Legioni rosse sul Continente Nero

Legioni resse sul Continente Nero La cattura di un sistema di missili Sam-9 in Angola da parte del Sud Africa ripropone il problema della presenza sovietica Legioni resse sul Continente Nero La penetrazione del Cremlino e del suo braccio armato, L'Avana, rìsale alla metà degli Anni 70 con la rivoluzione portoghese e la caduta del Negus - Rapporti sempre meno sereni con i governi dell'Angola e del Mozambico - Il rovesciamento di alleanze con la Somalia e l'Etiopia culminato nella guerra dell'Ogaden - Ora navi Usa sono alla fonda nella base di Berbera, costruita dai russi La pubblica esibizione del bottino di guerra è un rito d'altri tempi: ma le autorità militari sudafricane lo hanno ripristinato, qualche giorno fa, a Cape Town, E avevano le loro buone ragioni. In una recente incursione nel territorio dell'Angola, le truppe di Pretoria partite dalla Namibia erano riuscite a mettere le mani su uno dei gioielli della tecnologia militare sovietica. Quello che i giornalisti convocati a Cape Town si sono trovati davanti è un sistema missilistico antiaereo del tipo Sam-9, fra i più avanzati strumenti di questo tipo oggi disponibili negli arsenali. I sudafricani lo hanno catturato intatto, con tanto di missili, lanciatori, congegni di detonazione. Il messaggio implicito nel' 1'«esibizione» sudafricana era piuttosto chiaro, e rivolto all'Occidente. L'Unione Sovietica è all'offensiva in Africa Nera, e noi, il Sud Africa bianco e anticomunista, siamo in prima linea. Dunque, l'Occidente receda dalla sua ostilità nei nostri confronti, si decida apertamente a darci il riconoscimento e l'appoggio di cui, abbiamo bisogno. A parte ogni valutazione sul Sud Africa come bastione avanzato dell'Occidente, e sui problemi che ne derivano in termini di «complicità» con il sistema dell'apartheid, resta la questione della presenza militare sovietica a Sud del Sahara. Una presenza che nelle sue forme attuali non ri- sale molto addietro nel tempo. E' stato a metà degli Anni Settanta che due avvenimenti lontani e non connessi fra loro, la «rivoluzione dei garofani» a Lisbona e il rovesciamento della monarchia a Addis Abeba, hanno offerto agli strateghi del Cremlino l'opportunità di farsi avanti in Africa. I due avvenimenti segnavano entrambi la fine di sistemi imperiali: le colonie portoghesi di Angola, Monzambico e Guinea-Bissau: il composito impero del Negus Nel '75, e proprio in seguito a un'iniziativa sudafricana, l'Unione Sovietica si impegnò in Angola: lo fece con abbondanza di materiale e consiglieri, ma affidando 11 ruolo esecutivo a un'interposta persona, i «combattenti cubani internazionalisti»^ Nasceva cosi la «questione cubana», oggi al centro degli sforzi diplomatici per arrivare all'indipendenza della Namibia. Quella del '75 fu una risposta al tentativo sudafricano d'installare al potere, a Luanda, gli uomini dell'Unita di Jonas Savimbl. Da allora sono passati quasi nove anni, e la presenza sovieto-cubana in Angola è tuttora imponente: circa ventimila cubani, che in realtà non combattono più, limitandosi da qualche tempo a un ruolo di riserva strategica. Ogni soldato costa ai governo angolano cento dollari al mese, 170 mila lire: ciò che fa una bella cifra, soprattutto se si considera il fatto che questa presenza viene qualificata con l'etichetta dell'internazionalismo proletario e che l'Angola è fra i Paesi più poveri del mondo. Ci sono, poi, circa duemila consiglieri sovietici, che addestrano l'esercito angolano all'uso delle armi russe : a quanto pare, molti sono i malumori, fra gli ufficiali angolani, sulla qualità di queste armi e sull'efficacia dell'addestramento. Una presenza militare russa c'è anche nell'altro grande Paese uscito dalla decolonizzazione portoghese, il Mozambico. Anche qui si tratta di consiglieri, e anche qui ci sono rapporti non sempre sereni. Infatti, i militari soviet! ci offrono un addestramento inadeguato alle necessità loculi. I mozambicani hanno bisogno di truppe addestrate alla lotta antiguerriglia, per lanciarle contro gli oppositori della Resistenza Nazionale (R.N.), ma i sovietici forniscono carristi, forze da improbabili battaglie campali. Inoltre ci sono problemi di ap, >rovvigionamento: i russi i:ip('nno, prima di fornire i ptjzl di ricambio per i Mig . gli altri materiali in dotazione, 11 pagamento anticipato il.