I bronzi di Riace nella tempesta di Giovanni Bechelloni

E' opportuno o no inviare i guerrieri alle Olimpiadi di Los Angeles? E' opportuno o no inviare i guerrieri alle Olimpiadi di Los Angeles? I bronzi di Riace nella tempesta Dietro la polemica Setornasse Olimpia Perché porre limisaggio culturale? di Giovanni Bechelloni L'eventuale viaggio del bronzi di Riace in America è diventato una questione nazionale che sta appassionando la gente. Qualcuno già se ne lamenta, ritenendo che di ben altri e più gravi problemi si dovrebbe parlare; c'è chi sostiene che si sta trasformando un fatto culturale in questione da baraccone con tutte le sue implicazioni economiche e turistiche, politiche e campanilistiche. Tra i tanti problemi connessi con la decisione da prendere, una prima fondamentale questione è necessario sciogliere. I bronzi di Riace sono un'opera d'arte alla quale la gente ha attribuito significati simbolici straordinari che vanno ben al di là del valore «oggettivo, dell'opera stessa. E' grazie al fatto che la sensibilità, il gusto e l'intelligenza di milioni di persone, della più varia origine e collocazione, siano stati sconvolti o toccati dal bronzi che ci si trova oggi di fronte al problema posto dal loro eventuale viaggio. In altri termini, il fatto culturale non sta solo nell'opera d'arte, bensi anche nel rapporto che la soggettività degli uomini ha costruito con quell'opera. Noi e i due c ti e vincoli alla potenzialità del loro mes - 1 ((problemi R^cnit^sonosuperabili E' proprio questo 11 fatto straordinario di Jronte al quale ci troviamo: quello di un'opera d'arte che ha le potenzialità di trasmettere un messaggio quasi universale connesso al tipo di civiltà e di cultura di cui essa è espressione. Perché porre vincoli e limiti alle potenzialità di tale messaggio? Perché arrogarsi il potere di decidere che a tale messaggio siano esposti soli i pochi in grado di decifrarlo in modo competente? Perché non interrogarsi sulle aperture culturali, estetiche e filosofiche, che il rapporto con i bronzi di Riace potrebbe essere in grado di favorire in America, come già in parte è accaduto in Italia? Tutte le altre questioni mi sembrano subordinate allo scioglimento di questo primo fondamentale Interrogativo. Diventano problemi tecnici, che possono trovare soluzioni che siano in grado di tutelare la sicurezza, gli Interessi del le popolazioni calabresi, le necessità di danaro di chi deve conservare e «valorizzare, il patrimonio artistico italiano, un insieme straordinario di beni culturali che può essere veicolo di civiltà e, nello stesso tempo, risorsa economica. Le opere d'arte del passato sono un insieme di beni simbolici che può anche produrre il denaro necessario a custodire e valorizzare quello stesso patrimonio e a favorire la moltiplicazione delle pre-condizioni sociali culturali che sono necessarie perché un numero sempre maggiore di uomini e di donne sia posto in grado di decifrare tale patrimonio, arric chendo la -propria sensibilità e modellando il proprio gu sto. o un patrimonio ò l i e o e a e e e SvsaPnnnllodqccbcrgdlp Nell'età c dell'umanità ontemporanea s Il viaggio delle due ficato se i Giochi rit di Giuseppe Conte Ricordo bene il senso di reverente vertigine che mi prese quando arrivai quasi senza accorgermene di fronte al Poseidon nel Museo Nazionale di Atene. Mi colpi innanzitutto 11 movimento divino, appagato e inconsapevole, delle due braccia tese, bilanciate, aperte come un orizzonte. L'assenza del tridente da lanciare rendeva quel gesto ancora più tragicamente e insieme, non so come, serenamente ineluttabile. Mi colpi il cavo degli occhi, il bronzo della barba arricciolata e dei fianchi e delle gambe, levigato da millenni di correnti e di buio, di un colore ancora algoso e marino. Nella sua perfezione antropomorfica, quella statua aveva però qualcosa di inumano, una misteriosa e aurorale sovrabbondanza di bellezza e di forza propria di un mondo abitato ancora dagli del e da artisti che sapevano ancora venerarne le immagini. Non ho mai visto i due guerrieri di Riace, se non nelle innumerevoli riproduzioni fotografiche che ne sono apparse sui giornali. Ho tratto poche emozioni da loro, e confesso di amarli d'un amore riflesso. Amo in loro ì compagni ritrovati del Poseidon, dal medesimo destino: un i «presta» quello statue in America avrebbe un signirovassero pace, bellezza e altri valori antico viaggio conclusosi in un naufragio, un lungo sonno sui fondali mentre passavano loro accanto, immutabili, le generazioni delle piovre, del capodogli e delle murene, poi la luce e la ammirazione di un mondo cosi cambiato e irriconducibile al loro. Nessuna fotografia, nessuna immagine televisiva può restituirci la leggerezza statica, la potenza dinamica, la gloria divina e albeggiante di una statua greca. Occorre portarsi nel cerchio in cui la grana materiale del bronzo — o del marmo — irradia la propria storia e la propria natura. Le statue di Riace alle Olimpiadi, a Los Angeles, si offrirebbero si alla vista di tanti uomini: ma non so quanto ci sarebbe di reverente, di nobile, di connesso alla che un tempo si « antica autentica religiosità olimpica nella massa degli sportivi accorsi negli stadi. Dunque, anche se trovo affascinante l'Idea di far varcare ancora il mare, e questa volta dall'alto, da sopra le nuvole ai due guerrieri già viaggiatori e già naufraghi, credo che sia conveniente per ora andare noi a cercarli, a scoprirli, a vederli in quell'aria immobile e in quel silenzio irreale, spesso proprio da fondale marino, che c'è talora nei musei. Desidero troppo il ritorno degli antichi dei e della concezione tragica e eroica del mondo per augurare alle due statue di Riace di fare un banale viaggio turistico, e di esibirsi in pasto alla furia fotografica di legioni di automi. Per me, esulterei nel vederli a Los Angeles solo se la Olimpiade promettesse davvero di restituirci i valori antichi della pace e della vittoria, della forza e della gioia, della bellezza e della venerazione, e ci fosse in attesa Pindaro per cantarli. Allora le due statue, nel loro fulgore indeperibile, e le parole del poeta, nella loro eterna ingiunzione, ricorderebbero alle moltitudini il nostro vero destino: 'Effimeri: breve è il giorno: chi siamo? Chi non siamo? Sogno di un'ombra è i'uomo». «donava»

Persone citate: Giuseppe Conte