Sei proprio diverso dunque ti faccio la guerra

Un etologo alle radici dell'aggressività umana Un etologo alle radici dell'aggressività umana Sei proprio diverso dunque ti faccio la guerra Illusi ra/ione di Rt-néc Klein darvi sopra l'affermazione che in tutto il mondo la guerra è un prodotto esclusivo della cultura; ma se ciò non bastasse, molte altre ricerche coeve e posteriori hanno mostrato che gli Arapesh non erano poi cosi mansueti, nè i Mundugumur cosi violenti come la Mead aveva creduto. Diversi fattori si intrecciano nel predisporre cronicamente l'uomo alla guerra. Su tutti dominano il bisogno di delimitare stabilmente un territorio come spazio le cui risorse non si vogliono dividere con altri, e quella che Elbl-Eibesfeldt chiama, riprendendo un concetto di Erlkson. la pseudospeciazlonc. Gli uomini appar¬ un'etnia immuni dalla guerra, in ciò scorgendo la prova irrefutabile che la guerra è un prodotto della civiltà, della cultura occidentale moderna e contemporanea. Sui miti Arapesh e sui violenti Mundugumur. due gruppi etnici della Nuova Guinea studiati da Margaret Mead alla fine degli Anni 20, si è costruita una intera letteratura volta a dimostrare come la cura dei figli e le pratiche educative possono formare totalmente il carattere, sino a produrre adulti il cui modo d'essere sarà, per sempre, la mitezza o la violenza. Supporto invero esile, l'osservazione di gruppi di poche centinaia o migliaia di individui, al fine di fon- tempo?.., dice Pompeo nel dramma La guerra civile di Montliérlant. «Perché non trent'anni prima? O trent'anni dopo? Perché non sono morto a Napoli, due anni fa. quando mi cominciarono le febbri?... Cesare è più forte di me. Il suo orribile genio mi sorpassa e mi do- ' mina. E ha cinque anni meno di me! Talvolta, di notte, sento delle voci che mi gridano: "Falso grand'uomoi Falso grand'uomo!"». Pompeo, generale che come Alessandro aveva vinto tutte le battaglie, perse l'ultima. In Grecia, nella piana di Parsalo. Anche questa volta cerca la superiorità numerica: dispone di nove legioni contro le otto sfinite di Cesare, ma per lo scontro aspetta le due legioni di Scipione. Oltre 40 mila uomini contro 22 mila, e Pompeo è anche in vantaggio per quanto riguarda la cavalleria con i suoi settemila effettivi contro i mille di Cesare. Ma c'è un abisso tra il talento e il genio e, nell'ardente calura meridiana, l'esercito pompeiano è sbaragliato. Pompeo in fuga, verso l'Egitto e la morte. Gli storici militari, è il commento di John Leach. possono forse imputare a Pompeo di essersi mostrato a Farsalo prii>o di risolutezza: quella che Napoleone definiva «la qualità essenziale di un generale». Probabilmente egli aveva già intuito il fallimento della sua causa e si sentiva dominato dall'-orrlbile genio- dell'avversario. E in tali circostanze la risolutezza perde ogni valorc- Luciano Curino • tengono lutti alla medesima specie, e quindi in teoria non si dovrebbero aggredire a vicenda con intenzioni letali, al pari dei conspecifici di tutte le altre specie; ma essi riescono a superare tale svantaggio, dal punto di vista dell'aggressività, etichettando quelli che sono diversi da loro per lingua, costume, religione o colore della pelle, come se davvero appari cnessero ad un'altra specie. In molte culture, per designare «noi» e «gli uomini.., in generale, si usa la stessa paì ola. mentre una parola diversa designa insieme «loro» e 1 «n#m uomini», ossia tutti gli altri non appartenenti al gruppo di colui che parla. D'altra parte è sufficiente vedere un film, manco a dirlo di genere bellico, o ascoltare i discorsi dei capi d'un popolo in guerra, per constatare che al nemico sono attribuiti di norma caratteri un po' meno che umani. Ma proprio in tale disposizione si può scorgere una spia per Innestare un programma di diseducazione alla guerra, come premessa di una realistica educazione alla pace. Se gli uomini hanno bisogno, per poter fare la guerra, di