Speciale
| Speciale | Speciale SE si dovesse un giorno dipingere il quadro della storia dell'arte del XX secolo, indubbiamente Jurgis Baltrusaitis occuperebbe una posizione un po' marginale. Originario della periferia dell'Europa (è nato in Lituania non si sa bene quando, perché dopo aver avuto per un certo periodo 99 anni, ora ne ha improvvisamente 103!) ha percorso la sua carriera ai margini delle scuole teoriche, delle istituzioni universitarie e delle filosofie alla moda. In origine allievo di Focillon, ha poi fatto sempre il franco tiratore di professione, venendo invitato nelle più celebri università (Harvard, Yale, Colonia, l'Istituto Warburg) ma fu titolare di cattedra soltanto nel suo paese d'origine, all'università di Kaunas, dal 1933 al 1939. Egli si pone ai margini della sua disciplina soprattutto per l'oggetto dei suoi interessi, che costituisce una specie di inventario del bizzarro artistico. Studiò in un primo tempo l'arte medievale e soprattutto i suoi legami con i riferimenti più lontani («Arie sumera, arie romana-), 1934; «Problema dell'ogiva in Armenia», 1936). | Speciale | Speciale SE si dovesse un giorno dipingere il quadro della storia dell'arte del XX secolo, indubbiamente Jurgis Baltrusaitis occuperebbe una posizione un po' marginale. Originario della periferia dell'Europa (è nato in Lituania non si sa bene quando, perché dopo aver avuto per un certo periodo 99 anni, ora ne ha improvvisamente 103!) ha percorso la sua carriera ai margini delle scuole teoriche, delle istituzioni universitarie e delle filosofie alla moda. In origine allievo di Focillon, ha poi fatto sempre il franco tiratore di professione, venendo invitato nelle più celebri università (Harvard, Yale, Colonia, l'Istituto Warburg) ma fu titolare di cattedra soltanto nel suo paese d'origine, all'università di Kaunas, dal 1933 al 1939. Egli si pone ai margini della sua disciplina soprattutto per l'oggetto dei suoi interessi, che costituisce una specie di inventario del bizzarro artistico. Studiò in un primo tempo l'arte medievale e soprattutto i suoi legami con i riferimenti più lontani («Arie sumera, arie romana-), 1934; «Problema dell'ogiva in Armenia», 1936). | Speciale | Speciale SE si dovesse un giorno dipingere il quadro della storia dell'arte del XX secolo, indubbiamente Jurgis Baltrusaitis occuperebbe una posizione un po' marginale. Originario della periferia dell'Europa (è nato in Lituania non si sa bene quando, perché dopo aver avuto per un certo periodo 99 anni, ora ne ha improvvisamente 103!) ha percorso la sua carriera ai margini delle scuole teoriche, delle istituzioni universitarie e delle filosofie alla moda. In origine allievo di Focillon, ha poi fatto sempre il franco tiratore di professione, venendo invitato nelle più celebri università (Harvard, Yale, Colonia, l'Istituto Warburg) ma fu titolare di cattedra soltanto nel suo paese d'origine, all'università di Kaunas, dal 1933 al 1939. Egli si pone ai margini della sua disciplina soprattutto per l'oggetto dei suoi interessi, che costituisce una specie di inventario del bizzarro artistico. Studiò in un primo tempo l'arte medievale e soprattutto i suoi legami con i riferimenti più lontani («Arie sumera, arie romana-), 1934; «Problema dell'ogiva in Armenia», 1936).
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