Nascoste in giardino le tele di Budapest

Nascoste in giardino le tele di Budapest Recuperati in Grecia i dipinti rubati di Raffaello, Tiepolo e Tintoretto Nascoste in giardino le tele di Budapest DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Una misteriosa telefonata anonima ha permesso ieri alla gendarmeria greca di recuperare i sei famosi dipinti rubati nella notte tra il Se il 6 novembre dal museo delle Belle Arti di Budapest. Erano stati nascosti nel giardino del monastero di Itea, sulla sponda settentrionale del Golfo di Corinto, a pochi chilometri dal frantoio dell'industriale oleario Efthimios Moscachlaidis, l'enigma di uno dei furti più clamorosi del secolo: secondo il nucleo Protezione del patrimonio artistico dei carabinieri, i quadri finirono a lui; la magistratura ellenica almeno fino a ieri era motto più cauto e non escludeva che Moscachlaidis fosse completamente estraneo alla vicenda. I sei dipinti sarebbero in buone condizioni. Erano in una valigia tra gli ulivi che circondano il monastero, abbandonata l'altra sera. Oggi ad Atene alcuni specialisti dovrebbero accertare ufficialmente che si tratta proprio dei quadri rubati a Budapest, e non copie: ma sarebbe solo una formalità. Il direttore della galleria d'arte nazionale, Dimitri Papastamou, ha confermato la loro autenticità. Le tele ritrovate, il cui valore commerciale si aggira intorno alla cifra astronomica di 40 miliardi, sono: «La Madonna Esterhazy» di Raffaello; «La Sacra Famiglia» di Palma il Vecchio; «La fuga in Egitto» e •Madonna e sei santi» del Tiepolo; «Ritratto di una donna» del Tintoretto; e una tela del Giorgione. Un settimo quadro trafugato dal museo di Budapest, il «Ritratto di giovane» di Raffaello, era stato recuperato alcune settimane fa in un villaggio ungherese. Un colpo senza precedenti, ma i ladri operano commesso un errore: lasciarono nel museo un cacciavite di fabbricazione italiana e alcune impronte digitali. Secondo quanto è stato ricostruito in seguito, a organizzare il furto furono Ivano Scianti e Graffano /ori, gii unici che sono riusciti a scappare; ma erano latitanti da tempo, perché accusati di aver ucciso il guardiano di una villa, a Fu rollio del Frignano, dot* volevano rubare delle opere d'arte.'lori e Scianti arrivarono a Budapest il 14 ottobre scorso e presero accordi con tre personaggi della malavita locale: una ragazza di 16 anni, un commerciante di verdura, un disoccupato. Il 30 ottobre si aggiunsero alla banda altri tre italiani: Giacomo Merini. Giordano Incenti e Carmine Palmese. Nella notte tra il sabato e la domenica successivi il gruppo entrò nel museo di Budapest e trafugò i sette quadri, uno dei quali, il «Ritratto di giovane», rimase ai tre ungheresi, come ricompensa per l'aiuto offerto. I cinque italiani a quel punto si divisero. Inceriti e Palmese tornarono in Italia via Brindisi; Marini tentò di andare a Bucarest, ma la macchina lo piantò in asso e fu costretto a rimpatriare; lori e Scianti scapparono in Romania. Le indagali intanto pro¬ cedevano alla cieca. Ma dalle impronte digitali i carabinieri, il cui intervento era stato richiesto dalla polizia ungherese, risalirono ad uno degli italiani, e poi agli altri quattro. Così vennero arrestati prima Morini e Incenti, quindi, l'altra sera, Carmine Paimese, preso ad Atripalda, in provincia di Avellino. Morini confessò. E disse: i quadri li abbiamo consegnati a Efthimios Moscachlaidis, l'industriale oleario. La versione di Palmese e Incenti è identica e per i carabinieri non ci sono dubbi: Moscachlaidis ebbe i dipinti. Ma in Grecia queste accuse sollevarono perplessità. L'industriale fu interrogato, giurò d'essere innocente, fu creduto. Anche un ministro del governo ellenico affermò pubblicamente che gli elementi contro Moscachlaidis non erano sufficienti per un arresto. Dig>