classificare il prossimo come, non umano, si dovrebbe dare il maggior peso, nei sistemi educativi di tutti i Paesi, a programmi che insistono sulla comune base umana di tulle le culture, l>cr quanto differenti esse siano se viste dall'interno di un'altra. Come nel caso degli animali, esistono nell'uomo controlli innati dell'aggressività, capaci di disinnescare l'aggressività Rizzoli, 283 Leach, Pompeo» 25.000 lire Essi si potrebbero trovare facilmente se fosse stato disposto un indice analìtico. Il libro si fa leggere con interesse e utilità, ma è inevitabile si incontrino delle oscurità: un lettore, e forse neanche uno scrittore, o un traduttore può affrontare con uguale preparazione una pagina di chimica o di biologìa o di fisica. A compensare certe omissioni, è dato spazio nel volume ad alcuni scienziati, in parte dimenticati, cóme l'americano W. Beautnpnt, die illustrò, con un incredibile esperimento «in anima vili», la chimica della digestione; il tedesco Teodorico di Frdberg, che in pieno Medioevo indagò, con aripolle piene d'acqua, le cause dell'arcobaleno; e poi l'inglese S. Hales, die studiò la circolazione della linfa nelle piantegli libro è riccamen te illustralo. Didimo Itom Harré: «Grandi esperimenti scientifici», Editori Riuniti, 227 pagine, 128 ligure, L. 20.000. Un etologo alle radici dell'aggressività umana Un etologo alle radici dell'aggressività umana Sei proprio diverso dunque ti faccio la guerra Illusi ra/ione di Rt-néc Klein darvi sopra l'affermazione che in tutto il mondo la guerra è un prodotto esclusivo della cultura; ma se ciò non bastasse, molte altre ricerche coeve e posteriori hanno mostrato che gli Arapesh non erano poi cosi mansueti, nè i Mundugumur cosi violenti come la Mead aveva creduto. Diversi fattori si intrecciano nel predisporre cronicamente l'uomo alla guerra. Su tutti dominano il bisogno di delimitare stabilmente un territorio come spazio le cui risorse non si vogliono dividere con altri, e quella che Elbl-Eibesfeldt chiama, riprendendo un concetto di Erlkson. la pseudospeciazlonc. Gli uomini appar¬ un'etnia immuni dalla guerra, in ciò scorgendo la prova irrefutabile che la guerra è un prodotto della civiltà, della cultura occidentale moderna e contemporanea. Sui miti Arapesh e sui violenti Mundugumur. due gruppi etnici della Nuova Guinea studiati da Margaret Mead alla fine degli Anni 20, si è costruita una intera letteratura volta a dimostrare come la cura dei figli e le pratiche educative possono formare totalmente il carattere, sino a produrre adulti il cui modo d'essere sarà, per sempre, la mitezza o la violenza. Supporto invero esile, l'osservazione di gruppi di poche centinaia o migliaia di individui, al fine di fon- tempo?.., dice Pompeo nel dramma La guerra civile di Montliérlant. «Perché non trent'anni prima? O trent'anni dopo? Perché non sono morto a Napoli, due anni fa. quando mi cominciarono le febbri?... Cesare è più forte di me. Il suo orribile genio mi sorpassa e mi do- ' mina. E ha cinque anni meno di me! Talvolta, di notte, sento delle voci che mi gridano: "Falso grand'uomoi Falso grand'uomo!"». Pompeo, generale che come Alessandro aveva vinto tutte le battaglie, perse l'ultima. In Grecia, nella piana di Parsalo. Anche questa volta cerca la superiorità numerica: dispone di nove legioni contro le otto sfinite di Cesare, ma per lo scontro aspetta le due legioni di Scipione. Oltre 40 mila uomini contro 22 mila, e Pompeo è anche in vantaggio per quanto riguarda la cavalleria con i suoi settemila effettivi contro i mille di Cesare. Ma c'è un abisso tra il talento e il genio e, nell'ardente calura meridiana, l'esercito pompeiano è sbaragliato. Pompeo in fuga, verso l'Egitto e la morte. Gli storici militari, è il commento di John Leach. possono forse imputare a Pompeo di essersi mostrato a Farsalo prii>o di risolutezza: quella che Napoleone definiva «la qualità essenziale di un generale». Probabilmente egli aveva