Una folla di virtuosi seduta al pianoforte

Classica Classica Una folla di virtuosi seduta al pianoforte RARAMENTE. C07ne negli ultimi mesi, si sono accavallate tante uscite di dischi con repertori per due pianoforti o per quattro mani. Cavalleria e maggiore novità di pubblicazione inducono a partire dalle già celebri sorelle Katia e Marielle Labèque, che per la Philips, dopo aver prodotto lo scorso anno un premiato album gcrshwlniano con la versione a quattro mani della Rapsodia in blu. escono oppi con (/ Concerto per due pianoforti e i Tre movimenti da «Petrushka» diStravinsky. Il disco inaugura finalmente una nuova linea grafica per l'etichetta olandese, nota per la sconfinata tristezza delle sue copertine. In questo caso, complici i visini delle due -jeunes filles terrlbies* della musica francese, gravitanti pure in aree jazz e pop. l'immagine del nuovo album è accattivante e seducente. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dallo sfumato e patinato grigio scuro della busta, lo Stravinsky delle Labèque è tagliente, aggressivo e nervoso, soprattutto per via di Katia (che è la più brava), con il suono spesso a «fondo scala-. Martha Argertch tiene addirittura i piedi in due staffe: fa coppia, in concerto e in disco, con il solidissimo brasiliano Nelson Freire. insieme al quale ha recentemente pubblicato un album (Philips) con la Suite Op. 17 per due pianoforti di Rachmaninov. La Valse di Ravel e le Variazioni su un tema di Paganini di Witold Lutoslawski. Mentre un mese addietro la stessa Argertch aveva registrato con il giovane Nicolas Economiou la Suite da «Lo Schiaccianoci' di Ciaikovski) e le Danze Sinfoniche Op. 45 di Rachmaninov (Deutscfie Grammophon). Sempre Nicolas Econoìniou, a sua volta, compure in un già pubblicato disco delta stessa Deutsclie Grammophon insieme al pianista «jazz. Chick Corea. Il programma, registrato dal vivo all'Estate Pianistica di Monaco del 1982, è piuttosto originale, sia per t pianisti, sia per l'etichetta. Chick Corca, del quale i jazzisti ricorderanno il suo Circle. si espone al pubblico classico con sei pezzi dal Mikrokosmos di Bartok. (E non è un caso die il suo più celebre collega. Keith Jarrett. sia apparso recentemente in Germania come solista nel Concerto per pianoforte, sempre di Bartok. Può darsi che. per non sentirsi solo, stia aneli egli cercando un adoppio-). Economiou e Corea insieme propongono, nello stesso disco, una loro Suite improvvisata per due pianoforti. La catena non è finita: in autunno era già uscito un buon atoum in cui Chick Corea suonava a quattro mani con Friedrich Guida, l'estroso pianista austriaco che ama lasciare Mozart per il jazz e viceversa. Da non dimenticare i nostri Canino e Ballista che, dopo l'incisione della bellissima Sagra della primavera a quattro titani di tre anni fa (Ricordi), dovrebbero essere pronti a mettere in disco anche la interessante trascrizione lisztiana della Nona Sinfonia di Beethoven, già ripetutamente eseguita inpubblico. Massimo Mila Leos Janàcek: «Il diario di uno scomparso», Pribyl, Marova, Kuhn. Supraphon, distribuzione Wea. Carlo M. Cella NELLA galassia canzonettistica nazionale è avvenuta una sorta di • bip-banp. : un cantautore, Riccardo Cocciante, ha abbandonato i confini nazionali e ha firmato per la Virgin, prestigiosa etichetti, inglese, nella cui squadra ruotano personaggi famosi come Culture Club, Mike Oldfield, la new-wave britannica. Non era mai successo, anclie se i nostri eroi della canzone d'autore hanno una discreta notorietà all'estero, anche se molti sono stati lanciati e incidono per le filiali italiane di grandi multinazionalfàelSisco'-' iftnhaeal n*f ■oilaorn lo Icantautori italiani hanno sempre vissuto una realtà molto casareccio, spesso da provincia ai confini dell'impero. I temi, le poetiche, la lingua hanno si avuto una parte importante, ma la ragione principale è stata soprattutto l'autolinutazione degli stessi cantautori, che sceglievano sempre di rivolgersi ad un pubblico italiano, presentandosi via via come nipotini di Brastens e Brel, di Dylan II fenomeno cantautori era già in origine d'importazione e perciò difficilmente riesporlabile. soprattutto con quelle venature social-politiche molto interne. Le poche canzoni uscite oltre frontiera avevano, guarda caso, uno stile melodico-italiano della più bell'acqua. Solo da pochi anni la nostra canzone ha