Il destino di Trieste si chiama isolamento?

Un cuore mitteleuropeo che batte troppo piano Un cuore mitteleuropeo che batte troppo piano li destino di Trieste si chiama isolamento? Lezione in piazza sulle culture italiana e slovena: un modo per superare l'esterofobia e puntare a progetti internazionali per superare per superare per superare TRIESTE — In una Trieste che non ha più i supporti economici del suo fiorente passato (industrie cantieristiche e navali, arsenali, linee di navigazione, porto brulicante di navi mercantili e passeggeri, terziario legato a tutte queste attività) la cultura, la scienza e l'arte restano le più valide ancore di salvezza. Si vive inoltre in una città che presenta anomalie tipiche delle zone di frontiera: anagraficamente vecchia, maggioranza di pensionati, eccedenze crescenti e progressive di decessi sulle nascite, i giovani che emigrano. Una città che per 536 anni Veneto gli episodi era stata assoggettata al sistema statale ed amministrativo austriaco che la maggioranza dei suoi cittadini non amava ideologicamente, anelando, almeno dalla metà dello scorso secolo in poi, un'Italia liberale e risorgimentale, che però quando venne qui si presentò con la sua faccia peggiore: quella fascista, creatrice di veleni, odii, divisioni fra genti per secoli vissute in pace. Italiani e sloveni, ma anche altre minoranze (greche, ungheresi, albanesi), non avevano problemi di convivenza sino all'Inizio di questo secolo quando a Trieste cominciò a d'intolleranza svilupparsi 11 tarlo del nazionalismo Il fascismo, persecuzioni degli sloveni, politica sciovinista, guerra di aggressione in compagnia dei nazisti, folli annessioni al territorio metropolitano nazionale di intere province slave, l'occupazione tedesca, la guerra perduta, le fatali rivalse dell' onda di rimando del perseguitati e degli offesi, tutto ha congiurato a danneggiare questa città cosi ricca di tradizioni cosmopolite, di tolleranza e pacifica ospitalità. Ora ci si accorge degli errori commessi, con una città depauperata della propria flotta mercantile e un porto non competitivo soprattutto causa della sua ubicazione geografica. Può risolvere parte del suol problemi con Istituzioni scientifiche e cultura, con il turismo nautico, ma tutto a carattere soprannazionale, ospitando accademie internazionali, centri di studi superiori, in parte già attuati, altri proposti con serietà e raziocinio. Chiaro però che per realizzare tali programmi ci vuole spirito democratico e libertà di espressione Invece recenti manifestazioni di intolleranza verso la parte slovena della popolazione triestina, e verso istituzioni che durante 11 ventennio nero e l'occupazione nazista seppero ribellarsi per ridare alla città libertà e democrazia, dimostrano che vi sono ancora pericolosi rigurgiti di violenza. Questa a quaranta anni dalla fine ufficiale e materiale del fascismo in Europa. Il mondo è cambiato ed ha altre esigenze pratiche anche qui. Bisogna far cadere tabù e feticci. Per dare a questa città un'immagine di matu Ita, l'Ente Italiano per la conoscenza della lingua e della cultura slovena ha voluto sistemare sulla piazza dell' Unità, sotto il Municipio, lavagna e banchi e chiamare in cattedra uomini di cultura e amministratori eletti dal popolo per una pacifica lezione. Un momento di pace operosa nella convivenza a dimostra zione di buona volontà, com prensione, fratellanza indi pendentemente dalle Idee politiche però non corrotte da nazionalismi in una. parte d' Europa che vuole essere esemplo e ausilio alla conclamata politica comunitaria. Dopo un concerto bandistico di tre complessi rionali, al cune decine di personalità politiche e della cultura, in maggioranza italiane, sono intervenute per ascoltare e per alternarsi al microfono. Luciano Ferluga, coordinato re dell'organizzazione, ha detto: .1 nostri padri conoscevano in gran maggioranza almeno due lingue, l'italiano e lo sloveno, molti andie il tedesco, il croato ed altre. Provenivano dal retroterra cen tro-europeo, dalla penisola dal Mediterraneo e da varie parti del mondo; lavoravano e commerciavano col mondo, erano già europei nel senso moderno del termine. Alcuni decenni di violenze morali e materiali, del nazionalismo e del fascismo, ci hanno ridotto oggi a conoscere per lo più una sola lingua, a ignorare la nostra storia e persino le nostre origini reali, a vivere in un clima sterile e chtuso di diffidenza. Nella famiglia, sul lavoro, nella scuola e nella vita sodale dobbiamo tutti, cittadini, organizzazioni, isti tuzlonl, autorità, riaffermare con forza e decisione attra verso atti concreti che a Trieste la cultura è quella della pace e della convivenza. In tono commosso ha parlato una giovane dònna che non ha voluto declinare il proprio nome: .Fra due ore — ha detto — dieci o quindi cimila triestini, italiani e sloveni, saranno insieme allo stadio per la partita di calcio Ma qui, e in altri posti in cui si fa cultura, solo poche deci ne di persone frettolose. Que sta città o si apre alla plura lità o morirà nella solitudine.. Gli altri Interventi sono stati dell'assessore Marino Vocci, di Aurlsina; dei sindaci di Dolina e di Muggia, Ervino Svab e Wilier Bordon del leader del Movimento Trieste, Paolo Parovel, dello storico professor Joze Pirjevec, del radicale Paolo Anglo lino Arpa, del sindacalista Bruno De Grassi e di un «elitadtno qualsiasi. — cosi si definito — Stelio Tencl. Tutti per esaltare il valore morale, anche pratico e materiale di una reciproca conoscenza lingue, culture e collaborazione. co:imdaspa8opdidenetemogppSrizalebdoJL" afocleePcDMdItASm6"tBCI"tAvmlrEpt Italo Soncini

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