Gonzàlez: il golpe sono i baschi

Gonzàlez: il golpe sono i baschi Intervista con il primo ministro spagnolo sul problema del t errorismo che avvelena la più giovane democrazia d'Europa Gonzàlez: il golpe sono i baschi «Il pericolo non viene dall'esercito» - «Vi sono collegamenti internazionali chiarissimi, anche se difficili da provare» - «Centri t le condizioni perché l'eversione si sviluppi: non posso dire quali» - «Spero di realizzare il mio pro¬ di potere tentano di creare getto di una conferenza internazionale sul tema» - «Una componente di integralismo religioso nei terroristi baschi» NOSTRO SERVIZIO '■ MADRID — In questa intervista concessa al palazzo della Moncloa, il primo ministro socialista spagnolo, Felipe Gonzdlez, 42 anni, il più giovane capo di governo in Europa, esprime le sue opinioni sul potere e i suoi rischi, sull'esercito, sulla crisi basca, sul cambiamento e sulla democrazia nel suo Paese. | Ha l'aria ancora un po'sorpresa di essere alla Moncloa. i SI, trovo ancora difficoltà !ad abituarmi al potere. Soprattutto, assorbe terribil•mentc. Bisogna fare il possibile per mantenere una certa jfreschezza intellettuale, per ■non perdere il contatto con la realtà. E poi, la nostra esperienza di socialisti spagnoli è ;molto particolare. Per la maggior parte, quelli che ora ,fanno parte della struttura Ideilo Stato provengono semIplicemente dalla strada... Abbiamo instaurato un sistema di comunicazione diretta con i cittadini; la chiamiamo tinteci caliente, la linea calda. Il primo ministro 6 quindi anche ombudsman? In parte si. In un anno abbiamo ricevuto oltre 50 mila appelli, li elaboriamo con l'informatica, che ormai ci domina tutti. E questo ci darà un' idea abbastanza chiara dei problemi che affliggono la società. Inoltre, potremo scoprire 1 difetti dell'amministrazione. Nel caso dei disoccupati, per esempio, vi sono zone in cui le proteste sono particolarmente frequenti. Abbiamo corretto certi errori burocratici, ma dobbiamo ammettere che la nostra amministrazione è ancora in cattivo stato. L'esercito è ancora un problema? Bisogna tornare indietro nel tempo. Il governo di Adolfo Suàrez ha conosciuto tempi difficili sotto questo aspetto; alcuni settori delle forze armate hanno esitato ad ammettere che Suàrez, il quale proveniva dal franchismo, operasse la transizione democratica. E questo ha creato tensioni. Non dimentichi il trauma provocato dalla legalizzazione del partito comunista. D'altra parte, Suàrez ha dovuto scegliere i capi dell esercito in base a criteri soggettivi, a motivi di fiducia o sfiducia. Noi abbiamo provato a parlare chiaramente; abbiamo scelto di dare fidu eia alla professionalità del militari e di favorire le prò mozioni unicamente in base alla competenza, di non usare 11 criterio deH'«amicizia» di dare le cariche a chi le merita. Esclude il rischio di un nuovo putsch? Mi pare che in un anno le forze armate, in quanto istituzione, si siano rese conto del fatto che questo governo socialista è determinato a prendere delle decisioni e ad assumersi le sue responsabilità, che vuole ammodernare le forze armate, governare il Paese e risolvere i problemi. Questo ha creato un'atmosfera straordinaria. Ma la riorganizzazione dei comandi provoca proprio un malcontento. Non più che nella siderurgia. Non è un problema semplice ridurre gli effettivi del 25 per cento. Di conseguenza, vi sono resistenze, è naturale. E' una reazione di tipo corporativo. Il nostro piano blocca le prospettive di carriera per un settore dell'esercito, è vero. E' una scommessa difficile. Ma, lo ripeto, è difficile anche nella siderurgia. Neppure la questione basca può ormai smuovere l'esercito? Non è l'unico grave rischio, questo. E non soltanto per le forze armate, ma per l'intera società. E' la democrazia ad essere minacciata, e in modo preoccupante. I militari hanno la forza delle armi, che genera un senso di rispetto e anche di timore. Ma il resto della società perde la fiducia nel funzionamento della democrazia se il terrorismo si espande. E' la classica tragedia della libertà contro la sicurezza. Questo vale per tutte le democrazie, soprattutto se giovani. Ritiene che il terrorismo abbia un risvolto internazionale? Non ho dubbi. Le manifestazioni più nazionalistiche del terrorismo hanno collegamenti internazionali molto evidenti. Difficili da provare, ma assolutamente evidenti. Tutte le forme di terrorismo, cioè, sono collegate? Secondo me, un numero considerevole di fenomeni terroristici sono del tutto collegati. Con centrali comuni, quindi. E' difficile pensare che un' unica centrale diriga operativamente l'intero movimento terroristico. Ma credo che vi sia una sorta di influenza più o meno diretta o indiretta, questo si. Ed è sicuro che vi sono centri di potere i quali fanno in modo di creare le condizioni perché 11 terrorismo si sviluppi. Nel caso basco ha prove di influenze dall'estero? So di alcuni viaggi di terroristi baschi, viaggi ripetuti, che hanno un preciso significato. Non per vacanze estive o invernali. Una potenza in particolare? Visto il posto che occupo e le mie responsabilità, non dirò di più. Ila intenzione di proporre una conferenza internazionale sul terrorismo? Non c'è ancora una data, ma il progetto, sì. Vorrei che l'84 fosse un anno pessimo per il terrorismo internazionale. Spero che in Europa ci saranno spinte abbastanza forti in questo senso perché questo progetto divenga realtà. Penso che prima o poi si farà. II problema basco è soltanto un problema di terrorismo e di mantenimento dell'ordine? Non bisogna dimenticare che l'autonomia basca è molto ampia, quasi come quella di un cantone della Confederazione elvetica. I baschi hanno un governo e un Parlamento che legifera. Il governo autonomo ha poteri e un ventaglio di competenze molto estesi. Parliamo anche dell'amnistia: nel '77, l'amnistia ha fatto uscire dal carcere tutti i membri dell'Età detenuti. Cosi, un ex membro del commando che nel '73 aveva partecipato all'attentato contro Carrero Bianco è

Persone citate: Adolfo Suàrez, Carrero Bianco, Felipe Gonzdlez

Luoghi citati: Europa