La grazia all'ergastolano Raoul Ghiani conclude una storia che divise la Penisola negli Anni 50-60 di Luciano Curino

Quel delitto nell'Italia del boom La grazia all'ergastolano Raoul Ghiani conclude una storia che divise la Penisola negli Anni 50-60 Quel delitto nell'Italia del boom Maria Martirano venne strangolata nella sua casa di Roma la notte dell'll settembre 1958 - Sparirono i gioielli e sembrò l'omicidio di un rapinatore - Poi le indagini puntarono sul marito che aveva un'assicurazione sulla vita della moglie di 150 milioni - Le rivelazioni di un supertestimone portarono all'arresto del Fenaroli e di Raoul Ghiani, presunto killer - Il processo indiziario, nel 1961, durò 4 mesi e si concluse con due ergastoli La grazia a Raoul Ghiani è la conclusione di una storia che ha dato brividi ed emozioni a un'Italia che stava vivendo il •miracolo economico* e lo immaginava definitivo. Ogni epoca ha i suoi romanzi popolari. Quella tra le due guerre ha avuto il «caso Bruneri-Canella-, con un po' di Freud e un po' di Pirandello, un po' di sesso e un po' di avventura giornalistica. L'Italia del «boom» ha avuto il «delitto dì via Monaci-, come fu chiamato il caso dì cui Ghiani fu uno dei protagonisti. Un caso che oggi si esaurirebbe presto, ma che allora fu per mesi nelle prime pagine dei giornali e mobilitò i rotocalchi, divise quasi equamente gli italiani fra innocentisti e colpevolìsti. Era la prima volta che in un delitto entravano insieme con tutti gli ingredienti del «feuilleton, anche quelli del consumismo: le prime telefonate in teleselezione e il vagone letto, i taxi e l'autostrada, i gioielli e l'assicurazione da 150 milioni, i cartelliniorario di fabbrica e il tentativo di introdurre in Italia i sistemi della «anonima omicidi». Accadde nel 1958. Di queir anno gli avvenimenti che più si ricordano sono la morte di Pio XII e l'elezione di Giovanni XXIII, Kruscev nominato capo del governo sovietico, i guerriglieri castristi conquistano Cuba, Modugno vince a Sanremo con Nel blu dipinto di blu, divampa la polemica tra «callasiani. e «tebaldianW. A Roma la notte cieli' 11 settembre viene strangolata nel suo appartamento di via Monaci Maria Martirano, moglie del geometra milanese Giovanni Fenaroli. La domestica dice alla polizia di aver visto la signora aprire a «un giovane molto alto, vestito di blu-. •Il pasticciaccio brutto di via Monaci*, è il titolo d'ispirazione gaddiana di un giornale. Indagini. Dalla casa sono scomparsi gioielli e si pensa al delitto di un rapinatore. Poi. i primi dubbi: perché il rapinatore ha preso i preziosi ma ha trascurato un grosso pacco di banconote? E perché la vittima, che mai apriva a sconosciuti, ha ricevuto il giovane in blu? Siamo in pieno giallo e il delitto di via Monaci caccia dalle prime pagine del giornali la visita al Cairo del presidente del Consiglio Fanfani. Si scopre una polizza d'assi curazione sulla vita della Martirano: alla sua morte 1 150 milioni di premio sarebbero andati al marito. Le indagini puntano sul geometra Fenaroli. titolare di un'impresa di costruzioni. E' uno dei molti megalomani! e pasticcioni senza scrupoli di quegli anni. Uno che è sicuro di aver capito i tempi e di sapersi muovere in certe anticamere; pratica le più disinvolte acrobazie con le cambiali, paria di costruire uno stadio a Savona o un aeroporto in Turchia, ma è sempre con l'acqua alla gola, co- stretto ad aprire una falla qui per tappare un buco là. Praticamente separato dalla moglie, donnaiolo: amanti a Milano, amanti a Roma, amanti ovunque. Ora risulta che è beneficiario di quel 150 milioni ed è sospettato. Ma risulta anche che la sera del delitto era a Milano, alle 22,30 aveva telefonato alla moglie. Lo testimonia il suo segretario, il ragionier Egidio Sacchi. Il caso langue per qualche settimana, con il pubblico ora interessato al nuovo telequiz di Mike Bongiorno, Sfida al campione-, dove ritorna Marianini, l'arbitro della moda Ma a fine novembre, quando più nessuno ci pensa, la polizia arresta Egidio Sacchi. Poi finisce in carcere Fenaroli. E presto segue un altro arresto, ed è un nome nuovo: Raoul Ghiani. Le prime pagine