- dollari. Altra questione: 1 sovietici hanno chiesto più volte di potere allestire un ancoraggio per la loro flotta oceai. -a nelle isole al largo di Maputo. Ma si sono scontrati con una gelosissima concezione dell'indipendenza, per cui le sole navi russe che si vedono da quelle parti sono nel capace porto di Mapulo, in visita di corte¬ sia. Da tutto questo discende una crescènte freddezza nei rapporti fra Mozambico e Unione Sovietica, e un parallelo intensificarsi del rapporti fra quel Paese africano e l'Occidente. E' dei mesi scorsi la decisione americana di elevare al rango di ambasciata la rappresentanza di Maputo, cosi come ai mesi scorsi risalgono 1 reiterati contatti con i sudafricani, dai quali potrebbe uscire un impegno a non sostenere i reciproci oppositori armati. Un'evoluzione, questa, che anche in Angola ap¬ pare possibile, ma legata a una soluzione del problema namibiano che sia accettabile per tutti. • Completamente diversa la situazione nell'altra area di massiccia presenza sovietica, l'Etiopia. Prima del '74-75, al tempi della monarchia di Halle Selassié, a un'Etiopia filoccidentale si contrapponeva una Somalia legata ai russi. A Berbera, nel Nord somalo, i sovietici avevano allestito una grande base navale. Al tempo stesso, i russi incoraggiavano gli sforzi degli oppo¬ sitori etiopici, come gli eritrei in lotta per l'indipendenza. Con la caduta del vecchio Negus, dopo un lungo periodo di sanguinoso assestamento, s'installa ad Addis Abeba il potere di Menghistu, presto soprannominato il «Negus rosso». Infatti, le speranze di un superamento della struttura imperiale accentrata vengono rapidamente deluse. E il Cremlino sceglie, senza esitazione, di salvare la vecchia integrità imperiale dell'Etiopia. Questo significa abbandonare gli alleati, la So¬ malia e i movimenti eritrei, e significa anche impegnarsi in guerra. La scena culminante di questo dramma africano si colloca a Oigiga. nell'Ogaden, nel febbraio del '78. Sta per giocarsi la partita decisiva nella guerra che la Somalia ha voluto per strappare all'Etiopia quella grande provincia, percorsa da allevatori somali ma inserita dai casi della storia nell'Impero etiopico ora ereditato dai rivoluzionari di Menghistu. Dall'alto dell'acrocoro etiopico arrivano a Gigiga decine di enormi elicotteri da carico. Sono sovietici, e scaricano nel deserto attorno alla città tre battaglionl di soldati cubani, dei quali uno motorizzato, e carri armati leggeri. Il sogno somalo finisce cosi, con una mesta ritirata nel deserto. Continua invece la guerra sull'altro fronte, quello eritreo, sempre con l'appoggio del cubani — circa dodicimila uomini — e soprattutto degli armamenti russi. All'esercito di Menghistu (260 mila uomini, il più forte dell'Africa Nera) i russi hanno fornito armi potenti e moderne, compresi gli elicotteri d'assalto Mi-24, che cosi micidiale prova stanno dando in Afghanistan. Intanto, in Somalia, nella base di Berbera, che era stata allestita dai russi, sono alla fonda navi americane: simbolo visivo di un rovesciamento d'alleanze fra i più spettacolari. Alfredo Venturi fad Xan^niigo (Angola). Un carro T-34 di fabbricazione sovietica, distrutto durante un raid aereo sudafricano.1 l^a settimana scorsa le truppe di Pretoria hanno catturato per la prirna ypll&uo sjsteuia co^iu^eto di .mis^UU urrà- ai ia Saiy-9, considerato dagli esperti militari occidentali una dette armi più micidiali contro Vayiazipne {Tclcfolp);

Persone citate: Alfredo Venturi, Cape, Halle Selassié, Jonas Savimbl, Negus