Diciotto Comuni chiedono il casinò «Il blitz di novembre ci dà ragione» di Remo Lugli

Diciotto Comuni chiedono il casinò «Il blitz di novembre ci dà ragione» La proposta parte da Taormina: si chiede una legge chiara di gestione Diciotto Comuni chiedono il casinò «Il blitz di novembre ci dà ragione» DAL NOSTRO INVIATO TAORMINA- L'onda d' urto del terremoto dei casinò è ormai esaurita, lontana. Ma il blitz della notte del 10 novembre scorso ha lasciato vasto macerie: decine di persone in carcere, le amministrazioni comunali di Sanremo e di Campione decapitate, il presidente della giunta regionale valdostana latitante. L' istruttoria della magistratura procede, lenta e inesorabile, come un rullo compressore. Tante località italiane chiedevano in passato di poter avere anche loro una casa da gioco; sono richieste ancora valide, dopo quanto è accaduto? Lo domandiamo al dott. Nicola Garipoli. sindaco di Taormina e presidente dell' Associazione nazionale incremento turistico. Questa Anit raggruppa diciotto comuni, tra cui Taormina, tutti aspiranti a diventare sede di casinò. • Certo -risponde Garipoliche lo chiediamo ancora. Direi, anzi, che lo chiediamo con maggiore insistema e con maggior ragione. Se si fosse dato ascolto all'Anit. molto tempo fa, il blitz del novembre scorso non sarebbe stato necessario. Noi abbiamo sempre proposto una regolamentazione delle case da gioco in base ad una precisa legge, con appalti eseguiti dal ministero dell'interno e non dai Comuni, e con il controllo delle gestioni da parte di funzionari statali ben preparati-. E' da parecchi anni che questo problema viene agitato. Nell'81 un piccolo gruppo di centri costituì un "comita lo per la difesa dei diritti storici dei Comuni già sede di case dà gioco". Ne facevano parte Bagni di Lucca, San Pellegrino Terme, Acqui Terme. Salice Terme; presto s' aggregarono altri. Il sindaco di Bagni, dott. Enzo Tintori de. che presiedeva il gruppetto, il 12 settembre di quell anno, come testa d'ariete riapri la vecchia casa da gioco, con conferenze stampa e squilli di fanfara. La pallina della roulette riuscì a girare per venti minuti, poi fu bloccata dalla polizia che denunciò il sindaco e altri cinque suoi collaboratori. Nel maggio '82. in un convegno a Salice, i "Comuni storici" si fusero con l'Anit, i cui soci pure volevano avere il casinò. Un mese fa. quindi nel pieno turbine degli arresti nelle case da gioco di Campione. Sanremo e Saint Vincent (dal blitz s'è salvato solo Venezia, il quarto casinò esistente in Italia), l'Anit ha indirizzato ai ministeri dell'Interno e del Turismo, alla presidenza del Consiglio e ai capigruppo della Camera e del Senato, una sua bozza di disegno legge per la regolamentazione del gioco d'azzardo. Perchè, sostiene l'Anit, gli attuali casinò sono fuori leg¬ ge; l'associazione non chiede che siano chiusi, ma che, regolarizzandoli, si rilascino licenze anche a quelle località turistiche che. per reggere il loro ruolo internazionale, hanno bisogno di forti introiti, possibili solo con i proventi di una casa da gioco. Abbiamo parlato anche con rappresentanti di altri Comuni dell'Anit. Il cavaliere del lavoro Bruno Fava, presidente dell'azienda di soggiorno di Salice Terme (Pavia) e assessore al turismo di Godiasco. di cui Salice è frazione, dice: -Mi compiaccio con il ministro Scalfaro per il blitz, perchè il malcostume ra stroncato. Ma doveva cogliere l'occasione per fare approvare la legge di regolamentazione-. Il sindaco di Bagni di Lucca. Tintori, sostiene che -la vera questione morale relativamente ai casinò consiste proprio nell'autorìzzarli illegittimamente come è stato fatto finora. Non si può consentire l'esercizio di una attività come le case da gioco nelle quali circola molto denaro senza una legge che le autorizzi e ne determini chiara- mente le modalità di gestione e di controllo». Secondo il dott. Angelo Quarcnghi, assessore al Turismo di San Pellegrino Terme (Bergamo), era logico clic accadessero nei casinò inquinamenti da riciclaggio e da usura, data la mancanza di una adeguata, valida legislazione e di un serio controllo. All'abolizione dei casinò, dicono all'Anit. non c'è da i>cnsare. i>erchè l'uomo ama il rischio del gioco e lo dimostrano, per l'Italia, i quasi quattromila miliardi spesi in un anno nelle case da gioco, nel Totocalcio, nel Totip, nel Lotto e poi nelle miriadi di bische clandestine. Chiudere i nostri casinò significherebbe mandare i giocatori italiani in quelli francesi o svizzeri. La Francia ha 162 case da gioco, la Grati Bretagna 80. la Germania 21. l'Austria 20. la Spagna 18, la Jugoslavia 12. Dice Fava: -Salviamo mi gliaia di miliardi che andrebbero all'estero e traiamo da questo jiisfo un vantaggio economico da destinare al campo turistico, il quale rappresenta la voce primaria della economia nazionale-. Quante potrebbero essere in totale le case da gioco, tenulo conto clic i Comuni aspiranti sono diciotto? Il dott. Garipoli. presidente dell'Anit, pensa che una valutazione realistica potrebbe essere di una dozzina, comprese le quattro già esistenti. La scelta dovrebbe cadere su località di grande richiamo turistico. Secondo lui. in quo sta rosa andrebbero sicuramente incluse Riccione. Viareggio. Taormina. Sorrento; Alghero |K)trcbbe avere titolo, anche per non escludere 1 sardi dalla possibilità di gio care in sede regionale. Altre due o tre case potrebbero sorgere al Nord. Remo Lugli

Persone citate: Angelo Quarcnghi, Bruno Fava, Enzo Tintori, Garipoli, Nicola Garipoli, Salice, Scalfaro, Tintori