Lecoq, mimo antintellettuale

Lecoq, mimo antintellettuale Una splendida lezione-spettacolo al Piccolo di Milano Lecoq, mimo antintellettuale q,Ha raccontato, a suo modo, i personaggi della «commedia dell'arte» MILANO — A scuola di mimo da Jacques Lecoq al Piccolo Teatro. Un professore divertente che gesticola, si mette in maschera, indossa il naso rosso del clown e una platea in gran parte di giovani attenti e partecipi. Il famoso mimo francese, tornato in Italia dopo due anni per chiudere la rassegna •Parigi-Milano» organizzata dal Piccolo e dal Centro Culturale francese di Milano, somiglia sempre di più — e non soltanto nel fisico — a Jacques Tati, ma contrariamente a lui, in questo recital intitolato Tout bouge, è estremamente loquace e presenta ogni sua dimostrazione spiritosamente, con rapida e spesso inutile traduzione di una interprete. Per usare una distinzione che egli stesso ha proposto, potremmo definirlo un mimo-attore, contrapposto ad un mi;/io danzatore come Marcel Marceau. per esemplo. Con mezzi semplicissimi (solo maschere nella seconda parte), Lecoq ha avvinto per un'ora e quaranta filate il pubblico con irresistibile fre¬ golismo, dapprima con osservazioni sulla vita quotidiana di ognuno di noi (modo di camminare, di salutare) e poi passando ai rapporti con il teatro con un particolare riguardo, naturalmente, alla commedia dell'arte. Rievocando i suoi inizi italiani a Padova e allo stesso Piccolo Teatro. Lecoq ha indossato le famose maschere di Amleto Sartori (c'era anche quella di "Arlecchino» di Moretti e poi di Soleri), ricordando come 1 nostri antichi siano stati «i nonni di Molière* e dimostrando agevolmente come Pantalone sia stato l'antenato dell'. Avaro.. Con il suo semplice maglione nero e indossando le maschere, è diventato anche Tartaglia, il capitano, il dottore. Tonio del Ruzantc. esprimendosi in curioso gergo dialettale italiano e in patois francese. La lezione-spettacolo è terminata con un piccolo studio sui movimenti del coro nella tragedia (anche qui mettendo a frutto le proprie esperienze di coreografo e regista a Siracusa) e sui buffoni. L'antl-lntellettuale Lecoq si è permesso qui una battuta quasi metafisica: oggi la vita è tragica ma il teatro buffonesco. Non guardiamo più in alto, ma in terra, almeno sul palcoscenico. |. r.

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