ripreso autono- Classica Classica Una folla di virtuosi seduta al pianoforte RARAMENTE. C07ne negli ultimi mesi, si sono accavallate tante uscite di dischi con repertori per due pianoforti o per quattro mani. Cavalleria e maggiore novità di pubblicazione inducono a partire dalle già celebri sorelle Katia e Marielle Labèque, che per la Philips, dopo aver prodotto lo scorso anno un premiato album gcrshwlniano con la versione a quattro mani della Rapsodia in blu. escono oppi con (/ Concerto per due pianoforti e i Tre movimenti da «Petrushka» diStravinsky. Il disco inaugura finalmente una nuova linea grafica per l'etichetta olandese, nota per la sconfinata tristezza delle sue copertine. In questo caso, complici i visini delle due -jeunes filles terrlbies* della musica francese, gravitanti pure in aree jazz e pop. l'immagine del nuovo album è accattivante e seducente. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dallo sfumato e patinato grigio scuro della busta, lo Stravinsky delle Labèque è tagliente, aggressivo e nervoso, soprattutto per via di Katia (che è la più brava), con il suono spesso a «fondo scala-. Martha Argertch tiene addirittura i piedi in due staffe: fa coppia, in concerto e in disco, con il solidissimo brasiliano Nelson Freire. insieme al quale ha recentemente pubblicato un album (Philips) con la Suite Op. 17 per due pianoforti di Rachmaninov. La Valse di Ravel e le Variazioni su un tema di Paganini di Witold Lutoslawski. Mentre un mese addietro la stessa Argertch aveva registrato con il giovane Nicolas Economiou la Suite da «Lo Schiaccianoci' di Ciaikovski) e le Danze Sinfoniche Op. 45 di Rachmaninov (Deutscfie Grammophon). Sempre Nicolas Econoìniou, a sua volta, compure in un già pubblicato disco delta stessa Deutsclie Grammophon insieme al pianista «jazz. Chick Corea. Il programma, registrato dal vivo all'Estate Pianistica di Monaco del 1982, è piuttosto originale, sia per t pianisti, sia per l'etichetta. Chick Corca, del quale i jazzisti ricorderanno il suo Circle. si espone al pubblico classico con sei pezzi dal Mikrokosmos di Bartok. (E non è un caso die il suo più celebre collega. Keith Jarrett. sia apparso recentemente in Germania come solista nel Concerto per pianoforte, sempre di Bartok. Può darsi che. per non sentirsi solo, stia aneli egli cercando un adoppio-). Economiou e Corea insieme propongono, nello stesso disco, una loro Suite improvvisata per due pianoforti. La catena non è finita: in autunno era già uscito un buon atoum in cui Chick Corea suonava a quattro mani con Friedrich Guida, l'estroso pianista austriaco che ama lasciare Mozart per il jazz e viceversa. Da non dimenticare i nostri Canino e Ballista che, dopo l'incisione della bellissima Sagra della primavera a quattro titani di tre anni fa (Ricordi), dovrebbero essere pronti a mettere in disco anche la interessante trascrizione lisztiana della Nona Sinfonia di Beethoven, già ripetutamente eseguita inpubblico. Massimo Mila Leos Janàcek: «Il diario di uno scomparso», Pribyl, Marova, Kuhn. Supraphon, distribuzione Wea. Carlo M. Cella NELLA galassia canzonettistica nazionale è avvenuta una sorta di • bip-banp. : un cantautore, Riccardo Cocciante, ha abbandonato i confini nazionali e ha firmato per la Virgin, prestigiosa etichetti, inglese, nella cui squadra ruotano personaggi famosi come Culture Club, Mike Oldfield, la new-wave britannica. Non era mai successo, anclie se i nostri eroi della canzone d'autore hanno una discreta notorietà all'estero, anche se molti sono stati lanciati e incidono per le filiali italiane di grandi multinazionalfàelSisco'-' iftnhaeal n*f ■oilaorn lo Icantautori italiani hanno sempre vissuto una realtà molto casareccio, spesso da provincia ai confini dell'impero. I temi, le poetiche, la lingua hanno si avuto una parte importante, ma la ragione principale è stata soprattutto l'autolinutazione degli stessi cantautori, che sceglievano sempre di rivolgersi ad un pubblico italiano, presentandosi via via come nipotini di Brastens e Brel, di Dylan II fenomeno cantautori era già in origine d'importazione e perciò difficilmente riesporlabile. soprattutto con quelle venature social-politiche molto interne. Le poche canzoni uscite oltre frontiera avevano, guarda caso, uno stile melodico-italiano della più bell'acqua. Solo da pochi anni la nostra canzone ha ripreso autono- Classica