già intuito il fallimento della sua causa e si sentiva dominato dall'-orrlbile genio- dell'avversario. E in tali circostanze la risolutezza perde ogni valorc- Luciano Curino • tengono lutti alla medesima specie, e quindi in teoria non si dovrebbero aggredire a vicenda con intenzioni letali, al pari dei conspecifici di tutte le altre specie; ma essi riescono a superare tale svantaggio, dal punto di vista dell'aggressività, etichettando quelli che sono diversi da loro per lingua, costume, religione o colore della pelle, come se davvero appari cnessero ad un'altra specie. In molte culture, per designare «noi» e «gli uomini.., in generale, si usa la stessa paì ola. mentre una parola diversa designa insieme «loro» e 1 «n#m uomini», ossia tutti gli altri non appartenenti al gruppo di colui che parla. D'altra parte è sufficiente vedere un film, manco a dirlo di genere bellico, o ascoltare i discorsi dei capi d'un popolo in guerra, per constatare che al nemico sono attribuiti di norma caratteri un po' meno che umani. Ma proprio in tale disposizione si può scorgere una spia per Innestare un programma di diseducazione alla guerra, come premessa di una realistica educazione alla pace. Se gli uomini hanno bisogno, per poter fare la guerra, di classificare il prossimo come, non umano, si dovrebbe dare il maggior peso, nei sistemi educativi di tutti i Paesi, a programmi che insistono sulla comune base umana di tulle le culture, l>cr quanto differenti esse siano se viste dall'interno di un'altra. Come nel caso degli animali, esistono nell'uomo controlli innati dell'aggressività, capaci di disinnescare l'aggressività Rizzoli, 283 Leach, Pompeo» 25.000 lire Essi si potrebbero trovare facilmente se fosse stato disposto un indice analìtico. Il libro si fa leggere con interesse e utilità, ma è inevitabile si incontrino delle oscurità: un lettore, e forse neanche uno scrittore, o un traduttore può affrontare con uguale preparazione una pagina di chimica o di biologìa o di fisica. A compensare certe omissioni, è dato spazio nel volume ad alcuni scienziati, in parte dimenticati, cóme l'americano W. Beautnpnt, die illustrò, con un incredibile esperimento «in anima vili», la chimica della digestione; il tedesco Teodorico di Frdberg, che in pieno Medioevo indagò, con aripolle piene d'acqua, le cause dell'arcobaleno; e poi l'inglese S. Hales, die studiò la circolazione della linfa nelle piantegli libro è riccamen te illustralo. Didimo Itom Harré: «Grandi esperimenti scientifici», Editori Riuniti, 227 pagine, 128 ligure, L. 20.000. Un etologo alle radici dell'aggressività umana Un etologo alle radici dell'aggressività umana Sei proprio diverso dunque ti faccio la guerra Illusi ra/ione di Rt-néc Klein darvi sopra l'affermazione che in tutto il mondo la guerra è un prodotto esclusivo della cultura; ma se ciò non bastasse, molte altre ricerche coeve e posteriori hanno mostrato che gli Arapesh non erano poi cosi mansueti, nè i Mundugumur cosi violenti come la Mead aveva creduto. Diversi fattori si intrecciano nel predisporre cronicamente l'uomo alla guerra. Su tutti dominano il bisogno di delimitare stabilmente un territorio come spazio le cui risorse non si vogliono dividere con altri, e quella che Elbl-Eibesfeldt chiama, riprendendo un concetto di Erlkson. la pseudospeciazlonc. Gli uomini appar¬ un'etnia immuni dalla guerra, in ciò scorgendo la prova irrefutabile che la guerra è un prodotto della civiltà, della cultura occidentale moderna e contemporanea. Sui miti Arapesh e sui violenti Mundugumur. due gruppi etnici della Nuova Guinea studiati da Margaret Mead alla fine degli Anni 20, si è costruita una intera letteratura volta a dimostrare come la cura dei figli e le pratiche educative possono formare totalmente il carattere, sino a produrre adulti il cui modo d'essere sarà, per sempre, la mitezza o la violenza. Supporto invero esile, l'osservazione di gruppi di poche centinaia o migliaia