Un figliol prodigo nella casa di Allah

Un figliol prodigo nella casa di Allah Il ritorno dell'Egitto tra i Paesi arabi Un figliol prodigo nella casa di Allah Resta tuttavia non risolto il problema lacerante di Israele DAL NOSTRO INVIATO CASABLANCA — .11 ritorno dell'Egitto in seno alla OC/ (Organiszazione Conferenza Islamica) è un fatto storico, tale da modificare i dati del conflitto del Medio Oriente. Il ritorno dell'Egitto è, al tempo stesso, la consacrazione di un uomo che si chiama Arafat: ha avuto il coraggio di compiere un gesto sema il quale la reintegrazione dell'Egitto sarebbe stata molto più difficile. Ci riferiamo all'incontro, al Cairo, con il presidente Mubarak (10 dicembre) dopo l'esodo da Tripoli. Una volta reintegrato, l'Egitto dovrà assumersi nuove responsabilità: è chiamato, infatti, a essere la punta di lancia della lotta intesa a far riconoscere i diritti del popolo palestinese'. Così dice un alto dignitario marocchino, a sottolineare quello che lui definisce -il trionfo, dell'azione di re Hassan, di re Fahd dell'Arabia Saudita e del presidente della Guinea, Sekou Touré, che si son battuti in favore dell'Egitto. E tuttavia va detto come questo ritorno del grande Paese, che da solo rappresenta in termini numerici la metà del mondo arabo, sia sottoposto a certe condizioni, per altro vaghe. In sostanza, come si legge nel comunicato ufficiale solo ora in nostro possesso nella sua versione integrale, l'Invito della Ummah all'Egitto a ritornare, novello figlio] prodigo, in seno alla famiglia islamica, comporta .l'impegno ad aderire ai principi, alle regole, dite decisioni delinei.. Clie significa tutto ciò? Semplicemente che la Conferenza islamica ha aperto la porta al presidente Mubarak. ma perché la reintegrazione nei ranghi divenga effettiva dovrà seguirsi una macchinosa procedura. Un comitato speciale, presieduto dal segretario generale della Conferenza, Chatty, si recherà, non si sa ancora quando, al Cairo .al fine di ottenere dal l'Egitto fratello l'impegno ad aderire alla linea dell'OCI.. Codesto comitato dovrà tornare .con risultati positivi da riferire a tutti i membri della Organizzazione islamica. Finalmente si avrà l'Invito all'Egitto .in piena e dovuta forma.. Tutto ciò inceppa In qual che modo i cardini della «porta aperta». Ma non si poteva fare altrimenti perché i Paesi radicali, se l'invito fosse stato «senza condizioni», avrebbe ro sbarrato il passo all'accettazione, da parte della confe renza, di quella che potrem nio chiamare la «pace saudiana» per il Medio Oriente. Insomma è il solito com promesso tipicamente islami co. una sorta di baratto poli tlco, se si vuole: i Paesi moderati ottengono che la Con ferenza faccia proprio il pia no di pace arabo di Fes, di ispirazione saudita, il quale al punto 7 riconosce, sia pure implicitamente, il diritto di Israele a vivere alla pari con «tutti» gli altri Stati del Me dio Oriente. I duri ottengono che il ritorno dell'Egitto sia travagliato anziché immedia to come volevano i moderati arabi, Arafat e molti Paesi dell'Africa e dell'Asia. A loro volta, con la Carta di Casablanca, gli islamici chie< dono all'Onu di riconoscere, con una nuova risoluzione, .i diritti sacrosanti del popolo palestinese., porgendo come moneta di scambio, appunto, il «riconoscimento» di Israele. Cosi stando le cose, visto il trend moderato che in definitiva ha finito col prevalere qui a Casablanca dopo un vero e proprio dibattito-maratona, gli osservatori riten ,iono che sarebbe assurdo chiedere all'Egitto di «cancellare» la pace con Israele. .Bisognerà trovare una formula., ha detto 11 ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, Saud Feisal. Non è possibile ignorare la Siria (si oppone al ritorno dell'Egitto), la quale, in fatto, tiene le chiavi della pace o della normalità, se non altro. In Libano e che si sarebbe impegnata a mettere a tacere i palestinesi contrari ad Arafat. Non è possibile sperar di ci condurre una vigorosa azione in sede internazionale per il riconoscimento dell'OIp senza il sostegno del più grande Paese arabo, l'Egitto, appunto. Fa capitolo a parte la Libia che contro IMnvlto» all'Egitto ha condotto una battaglia durissima rivelatasi, però, di retroguardia. Il maggiore Abdel Salam Jallud, numero due libico, ha lasciato Casablanca giovedì pomeriggio per non essere presente alla cerimonia di chiusura, però (e questo si inserisce forse nel giuoco delle parti) alla seduta finale della conferenza ha assistito un rappresentante della Giamahiria ed era presente, del pari, quello siriano. Prima di partire, furente per l'approvazione dell' «invito» all'Egitto, Jallud ha convocato una conferenza stampa risonasi in un acceso monologo. .Non permettere- mo l'arabizzazione di Camp David. E vi dico che chiunque osasse avventurarsi per questa strada dovrà pagare un prezzo elevato.. Ancora una volta il mondo arabo affronta una rotta difficile, oscillando fra 11 desiderio di rompere con Israele in modo clamoroso (costringen-' do l'Egitto a denunciare il trattato di Camp David, in ciò spinto da un odio nutrito di annose frustrazioni) e la presa di coscienza di una realtà precisa: Israele esiste, Israele è oramai parte integrante del Medio Oriente. Se si ambisce la pace, se si pretende giusti i per i palestinesi bisogne. a. arrendersi alla storia. Questo gli arabi lo sanno, ma non riescono ancora a rassegnarsi. Almeno non tutti. Epperò, come è stato detto, un lungo cammino comincia con un piccolo passo. igor Man

Persone citate: Abdel Salam Jallud, Arafat, Chatty, Jallud, Mubarak, Saud Feisal, Sekou Touré