Libano: Tel Aviv smentisce «Non ritireremo le truppe» di Giorgio Romano
Libano: Tel Aviv smentisce «Non ritireremo le truppe» Libano: Tel Aviv smentisce «Non ritireremo le truppe» si erano moltiplicate le voci di fonte militare sul ritiro unilaterale dell'esercito israeliano dal Libano e se ne erano perfino indicate le tappe, è considerato dagli osservatori come una prova delle divergenze tra il premier e il ministro della Difesa, quest' ultimo favorevole assieme al capo di Stato maggiore, che lo aveva confermato in un'intervista, sulla convenienza di un nuovo spiegamento dell' esercito nel Sud del Libano per frenare l'emorragia di forze e ridurre, in questo momento di tagli nei bilanci di tutti i dicasteri, le colossali spese di occupazione. Mentre si svolgeva la seduta, una grande dimostrazione di membri del kibbutz «Negba» nel Neghen protestava davanti all'edificio del primo ministro contro la campagna e il mantenimento delle trup¬ TEL AVIV — «Il governo è deciso a continuare la sua politica nel Libano e a non ritirare le truppe da quel Paese fino a che la Sìria non avrà ritirato le proprie». Con queste parole il segretario del governo, Dan Meridor, ha riassunto le conclusioni della seduta del Consiglio dei ministri di ieri che ha discusso, in riunione segreta come commissione della Difesa, gli ultimi sviluppi della situazione militare nella vicina Repubblica, il raid dell'aviazione su Baalbek (che ha indotto il governo libanese a presentare una protesta al Consiglio di sicurezza dell'Orni, pur senza chiederne la convocazione) e ha ribadito che Gerusalemme insiste per l'esecuzione dell'accordo del 17 maggio scorso. La dichiarazione governativa, dopo che nei giorni scorsi Appena un mese fa, assediato co pe nel Libano, appoggiata da abitanti del villaggi vicini e da un gruppo del movimento «Madri contro la guerra». E' la seconda manifestazione di un kibbutz (dopo quella di Nir Oz) contro quella che è definita «una guerra non indispensabile per la sicurezza di Israele». Il capo del governo ha informato i ministri sul suo colloquio di venerdì con l'inviato di Reagan, Donald Rumsfeld, che era stato definito «delicato» proprio perché riguardava il ritiro delle diverse forze dal Libano. Frattanto è arrivato il generale John Vessey Junior, presidente dei capi di Stato maggiore dell'esercito americano che avrà tre giorni di colloqui col capo di Stato maggiore di Israele e con gli esponenti politici e militari Giorgio Romano n i suoi fedelissimi
Persone citate: Dan Meridor, Donald Rumsfeld, John Vessey Junior, Reagan
Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Libano, Tel Aviv
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