Condannata a sei anni la donna che assassinò il figlio drogato di Susanna Marzolla
Condannata a sei anni Indonna che assassinò il figlio drogato Milano, la Corte d'assise le ha riconosciuto la seminfermità mentale Condannata a sei anni Indonna che assassinò il figlio drogato MILANO — Non è durata neppure un'ora l'attesa per la sentenza contro Giovanna Lettini, 51 anni, la donna che uccise il figlio drogato, Franco Tritta, 20 anni. A mezzogiorno i giudici sono entrati in camera di consiglio; poco prima dell'una la sentenza di condanna: sei anni e sei mesi di reclusione di cui un anno condonato. La Corte d'assise in sostanza ha ritenuto Giovanna Lettini responsabile di omicidio volontario ma le ha riconosciuto la seminfermità mentale al momento del fatto, nonché l'attenuante dl avere «agito in stato d'ira detcrminato da un fatto ingiusto altrui-. Una sentenza di compromesso tra la richiesta del pubblico ministero (dodici anni di reclusione) e quella della difesa, che voleva la Lettini non punibile perché «incapace di intendere e di volere al momento del fatto-. Tra due me- si, se non sarà interposto appello, la donna, avendo scontato metà della pena, potrà uscire In libertà condizionale. Giovanna Lettini non ha reagito alla lettura della sentenza, cosi come, durante la requisitoria del pubblico mi¬ nistero, aveva cessato di piangere proprio nel momento in cui la dott. Dameno faceva la sua richiesta di condanna. Sembrava quasi che finita «l'anticipazione di pena sofferta nella vita con il figliole parole sono dello stesso pm). finita l'angoscia del processo, gli anni di carcere fossero la cosa meno pesante per lei. Certo potrà tornare agli affetti familiari, alla figlia Antonella, che sin da bambina aveva accettato la completa dedizione della madre al piccolo, difficile fratello, e che fi-, no all'ultimo era stata il suo aiuto e la sua confidente. Fu lei a ricevere quella drammatica telefonata, un sabato mattina: «Vieni, presto, ho ucciso Franco-, fatta da Giovanna Lettini quando, uscita da quel misto di incubo e realtà che era stato il suo delitto, si era finalmente resa conto di cosa era successo. Giovanna Lettini ha pianto molto durante le udienze, ma non è mai stato quel pianto-scenegglata che vuol strappare la commozione a tutti 1 costi. Era qualcosa dl più intimo, che spesso non aveva nulla a che vedere con quanto avveniva In aula. Come se le parole dei testimoni, del pubblico ministero, degli avvocati servissero solo da filo conduttore al suoi ricordi. E gli occhi lucidi era facile trovarli anche; tra il pubblico o tra i giudici popolari. Ecco allora Giovanna Lettini chiedere piangendo allapreside della scuola media di non sospendere il ragazzo, come avevano chiesto tutti gli insegnanti; eccola implorare 1 datori dl lavoro di non denunidarlo per i suoi furti. Eccola lavorare senza tenere mai nulla per sé, ma solo per accontentare il figlio in ogni suo desiderio, per evitare che si mettesse «neipasticci». Sacrifici, precauzioni inutili: il ragazzo diventava sem-i pre più esigente e violento, nel loro già difficile rapporto si era ormai inserita la droga. E Giovanna Lettini reagiva imbottendosi di psicofarmaci, 'ben oltre le indicazioni del neurologo. Fece anche cosi la sera del 30 gennaio di tre anni fa, quando poi un incubo la svegliò e per diciotto volte colpi il i suo ragazzo nel sonno. Susanna Marzolla Miliino. Giovanna I .filini dietro le sbarre ascolla la sentenza
Persone citate: Dameno, Franco Tritta, Giovanna Lettini
Luoghi citati: Milano
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