benois: e un giorno Toscanini mi chiamò alla Scala primi del secolo, due madri, due bambini, un. cane. Uno dei bambini è Nicola. L'altro, in accappatoio bianco, è Maurice Ravel. Il cane, è il cane dell'affettuosa tribù dei Benois e Nicola lo ricorda ancora: .La nostra era una famiglia molto felice, unita* Erano .riemigrati, ad Occidente, dopo che c'era stata una Grande Rivoluzione anche in Russia, nel 1924. Nicola era studente di belle arti a Pietroburgo, cavalli morti dal freddo squartati in strada, bucce di patate fritte, la rivolta dei marinai a Kronstadt e gli mandarono contro la popolazione male armata, ( '17' rivoltósi " sparavano al ghiaccio e ne annegarono a migliaia. «Io me la cavai per l'Intervento di Maxim Gerla.) e di Lenin, che mi fecero esentare. Quando arrivò la NEP, una specie di liberalizzazione del regime, ebbi un passaporto per perfezionarmi a Parigi. La c'era Alexan¬ dr Sanin. regista celebre di Cechov e delle opere liriche russe; dirigeva il teatrino de "La Chauve Souris" (dove adesso è il Lido), un cabaret di alta classe, e mi affidò le scene di qualche spettacolo: i russi, 1 giovani, facevano ancora furore. Io avevo già fatto delle messinscene, a 19 anni: Giulio Cesare, Il sogno di una notte di mezza estate Anche in quegli anni terribili In Russia 11 teatro di Stato funzionava. Eravamo tutti delle larve, che andavano a teatro. I generali "bianchi" assediavano la citta: e noi studiavamo Stanislawskij, . Me\erchol'dU. 'À Parigi dà Milano uh giorno arrivarono Scandiani, direttore generale della Scala, e Toscanini. Vogliono mettere in scena la .Chovanscina» di Musorgskij e ne propongono la scenografia a Nicola Benois, raccomandato dal celebre Sanin, che così scende a Milano. «Venivamo Le nuove tesi di uno studioso viennese sulla conquista del Messico e il «ritorno di Quetzalcoatl» in Italia, da ragazzi, per le vacanze d'estate» E' il marzo 1926: al piano di sotto ci sono le prove per la prima di .Turandot» le scene le sta dipingendo Galileo Chini. «n problema — dice Benois — era anche quello di ridare unita alla messinscena. La fine Ottocento aveva creato una struttura commerciale di imprese che realizzavano adoperando Industrialmente diversi artigiani: uno per le architetture, un altro per le fronde, per le balaustre, per le statue. Per i costumi, a volte, non guardavano nemmeno i bozzetti. Era Toscanini che voleva di nuovo una omogeneità di atmosfera, di lavoro». E i registi di adesso? «Forse qualche volta si appropriano loro dell'opera e ne tradiscono la realtà storica, il colore originale. Quando poi lo fanno a spese del Romanticismo il risultato è impossibile, assurdo». ra intorno al 1540. La leggenda del ritorno di Quetzacoatl non nacque tutta in una volta, ma gradualmente. VI concorsero soprattutto due motivi: la mossa politica di Cortes, e la graduale amalgamazlone o contaminazione di Toplltzin, l'eroe dinastico della famiglia regnante, cioè quella di Montezuma, con il Dio Quetzalcoatl». Quali motivi spinsero Cortes ad accreditare una slmile leggenda: per (are ciò, ci volevano pure orecchi disposti a prestargli ascolto sia da parte degli aztechi che degli spagnoli. •La leggenda non fu creata da Cortes. Egli mise solo In giro la voce che 11 regno di Montezuma fosse originariamente spagnolo. In altre parole, (eoe credere che si trattava di una riconquista». Se le cose stanno cosi, cioè se gli aztechi non credettero al ritorno di Quetzalcoatl, allora diventa molto più difficile spiegare come pochi soldati spagnoli riuscissero a conquistare il potente Impero di Montezuma. «La conquista fu enormemente agevolata dall'aiuto della popolazione, stanca di sottostare ai pesanti tributi. A parte questo, gli spagnoli ebbero la meglio grazie soprattutto agli archibugi e non al cannoni, che ebbero un effetto più che altro psicologico. Sia detto per inciso: nonf'e iesatto parlare di un impèro di Montezuma. Questo preteso Impero consisteva di un mosaico di citta-stato, di cui una esercitava l'egemonia. E poi c'era anche la Triplice Alleanza. All'epoca della conquista, Montezuma era il prìncipe più potente». E I sacrifici umani? Più ancora dei pesanti tributi dovettero essere essi ad attirare dalla parte di Cortes le popolazioni indigene. Non dobbiamo dimenticare che al dava la caccia alla gente per sacrificarla sull'altare di Del assetati di sangue. Si narra che, per inaugurare un nuovo tempio, furono sacrificate ven- Benois: e un giorno Toscanini Benois: e un giorno