Classica Una folla di virtuosi seduta al pianoforte RARAMENTE. C07ne negli ultimi mesi, si sono accavallate tante uscite di dischi con repertori per due pianoforti o per quattro mani. Cavalleria e maggiore novità di pubblicazione inducono a partire dalle già celebri sorelle Katia e Marielle Labèque, che per la Philips, dopo aver prodotto lo scorso anno un premiato album gcrshwlniano con la versione a quattro mani della Rapsodia in blu. escono oppi con (/ Concerto per due pianoforti e i Tre movimenti da «Petrushka» diStravinsky. Il disco inaugura finalmente una nuova linea grafica per l'etichetta olandese, nota per la sconfinata tristezza delle sue copertine. In questo caso, complici i visini delle due -jeunes filles terrlbies* della musica francese, gravitanti pure in aree jazz e pop. l'immagine del nuovo album è accattivante e seducente. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dallo sfumato e patinato grigio scuro della busta, lo Stravinsky delle Labèque è tagliente, aggressivo e nervoso, soprattutto per via di Katia (che è la più brava), con il suono spesso a «fondo scala-. Martha Argertch tiene addirittura i piedi in due staffe: fa coppia, in concerto e in disco, con il solidissimo brasiliano Nelson Freire. insieme al quale ha recentemente pubblicato un album (Philips) con la Suite Op. 17 per due pianoforti di Rachmaninov. La Valse di Ravel e le Variazioni su un tema di Paganini di Witold Lutoslawski. Mentre un mese addietro la stessa Argertch aveva registrato con il giovane Nicolas Economiou la Suite da «Lo Schiaccianoci' di Ciaikovski) e le Danze Sinfoniche Op. 45 di Rachmaninov (Deutscfie Grammophon). Sempre Nicolas Econoìniou, a sua volta, compure in un già pubblicato disco delta stessa Deutsclie Grammophon insieme al pianista «jazz. Chick Corea. Il programma, registrato dal vivo all'Estate Pianistica di Monaco del 1982, è piuttosto originale, sia per t pianisti, sia per l'etichetta. Chick Corca, del quale i jazzisti ricorderanno il suo Circle. si espone al pubblico classico con sei pezzi dal Mikrokosmos di Bartok. (E non è un caso die il suo più celebre collega. Keith Jarrett. sia apparso recentemente in Germania come solista nel Concerto per pianoforte, sempre di Bartok. Può darsi che. per non sentirsi solo, stia aneli egli cercando un adoppio-). Economiou e Corea insieme propongono, nello stesso disco, una loro Suite improvvisata per due pianoforti. La catena non è finita: in autunno era già uscito un buon atoum in cui Chick Corea suonava a quattro mani con Friedrich Guida, l'estroso pianista austriaco che ama lasciare Mozart per il jazz e viceversa. Da non dimenticare i nostri Canino e Ballista che, dopo l'incisione della bellissima Sagra della primavera a quattro titani di tre anni fa (Ricordi), dovrebbero essere pronti a mettere in disco anche la interessante trascrizione lisztiana della Nona Sinfonia di Beethoven, già ripetutamente eseguita inpubblico. Massimo Mila Leos Janàcek: «Il diario di uno scomparso», Pribyl, Marova, Kuhn. Supraphon, distribuzione Wea. Carlo M. Cella NELLA galassia canzonettistica nazionale è avvenuta una sorta di • bip-banp. : un cantautore, Riccardo Cocciante, ha abbandonato i confini nazionali e ha firmato per la Virgin, prestigiosa etichetti, inglese, nella cui squadra ruotano personaggi famosi come Culture Club, Mike Oldfield, la new-wave britannica. Non era mai successo, anclie se i nostri eroi della canzone d'autore hanno una discreta notorietà all'estero, anche se molti sono stati lanciati e incidono per le filiali italiane di grandi multinazionalfàelSisco'-' iftnhaeal n*f ■oilaorn lo Icantautori italiani hanno sempre vissuto una realtà molto casareccio, spesso da provincia ai confini dell'impero. I temi, le poetiche, la lingua hanno si avuto una parte importante, ma la ragione principale è stata soprattutto l'autolinutazione degli stessi cantautori, che sceglievano sempre di rivolgersi ad un pubblico italiano, presentandosi via via come nipotini di Brastens e Brel, di Dylan II fenomeno cantautori era già in origine d'importazione e perciò difficilmente riesporlabile. soprattutto con quelle venature social-politiche molto interne. Le poche canzoni uscite oltre frontiera avevano, guarda caso, uno stile melodico-italiano della più bell'acqua. Solo da pochi anni la nostra canzone ha ripreso autono-

Luoghi citati: Corea, Germania, Monaco