di individui, al fine di fon- tempo?.., dice Pompeo nel dramma La guerra civile di Montliérlant. «Perché non trent'anni prima? O trent'anni dopo? Perché non sono morto a Napoli, due anni fa. quando mi cominciarono le febbri?... Cesare è più forte di me. Il suo orribile genio mi sorpassa e mi do- ' mina. E ha cinque anni meno di me! Talvolta, di notte, sento delle voci che mi gridano: "Falso grand'uomoi Falso grand'uomo!"». Pompeo, generale che come Alessandro aveva vinto tutte le battaglie, perse l'ultima. In Grecia, nella piana di Parsalo. Anche questa volta cerca la superiorità numerica: dispone di nove legioni contro le otto sfinite di Cesare, ma per lo scontro aspetta le due legioni di Scipione. Oltre 40 mila uomini contro 22 mila, e Pompeo è anche in vantaggio per quanto riguarda la cavalleria con i suoi settemila effettivi contro i mille di Cesare. Ma c'è un abisso tra il talento e il genio e, nell'ardente calura meridiana, l'esercito pompeiano è sbaragliato. Pompeo in fuga, verso l'Egitto e la morte. Gli storici militari, è il commento di John Leach. possono forse imputare a Pompeo di essersi mostrato a Farsalo prii>o di risolutezza: quella che Napoleone definiva «la qualità essenziale di un generale». Probabilmente egli aveva già intuito il fallimento della sua causa e si sentiva dominato dall'-orrlbile genio- dell'avversario. E in tali circostanze la risolutezza perde ogni valorc- Luciano Curino • tengono lutti alla medesima specie, e quindi in teoria non si dovrebbero aggredire a vicenda con intenzioni letali, al pari dei conspecifici di tutte le altre specie; ma essi riescono a superare tale svantaggio, dal punto di vista dell'aggressività, etichettando quelli che sono diversi da loro per lingua, costume, religione o colore della pelle, come se davvero appari cnessero ad un'altra specie. In molte culture, per designare «noi» e «gli uomini.., in generale, si usa la stessa paì ola. mentre una parola diversa designa insieme «loro» e 1 «n#m uomini», ossia tutti gli altri non appartenenti al gruppo di colui che parla. D'altra parte è sufficiente vedere un film, manco a dirlo di genere bellico, o ascoltare i discorsi dei capi d'un popolo in guerra, per constatare che al nemico sono attribuiti di norma caratteri un po' meno che umani. Ma proprio in tale disposizione si può scorgere una spia per Innestare un programma di diseducazione alla guerra, come premessa di una realistica educazione alla pace. Se gli uomini hanno bisogno, per poter fare la guerra, di classificare il prossimo come, non umano, si dovrebbe dare il maggior peso, nei sistemi educativi di tutti i Paesi, a programmi che insistono sulla comune base umana di tulle le culture, l>cr quanto differenti esse siano se viste dall'interno di un'altra. Come nel caso degli animali, esistono nell'uomo controlli innati dell'aggressività, capaci di disinnescare l'aggressività Rizzoli, 283 Leach, Pompeo» 25.000 lire Essi si potrebbero trovare facilmente se fosse stato disposto un indice analìtico. Il libro si fa leggere con interesse e utilità, ma è inevitabile si incontrino delle oscurità: un lettore, e forse neanche uno scrittore, o un traduttore può affrontare con uguale preparazione una pagina di chimica o di biologìa o di fisica. A compensare certe omissioni, è dato spazio nel volume ad alcuni scienziati, in parte dimenticati, cóme l'americano W. Beautnpnt, die illustrò, con un incredibile esperimento «in anima vili», la chimica della digestione; il tedesco Teodorico di Frdberg, che in pieno Medioevo indagò, con aripolle piene d'acqua, le cause dell'arcobaleno; e poi l'inglese S. Hales, die studiò la circolazione della linfa nelle piantegli libro è riccamen te illustralo. Didimo Itom Harré: «Grandi esperimenti scientifici», Editori Riuniti, 227 pagine, 128 ligure, L. 20.000.

Persone citate: John Leach, Klein, Leach, Luciano Curino, Margaret Mead, Mead

Luoghi citati: Egitto, Grecia, Napoli, Nuova Guinea