L'Europa merita ancora la fiducia degli europei

L'Europa merita ancora la fiducia degli europei Oggi si conclude il confronto sul vecchio continente L'Europa merita ancora la fiducia degli europei Le lacerazioni attuali, la crisi innegabile, i rischi, non annullano la speranza - Ma «bisogna lavorare attorno a valori universali» Non è facile capire doVe v'à'l'Europa e che ruolo possa ancora sostenere la cultura del vecchio continente stretto a tenaglia tra le opposte «culture» delle superpotenze che ne condizionano aspirazioni, storia, destino. Eppure tra pessimismi e accuse, tra analisi di una crisi innegabile e fughe verso l'utopia, dai «colloqui» in corso da venerdì suìV-Identità culturale dell'Europa*, viene fuori una sostanziale fiducia nella capacità di recupero dell'uomo europeo specialmente se l'attenzione si sposta sul tema della pace. Ieri si sono confrontati alcuni giornalisti che da tempo registrano ciò che succede sulla logora ma ancor sempre determinante • piazza» che chiamiamo Europa. Provocatorio l'intervento di Frane Barbieri («La Stampa»): -Le lacerazioni attuali non sono causate soltanto da fatti politici bensì da conflitti umani profondi. Qua! è l'Europa, poi? Quella dell'Est, quella dell'Ovest, quella Balcanica? E gli europeismi non sono tanti quanti sono gli Stati? Da qui la crisi di identità con cui dobbiamo fare i conti*. Jas Gawronski (deputato europeo): -Non possiamo negare la crisi, ma è altrettanto vero che 40 anni fa gli Stati europei si dilaniavano mentre oggi esiste una solidarietà di fondo che garantisce la pace. Certo, permane la frattura tra Est e Ovest e sarà difficile ricomporre l'antica piattaforma dall'Atlantico agli Vrali ma è anche vero che la logica della distensione assicura una relativa tranquillità». Luigi Geninazzi («Il Sabato»): ..Ci sono due tipi di uomini europei che pensano alla pace in maniera diversa: uno riconosce la forza dell'avversario ma fa coincidere la pace con la propria tranquillità! per l'altro ciò che importa è la considerazione della propria condizione di oppresso e il rischio materiale e spirituale di affrontarla». Alberto Jacoviello (..La Repubblica»): «C'è una tendenza alla formazione di nuove identità: l'europeo si sente più affine all'americano o al giapponese che al vicino confinante. Cile uomo resta? Sarà la fantasia della storia a dare la risposta: non so quale sarà ma so di avere paura». Valerio Volpini («L' Osservatore Romano»): -Lavorando attorno a valori universali si può pensare di riavvicinare le diverse radici culturali. Si tratta di favorire una proposta di carattere spirituale che prevalga sulle dimensioni storiche e politiche*. E' seguita uan -tavola» rotonda tra Francesco Barone docente di filosofia teoretica a Pisa. Stanislao Grygiel docente alla Lateranense di Roma e Vaclav Belohredsky esule polacco, docente a Genova. Barone: «Non c'è un futuro roseo per l'Europa perclié noi abbiamo posto le basi per la distruzione della nostra cultura». Belohradsky: -L'Europa ha tradito i Paesi finiti sotto il potere socialista, in uno spazio immaginario. L'inizio di una l'era unità dell' Europa non va cercato nei palazzi di Bruxelles ma in quella realtà sommersa die i miei connazionali chiamano le "città parallele" dove viene coltivata la fiducia nelle idee e non negli apparati burocratici*. Per Grygiel all'Europa non bastano le ritorme: ha bisogno di una «rigenerazione» che proviene dallo spirito e dalla sua identità cristiana. p. p. D-

Persone citate: Alberto Jacoviello, Francesco Barone, Frane Barbieri, Jas Gawronski, Vaclav Belohredsky, Valerio Volpini