Christa Ludwig, la maga del Lied
Christa Ludwig, la maga del Lied La grande cantante per l'Unione Musicale con Schubert, Brahms, Liszl, Maliler Christa Ludwig, la maga del Lied Come per Accardo e Uto Ughi caccia ai biglietti per il concerto al Conservatorio TORINO — Non sono più i tempi in cui un concerto di l.icdvr, sia pure affidalo a stelle di prima grandezza, lasciava larghi vuoti nelle sale turinosi: per Christa Ludwig invitata all'Unione Musicale, Conservatorio esaurito, ricerca di biglietti come per Accardo o Ughi, acclamazioni prolungate e generose. Del resto la Ludwig, che un paio di anni fa ci aveva portato un limpidissimo Viario d'invernò schubertiano, sta diventando famigliare al nostro pubblico e possiamo solo augurarci che tale consuetudine duri il più a lungo possibile. Splendido il programma, già indicativo della versatilità della cantante; di Schubert, le poche battute di La morte e la ianciulla rivelavano da sole l'istinto teatrale dell'interprete: leggera e trepidante la frase della fanciulla alla morte («Vattene, non mi toccare-), scura e dolce come un clarinetto, profonda di gravità morale la risposta della morte («Dammi la mano, non vengo per punire, ti sono amica»), e allo stesso tempo tenerissima e faseinatrice: tutto un mondo, tutta I' ansia positiva del Romanticismo (anche nel negatila) della morte), e tutto in un pugno di note, nel giro di un paio di minuti. Veramente, non restava che dare la mano alla Ludwig e lasciarsi condurre per i magici sentieri del Lied romantico: ecco il Tiglio, cantato i/koaì sognando di cose famigliari, ecco l'arguzia della Trota; e poi Brahms. con la sublime desolazione delle tombe dimenticate nel Kirclihofe. Meno noli, un po' fuori dallu via maestra, tre splendidi Lieder di Liszt: sulle prime, faceva effetto sentire Du bist wie cine Blume su note diverse du quelle incise sulle stesse purole du Schubert. ma c'era il tempo di apprezzare subito un'invenzione degna di quel inodello,inurrlvqbih;^.u<. Nella stile del racconto, del pezzo a soggetto, è seguito il quadretto dei Tre zingari. ;>fpno di umorismo e di vividi frustagli nella parte pianistica: qui si è fatta valere, per felicità di rilievi minori, la pianista Francoise Tillurd, in altre parli della serata un vo' incline ul ruolo subalterno dell'accompagnatrice. Altri accenti con Mahler, esaltati con minuziosità saporosa dalla Ludwig, e poi il ritorno sulla Dia maestra con Struuss, concluso con l'entusiastica Zueignung. con il • liube Dan/c- finale (-ti ringrazio-) che il pubblico ha restituito alla grande cantante con un trionfo. Giorgio Pestelli . . ., sr-s-w^KH*- TORINO — Ottimo complesso questo Trio d'archi di Monaco che il Goethe Inslltul ha invitalo a Torino presentandolo al pubblico della Riki Hacrtclt. Possiede una violinista. Ana Chumachenko. talvolta trascinante, un violista, Oscar Lysy, che sa giocare perfettamente il proprio ruolo, emergendo con chiarezza nella linea del canto o nascondendosi nel mormorio degli accompagnamenti, e un violinista. Wolfgang Mehlhorn. che fornisce all' organico un sostegno saldo, preciso e sensibile. La sapienza del loro intreccio cameristico si è fatta apprezzare nel 7Yfo in fa maggiore di Felice Giardini e nella Serenata In do hiaggìpre di Ernest von Dohnanyi, ' compositore ungherese che esercitò la sua grande autorevolezza nell'ambiente musicale mitteleuropeo della prima metà del secolo. Impregnata di umori brahmsiani. questa Serenata scritta nel 1902 è un lavoro molto energico che avvince, non di rado, nell impelo espressivo dei suoi cinque movimenti resi dagli esecutori con totale immedesimazione. Per finire, Mozart. Lo straordinàrio Divertimento K. 563 ha ormai del divertimento solo il numero dei movimenti (sei), la presenza dei due minuetti e del tema con variazioni: quanto allo stile è un concentrato della più distillala arte cameristica, degno dei paragone con i più grandi quartetti. Richiede una esecuzione profonda ed insieme spigliala, di una freschezza sorgiva, carattere quest'ultimo che il Trio di Monaco 6 riuscito quasi sempre a realizzare, pur nella sostanziale serietà della sua lettura. Applausi vivi. p. gal.
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