Arresto domiciliare: un istituto civile che però favorisce i detenuti pericolosi

Arresto domiciliare: un istituto civile che però favorisce 8 detenuti pericolosi Arresto domiciliare: un istituto civile che però favorisce 8 detenuti pericolosi Manca adeguata sorveglianza c le stazioni dei carabinieri» ROMA — Perchè è cosi facile fuggire dagli arresti domiciliari? Può sembrare una domanda lapalissiana, perché da casa propria o da un ospedale, sottoposti ad un unico controllo giornaliero della polizia, ovviamente si può evadere molto più tranquillamente che dal carcere. Tre evasioni nell'arco di pochi giorni, giustificano però un tale interrogativo e ne pongono altri. Ha abbandonato il suo letto d'ospedale il boss camorrista Michele Zaza, suscitando molto clamore: si è reso irreperibile il venezuelano Pierre Rejnault Diroz, condannato quattro giorni fa in contumacia a quattro anni per tentata l'iolenza carnale e lesioni gravi; e infine se ne è andato di casa, l'altro ieri, Alessandro Pucci, gioimne presunto terrorista di destra. Se il buon senso" suggerisce cìie tali misure non dovrebbero essere concesse a 'chi ha troppo bisogno di fuggire, queste tre erosioni fra i circa trecento in attesa di giudizio che a Roma sono agli artesti domiciliari rivelano che qualcosa von funziona nell'uso di questo istituto. La polemica è esplosa tra gli stessi nìagistrali. La Procura ha accusato i giudici istruttori di «largheggiare troppo» nella concessione degli arresti La polizia: «Per piantonarli tutti dovremmo chiudere la questura, i commissariati 1 g. i.: «Applichiamo la legge» - Dura reazione alla Procura della Repubblica domiciliari, specie nel caso del boss camorrista; e l'ufficio istruzione ha risposto addirittura con un comunicato, dicendo die i giudici si limitano ad applicare la legge, e che «è di competenza della polizia esprimere nei confronti dell'arrestato il potere di vigilanza». Ma le forze di polizia, anche sema comunicati ufficiali, respingono ogni addebito. «Gli arresti domiciliari — spiega Luigi De Sena, che dirige la squadra mobile della questura romana — non prevedono tecnicamente una vigilanza costante. La polizia deve limitarsi a controllare, nell'arco delle 24 ore, che l'arrestato sia in casa o nel luogo di cura indicato dal magistrato. Gli arresti domiciliari, sono una cosa ben diversa dal piantonamento. Per poter piantonare, anche se volessimo; tutti 1 detenuti agli arresti domiciliari, dovremmo chiudere la questura, i commissariali e le stazioni dei carabinieri». Dunque è esclusa ogni responsabilità delle forze dell'ordine? «E' tròppo facile, anche se ormai sembra un'abitudine — risponde De Sena — prendersela con le forze di polizia. Ma nel caso di fuga dagli arresti domiciliari credo sia difficile addossare a noi la re sponsabilità. Quando ci ordì creato il tribunale della libertà. Da noi però, il carcere preventivo a domicilio, è chiamato a risolvere due problemi sociali molto gravi e vecchi, sinora risolti a colpi di amnistie: il soi'raffolìamento degli istituti di pena, e i lunghi, oltre che inigui, tempi della giustizia dal momento che circa Il 70per cento del detenuti è in attesa di sentenza. Ma la detenzione in casa è essenzialmente affidata alla responsabilità dell'imputato stesso, e per questo la legge pone al giudice tre parametri per concederla: la valutazione del pericolo di fuga, quella del pericolo di inquinamento delle prove, e infine la valutazione della pericolosità sociale dell'imputato. «L'uso che se ne fa oggi però — spiega il sostituto procuratore Giorgio Santacroce — è prevalentemente legato alle condizioni di salute dell'imputato, come è avvenuto nel caso Zaza: piantonarlo, significava predisporre 24 agenti ogni giorno. E poiché le forze di polizia giustamente lamentano scarsità di uomini, I giudici concedono gli arresti domiciliari quando le condizioni di salute dell'imputato sono Incompatibili con il sistema carcerario. E cosi, può anche accadere che il soggetto trovi Michele Zaza nano il piantonamento del detenuto, noi lo eseguiamo». Gli arresti dòmtciHarisonó una innovazione recente, introdotta un anno e mezzo fa nel nostro ordinamento giudiziario. Ma lia precedenti storici: una volta erano solo gli ufficiali, se imputati, a godere del privilegio di considerarsi agli arresti nella propria stanza, in cambio dellaparola d'onore: altri tempi. Ora, l'istituto degli arresti domiciliari c'è in quasi tutti i Paesi civili, e da noi è in vigore dal 12 agosto 1982, con la stessa legge che ha più conveniente evadere». Probabilmente la legge va corretta, suggerisce Santacroce. «Che 11 legislatore — con' elude — ci dica chiaro e tondo che ci sono reati che non con sentono gli arresti domicilia' ri: e che questi possono essere concessi solo per fatti non gravi, come avviene in Svizze ra e nell'ordinamento britannico». Guido Colui, noto penalista della capitale, sostiene die non è il caso di drammatizza re troppo questi casi di evasione. «Certo che si può scappare facilmente dagli arresti domi ciliari — dice —, ma si scappa anche dalle carceri. E temo che si ripeta quella drammatizzazione che accompagnò gli inizi della riforma carceraria, quando alcuni detenuti in permesso preferirono non tornare: la riforma fu prati' camente annullata; ma l'opl nione pubblica dimenticò che 11 50 per cento dei detenuti in carcerazione preventiva veniva poi assolto in dibatti mento». Più clic porre nuovi freni alla concessione degli arresti domiciliari, spiega Calvi, occorre riformare il sistema processuale. «Il problema grosso e serio — conclude — è prò prlo questo: l'Ingiustizia della carcerazione preventiva». Gianni Pennacchi

Persone citate: Alessandro Pucci, De Sena, Gianni Pennacchi, Giorgio Santacroce, Luigi De Sena, Michele Zaza, Santacroce, Zaza

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