Il vampiro di San Pietroburgo corrompe come noi: torturatelo
Il vampiro di San Pietroburgo corrompe come noi: torturatelo Marcucci regista a Correggio dello sconosciuto Kobylin Il vampiro di San Pietroburgo corrompe come noi: torturatelo DAL NOSTRO INVIATO CORREGGIO — Sul palcoscenico del teatro Asioli, un gioiello di teatrino all'italiana capace di cinquecento posti, con il suo triplice ordine di palchi, si assiepano, in un cottage fittissimo, mensoline, tavolini, sgabellucci, chi attaccati l'uno all'altro,, a, .più,livelli d'altezza, disegnano un fondale d'appartamento, totalmente asimmetrico eppure compatto. Così Lete Luzzati ha visto l'appartamento di Tarelkin, il vampiro di Pietroburgo, il protagonista dello spettacolo die è andato in scena ieri sera, ini spiega il regista Egisto Marcucci, mentre dà gli ultimi ritocchi alle luci, nella tipica atmosfera, tra il trasognalo e il caotico, dell'esordio. Il vampiro di San Pietroburgo s'intitola, in effetti, nell'edizione dell'Ater (di cui Marcucci è direttore artistico) il terzo dramma della trilogia Quadri del passato del drammaturgo russo dell'Ottocento Aleksandr Suchovo-Kobylin, scrittore (è bene che il lettore lo sappia subito, a evitare inutili sensi di colpa) da noi totalmente sconosciuto e mai rappresentato. Nobile e ricco, filosofo e matematico, Kobylin, sulla trentina (era nato nel 1817 a Mosca), fu accusato di aver ucciso la propria amante, la francese Louise. Si protestò innocente, fini discolpalo, ma tra un processo e V altro visse lunghi periodi in carcere. Qui scrìsse la trilogia, die resta la sua unica opera: un impressionante affresco della corruzione della borghesia burocratico-giudiziaria zarista, dedita al ricatto sistematico dei cittadini. -E' stato Angelo Maria Ripellino, il grande e compianto slavista di Roma, a farmi conoscere la trilogia — continua Marcucci — e subito mi suggerì di metterne in scena la terza parte, che si intitola nell'originale La morte di Tarelkin. Costui è, appunto, un funzionario della giustizia, corrotto e ricattatore. In combutta con un suo superiore ha ridotto alla fame una ricca famiglia di possidenti di campagna, implicata senza colpa in uno scandalo. Ma il suo superiore non spartisce con lui le somme lucrate. Tarelkin finge di mortre.ifa seppellire un sosia fantòccio, prende l'Identità di un viclriò:'morto' lontanò' da Mosca in quegli stessi giorni. Scopèrto, viene scambiato per un vampiro da altri funzionari di giustizia pari suoi e torturato». A sentirlo raccontare, potrebbe essere un truce drammone naturalistico: «Al contrario — ribatte Marcucci — è una commedia tra il satirico e 11 surreale ■■• Ma qual è la sua attualità oggi? «Mi sembra, a leggere i giornali, che a questa povera Italia ricatto e corruzione non facciano difetto. E quel che più colpisce il cosiddetto cittadino che paga le tasse è che un sacco di crimini vengono commessi da funzionari dello Stato o con la loro connivenza. A parte queste brutali analogie di contenuto, Il vampiro di San Pietroburgo è una commedia che precorre molti temi della più inquietante cultura del Novecento, come il doppio, la perdita di Identità, la metamorfosi». Sotto la guida di Marcucci hanno lavorato a Correggio una decina di attori di varia provenienza: «Un gruppo di un'inventiva e al tempo stesso di un rigore veramente notevoli. Tarelkin, Il vampiro suo malgrado, è Marcello Bari oli, con il quale realizzai negli anni scorsi insieme al Gruppo della Rocca, due drammi dell'erede ideale di Kobylin, // mandalo e // suicida di Erdman. Poi ci sono Cantarelli, Mendolia, la D'Eusebio e un gruppo di miei ex allievi della scuola del Teatro di Genova. E, per citare tutti i miei collaboratori, 1 costumi sono di Santuzza Cali, le musiche di Gino Negri». Guido Davico Bonino
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