Il falco ammaestrato di Arrigo Levi

Il falco ammaestrato REAGAN GUARDA ALLE ELEZIONI Il falco ammaestrato La svolta di Carter awcn-. ne alla fine del suo terzo anno presidenziale. Uayatóllah ■ Kliomeini aveva preso in ostaggio i diplomatici americani di Teheran; l'Unione Sovietica aveva invaso l'Afghanistan; e Carter si era accorto in modo subitaneo («Ilo appreso di più sulla vera natura del comunismo negli ultimi giorni, che in tutto il resto della mia vita», aveva confessato con solenne ingenuità) che la sua Presidenza aveva finito per dare al mondo, l'impressione che perfino gli Stati Uniti fossero soltanto una «tigre di carta», come diceva Mao. Il risultato era stato di destabilizzare l'Alleanza, con l'Europa allarmata nel vedere l'America troppo remissiva di fronte al riarmo sovietico; di rendere audaci e sprezzanti le potenze minori; e di rendere più che mai avventurosa e aggressiva l'Unione Sovietica. Così Carter si era finalmente deciso a «fare fronte al mondo com'è» e ad affrontare «queste minacce alla pace». Così disse nel messaggio sullo stato dell'Unione del' 23 gennaio di quattro anni fa, annunciando un massiccio piano quinquennale di riarmo (che contemplava tra l'altro 200 supermissili MX, il doppio di quelli poi previsti da Rcagan); decidenti" di andare avanti con la <<Forza d'intervento rapido» nel Medio Oriente; e awerten do solennemente che «qualsiasi tentativo di una forza esterna di assicurarsi il controllo della regione del Golfo Persico» sarebbe stato considerato come «un assalto agli interessi vitali degli Stati Uniti» e sarebbe stato respinto anche «con le armi». In tal modo il Carter-colomba, rivestitosi di penne di falco, si preparò, all'inizio del suo quarto anno presidenziale, allo scontro elettorale del novembre 1980; che doveva però perdere, complice l'avvilente umi liazione di Teheran, per il massiccio spostamento di voti sul vero falco, Ronald Rcagan giudicato anche dall'America più pacifica come l'uomo meglio capace di ristabilire l'equilibrio delle forze cori l'Urss, di rendere nuovamente credibile la potenza americana e quindi di garantire anche un mondo più stabile e pacifico. L'America, si sa, è un Paese d'umori e gli umori americani seguono i ritmi quadriennali fisiologici, delle elezioni presidenziali. Anche Rcagan non è quindi sfuggito alla «legge del terzo anno», che dice come, alla fine del primo triennio di Una Presidenza, un Presidente che voglia riprcscntarsi candidato deve rinnovare la sua immagine, tenendo conto delle fluttuazioni dell'opinione pubblica oltre che del «mondo com'è». Ciò che era accaduto a Carter quattro anni fa è così accaduto a Rcagan in queste settimane, alla vigilia del suo ultimo «stato dell'Unione» e dell'annuncio (previsto per domenica prossima) della sua ricandidatura. Solo che Carter si era spostato da sinistra a destra; e Reagan da destra a sinistra. In realtà, ambedue hanno fatto una correzione di rotta al centro, che è poi «dove si vincono le elezioni». Si prevede che sullo «stato dell'Unione», ossia sulle condizioni interne, Reagan pronuncerà stasera un messaggio più celebrativo di se stesso che innovativo; anche se è atteso un nuovo impegno «kennediano» per lo spazio. Ma le vere novità sono già venute una settimana fa, prima dell'apertura della Conferenza di Stoccolma, e riguardano la politica estera. In sostanza, Rcagan ha annunciato che, avendo ormai avuto successo nel ristabilire l'equilibrio militare e la credibilità dell'America, è anche in grado dlpc di attenuare le asprezze del suo linguaggio antisovietico e di prepararsi a più impegnativi negoziati: «Si è accresciuta — come ha poi precisato Shultz la nostra possibilità di negoziare e di essere ragionevoli nel negoziato». Questo «nuovo» Rcagan potrà seguire tanto più facilmente la rotta negoziale (avendo eliminato dal suo entourage alla Casa Bianca lutti i veri falchi: l'ultimo che restava. Ed Mccsc, è stato rimosso-promosso ministro della Giustizia), in quanto Gromyko gli ha fatto il favore di proclamarlo solennemente il più truce e pericoloso imperialista antisovictico di tutti i tempi. Forte di questo certificato di buona condotta, che dimostra che finalmente l'America torna ad essere presa sul serio da un'Unione Sovietica che fa, grandi proteste ma poi ricomincia a negoziare, il «nuovo» Rcagan può andare avanti per la strada che ha scelto: c che è in definitiva un programma per altri cinque anni di governo, se l'America ritornerà, per la prima volta dopo Eiscnhow'cr, ad assicurare al mondo la stabilità di una Presidenza d'otto anni. Essendo Rcagan già all'apice, della sua popolarità col 56 per cento dei consensi (secondo solo ad Eisenhowcr, per questa fase del mandato), ma ancora, superato dal probabile candidato democratico Walter Mondale come uomo di pace, Rcagan si è messo, con questa svolta, nell'assetto di guida migliore per arrivare in testa al traguardo del novembre 1984. Per ora lutti lo dicono favorito. La palla sembra cosi dover tornare in campo sovietico: può Andropov, o chi per lui, immaginare di fare altri cinque anni di «muso duro» all'America? O non gli converrebbe, secondo la miglior tradizione diploma tica sovietica, cercare un'intesa con quel feroce ma credibile anticomunista che c Ronald Rcagan, come aveva fatto i suo predecessore, Breznev, con quell'altro anticomunista cali forniano che si chiamava Richard Nixon, il presidente del la distensione? Arrigo Levi

Persone citate: Andropov, Breznev, Gromyko, Mao, Reagan, Richard Nixon, Ronald Rcagan, Shultz, Walter Mondale