dei giornali sono in ebollizione. Sacchi, subito definito -supertestimone- ha accusato Fenaroli: -Sentii la sua telefonata con la quale pregava la moglie di aprire, quella sera, la porta a un suo collaboratore inviato a ritirare documenti-. Un collaboratore che in realtà è un sicario, esecutore materiale del delitto, e di questo Ghiani è accusato. Ma chi è Ghiani? Ha 29 anni, incensurato, elettrotecnico alla ditta Vembi. guadagna discretamente: 150 mila al mese. Un tipo tranquillo, che vive con la madre in una casa della periferia milanese, passa le sere con la ragazza o al bar a giocare a boccette con gli amici, la schedina del Toto al sabato, la domenica al cinema o a San Siro. E' alto e ha anche un abito blu. Ma questo non significa nulla, tanto più che Ghiani sembra avere un alibi inattaccabile. Se alle ore 18.22 del giorno 10 era ancora a Milano, alla Vembi, e alle 9 del mattino era di nuovo regolarmente al lavoro, come risulta dal cartellino-orario, come avrebbe potuto uccidere awRAma'frÌ''lé''22^30 e la mezzanotte? La "polizia" presenta la sua risposta. Alle 18,22 Ghiani era atteso fuori dalla Vembi da Fenaroli con la sua «Giulietta». Corsa alla Malpensa. Alle 19,30 Ghiani alla Malpenaereo per Roma con un bl- po per commettere' il 'délitCo c'era e pure per saltare sul treno con"wàgonsItts» delie 0.20 in partenza da Termini glietto a nome Rossi. Il tem-• mbi iusa. enbl- tCo sul elie mini per Milano. Il caso appassiona gli italiani che hanno da poco dimenticato le paure e le angosce del dopoguerra, e che cerca- m-1 no emozioni. • li^focentteU, .e'polpeyolfisU' si accapiglialo. Per quasi due anni 'il susseguono colpi di scena, favorevoli o contrari agli accusati. Il più clamoroso: parte dei gioielli della signora Martirano sono ritrovati nell'armadietto di Ghiani alla Vembi. Ma questo non basta a convertire gli innocentisti,' die sospettano la congiura contro Ghiani, e hanno la risposta pronta: ■ Sono stati nascosti da qual¬ Stato civile di Torino cuno che aveva interesse a inquinare le acque-. Quasi tutti i giorni c'è qualche, colpevolista che corre in •Giulietta» da via Spiga, dove si trova la Vembi. alla Malpensa per dimostrare che è possibile percoiTere questo tragitto e imbarcarsi su un aereo nel tempo indicato dall' accusa. E c'è qualche innocentista che fa la stessa prova per dimostrare che non è possibile. In auto si sfidano In corse folli nel traffico milanese. Il «supertestimone» Egidio Sacchi, scarcerato, si fa crescere i baffi per sfuggire agli insulti e al disprezzo degli innocentisti. Ma invano, e allora se ne va in Argentina per farsi dimenticare. Il processo indiziarlo nel 1961. quando i tempi sono ancora floridi e la benzina a 98 lire e c'è chi predice che gli Anni Sessanta saranno la «Belle Epoque» delle masse. Non ci sono grosse preoccupazioni e la gente si butta sul processo, che dura oltre quattro mesi. I giornali pubblicano quotidianamente nove, dieci colonne che sono lette avidamente. Si inventa 11 resoconto stenografico, perché nessuna battuta vada persa per i lettori. A concludere le arringhe difensive è Francesco Carnelutti, il più famoso penalista. Ha 82 anni e parla sei ore. seduto. Molte donne del pubblico piangono. La giuria rimane in camera di consiglio tutta la notte, e migliala di italiani vegliano aspettando dalla radio la sentenza. In piazza Cavour e nelle strade attorno al vecchio Palazzo di Giustizia sono stipati circa ventimila romani. Alle 5.15 dell'll giugno l'ultimo brivido, la sentenza: per Ghiani e Fenaroli è l'ergastolo. Che viene confermato due anni dopo dalla Corte d'Ap. pello e nel 1966 dalla Cassazione. Ma quasi nessun giornale mette In prima pagina questa sentenza definitiva. Le passioni sono decantate, i tempi sono meno spensierati, non si è più tanto sicuri che questo decennio è la «Belle Epoque» delle masse. Fenaroli muore nel 1975 dopo aver sposato in carcere, sette anni prima, una parrucchiera. Nel penitenziario di Pianosa Ghiani continua a proclamarsi innocente, il suo comportamento G definito «esemplare», allena la squadra di i-aldo, aspetta la grazia, la sua ultima carta. Luciano Curino i pIld.