Toscanini mi chiamò alla Scala primi del secolo, due madri, due bambini, un. cane. Uno dei bambini è Nicola. L'altro, in accappatoio bianco, è Maurice Ravel. Il cane, è il cane dell'affettuosa tribù dei Benois e Nicola lo ricorda ancora: .La nostra era una famiglia molto felice, unita* Erano .riemigrati, ad Occidente, dopo che c'era stata una Grande Rivoluzione anche in Russia, nel 1924. Nicola era studente di belle arti a Pietroburgo, cavalli morti dal freddo squartati in strada, bucce di patate fritte, la rivolta dei marinai a Kronstadt e gli mandarono contro la popolazione male armata, ( '17' rivoltósi " sparavano al ghiaccio e ne annegarono a migliaia. «Io me la cavai per l'Intervento di Maxim Gerla.) e di Lenin, che mi fecero esentare. Quando arrivò la NEP, una specie di liberalizzazione del regime, ebbi un passaporto per perfezionarmi a Parigi. La c'era Alexan¬ dr Sanin. regista celebre di Cechov e delle opere liriche russe; dirigeva il teatrino de "La Chauve Souris" (dove adesso è il Lido), un cabaret di alta classe, e mi affidò le scene di qualche spettacolo: i russi, 1 giovani, facevano ancora furore. Io avevo già fatto delle messinscene, a 19 anni: Giulio Cesare, Il sogno di una notte di mezza estate Anche in quegli anni terribili In Russia 11 teatro di Stato funzionava. Eravamo tutti delle larve, che andavano a teatro. I generali "bianchi" assediavano la citta: e noi studiavamo Stanislawskij, . Me\erchol'dU. 'À Parigi dà Milano uh giorno arrivarono Scandiani, direttore generale della Scala, e Toscanini. Vogliono mettere in scena la .Chovanscina» di Musorgskij e ne propongono la scenografia a Nicola Benois, raccomandato dal celebre Sanin, che così scende a Milano. «Venivamo Le nuove tesi di uno studioso viennese sulla conquista del Messico e il «ritorno di Quetzalcoatl» in Italia, da ragazzi, per le vacanze d'estate» E' il marzo 1926: al piano di sotto ci sono le prove per la prima di .Turandot» le scene le sta dipingendo Galileo Chini. «n problema — dice Benois — era anche quello di ridare unita alla messinscena. La fine Ottocento aveva creato una struttura commerciale di imprese che realizzavano adoperando Industrialmente diversi artigiani: uno per le architetture, un altro per le fronde, per le balaustre, per le statue. Per i costumi, a volte, non guardavano nemmeno i bozzetti. Era Toscanini che voleva di nuovo una omogeneità di atmosfera, di lavoro». E i registi di adesso? «Forse qualche volta si appropriano loro dell'opera e ne tradiscono la realtà storica, il colore originale. Quando poi lo fanno a spese del Romanticismo il risultato è impossibile, assurdo». ra intorno al 1540. La leggenda del ritorno di Quetzacoatl non nacque tutta in una volta, ma gradualmente. VI concorsero soprattutto due motivi: la mossa politica di Cortes, e la graduale amalgamazlone o contaminazione di Toplltzin, l'eroe dinastico della famiglia regnante, cioè quella di Montezuma, con il Dio Quetzalcoatl». Quali motivi spinsero Cortes ad accreditare una slmile leggenda: per (are ciò, ci volevano pure orecchi disposti a prestargli ascolto sia da parte degli aztechi che degli spagnoli. •La leggenda non fu creata da Cortes. Egli mise solo In giro la voce che 11 regno di Montezuma fosse originariamente spagnolo. In altre parole, (eoe credere che si trattava di una riconquista». Se le cose stanno cosi, cioè se gli aztechi non credettero al ritorno di Quetzalcoatl, allora diventa molto più difficile spiegare come pochi soldati spagnoli riuscissero a conquistare il potente Impero di Montezuma. «La conquista fu enormemente agevolata dall'aiuto della popolazione, stanca di sottostare ai pesanti tributi. A parte questo, gli spagnoli ebbero la meglio grazie soprattutto agli archibugi e non al cannoni, che ebbero un effetto più che altro psicologico. Sia detto per inciso: nonf'e iesatto parlare di un impèro di Montezuma. Questo preteso Impero consisteva di un mosaico di citta-stato, di cui una esercitava l'egemonia. E poi c'era anche la Triplice Alleanza. All'epoca della conquista, Montezuma era il prìncipe più potente». E I sacrifici umani? Più ancora dei pesanti tributi dovettero essere essi ad attirare dalla parte di Cortes le popolazioni indigene. Non dobbiamo dimenticare che al dava la caccia alla gente per sacrificarla sull'altare di Del assetati di sangue. Si narra che, per inaugurare un nuovo tempio, furono sacrificate ven-

Luoghi citati: Italia, Messico, Milano, Parigi, Pietroburgo, Russia