Nigeria, il gigante in uniforme

Nigeria, il gigante in uniforme I militari sono tornati al potere nel Paese più popoloso dell9Africa in crisi dopo la fine del boom petrolifero Nigeria, il gigante in uniforme Con il colpo di Stato della notte di Capodanno il generale Mohammed Buhari (un moderato uscito dalle accademie militari inglesi e americane) avrebbe battuto sul tempo un putsch preparato da giovani capitani di tendenze marxiste - Il nuovo regime affronta i problemi di un enorme deficit e delle spinte centrifughe delle centinaia di etnie in cui sono divisi i 90 milioni di abitanti Porse, fra le tante deflni-j zionl che gli sono state rlca-' mate attorno, la più azzecca-! ;ta è quella di «polpe dal] tguanto di velluto*. Un putsch' icertamente da manuale, di ,cul ogni stratega potrebbe andare fiero: pianificato a puntino, eseguito con il giusto pizzico di astuzia, fulmineo e soprattutto incruento in modo da tranquillizzare 1' opinione pubblica: appena un morto, ed anche quello ammazzato per sbaglio. Eppure, nonostante la veste dimessa, di «necessità obbligata», come si sono affrettati a precisare 1 suol promotori, è indubbio che 11 rovesciamento di regime messo a segno dai militari in Nigeria nella notte di San Silvestro abbia riportato indietro l'oro-! logio della democrazia. Un'altra pagina buia va ad aggiungersi alla storia travagliata del continente africano, ancora un governo eletto che fi-, nisce alle corde travolto da malesseri endemici, addirittura Incurabili: masse condannate alla povertà, corruzione dilagante, Incapacità gestionali, odi tribali, crescita' incontrollata della popolazlo-[ ne. Certo, poco più di due settimane appaiono insufficienti per giudicare se 11 vento delle novità cominci a soffiare, e nel verso giusto, sull'immensa nazione del Continente nero, ma 11 pur breve lasso di tempo trascorso da quando 11 generale Mohammed Buhari" si è sostituito al presidente Shehu Shagari indica già che' questo colpo di Stato si sta discostando da molti pronunciamenti abbastanza consimili. In primo luogo la motivazione, che comincia a prendere corpo appena da qualche giorno. Infatti nel circoli diplomatici di Lagos si sussur- ra ormai apertamente la tesi' subito avanzata dopo 11 31 dicembre, cioè che Buhari si fosse deciso a scalzare il suo predecessore pur di battere sul tempo il tentativo golpista progettato da un gruppo di giovani capitani di marcate tendenze marxiste. Costoro avrebbero raccolto una folta schiera di proseliti, pescando fra il malcontento piuttosto diffuso nei ranghi subalterni, vista l'inconcludenza delle riforme ripetutamente promesse e mai attuate dal capo dello 8tato, con il proposito di imporre una svolta radicale alla Federa-' zione e di spostarla verso posizioni oltranziste In seno allo schieramento terzomondista. Buhari, in sostanza, sarebbe saltato in sella alla spinta proveniente dal basso. Si è quindi autoimposto — secondo la ricostruzione degli eventi avanzata dal settimanale americano Newsweek — al Consiglio militare supremo composto da 19 membri, infine ha lanciato il segnale della «rivolta morbida» con l'ordine di occupare la sede della' radio e di arrestare Shagari, bloccato nel cuore della notte presso la residenza ufficiale, alla periferia della capitale. Del nuovo uomo forte della Nigeria si sa parecchio e del suo passato molte cose indicano una marcata tendenza alla moderazione, il che con-, fermerebbe la frenata esercitata nei confronti dei propri commiltonì. Ufficiale di carriera, 41 anni, ha studiato in Inghilterra presso la Scuola cadetti di Aldershot oltre a frequentare negli Stati Uniti il War College della Pennsylvania. Musulmano fervente, era stato ministro per 11 Petrolio e governatore del Borno, due posti chiave, offertigli nel 1979 dall'ultimo governo militare in segno di riconoscenza per aver aiutato ad attuare quattro anni pri-' ma un'altra sommossa di vertice, la cacciata del presidente di allora, 11 generale Yakubu Oowon. C'è quindi a marcare la volontà di rinnovamento la serie di decisioni addottate a tamburo battente sul piano interno quali l'abolizione dell' emergenza, ' durata solo tre giorni, l'immediato ripristino del prezzo politico del riso e di alcuni generi alimentari di largo consumo, infine l'Impegno di perseguire quanti erano riusciti ad arricchirsi all ombra di Shagari. Una promessa, quest'ultima, non demagogica in quanto tradotta sul piano pratico dalla carce razione di numerosi notabili del partito nazionale nigeria¬ no. Altri però sono riusciti a" fuggire all'estero, compresi due dei principali responsabili dell'attuale dissesto economico, l'ex ministro del Commercio, Bello Yussuf, ed Umaru Dikko, che fu a capo del dicastero per 1 Trasporti e l'Aviazione. Sul plano internazionale, i politici «in uniforme» non si sono lasciati scappare due importanti scadenze: da una, parte la conferma di restare nel cartello dell'Opec, una notizia accolta con estremo favore da produttori e consumatori di petrolio in quanto sventa la minaccia immediata di un'ennesima crisi sul mercato energetico mondiale, é dall'altra il pagamento' esattamente alla data presta¬ bilita di 60 milioni di dollari' su un prestito di due miliardi contratto anni fa con un pool di 66 banche occidentali. Ora tuttavia all'euforia iniziale («Il ricambio potrebbe risultare salutare — ha scritto il Nlgerian Daily Neios — purché ad una classe dirìgente corrotta non ne segua un' altra*) subentra gradualmente lo sconforto misto al timore che 1 problemi del «gigante dell'Africa» continuino a sfuggire a qualsiasi ipotesi di soluzione. Al riguardo le cifre parlano chiaro. Nel 1980, durante la fase più prospera e felice dell'oli boom, gli introiti petroliferi nigeriani si aggiravano attorno i 26 miliardi di dollari, precipitati adesso a quota 10 miliardi che non bastano nemmeno a fronteggiare il debito estero' (nel 1983 era di 20 miliardi di dollari) né tantomeno a sostenere le spese crescenti della riconversione industriale. Ecco perché sono in molti a chiedersi se Buhari riuscirà là dove Shagari ha fallito. Dovrà ricorrere al pugno di ferro per tenere sotto controllo le centinaia di etnie che compongono la miscela' esplosiva della nazione più popolosa dell'Africa, oltre 90 milioni di abitanti divisi da' feroci antagonismi religiosi, per soffocare rigurgiti nazionalistici di tipo biafrano, per evitare pericolosi scoppi di xenofobia come l'esodo imposto lo scorso anno alla manodopera proveniente dal vlcl- no Ghana? Oppure perdonerà certi peccati di orgoglio per concentrarsi Invece sul difficile programma di risanamento strutturale e finanziarlo del Paese? Inoltre, 1 militari, che già soggiornarono nella stanza dei bottoni dal 1966 al 1979 con un curriculum di realizzazioni assai poco esaltante, magari fra qualche anno avranno il coraggio di restituire il potere ai civili a patto di eliminare i brogli elettorali che avevano inquinato anche l'ultima consultazione di agosto, vinta con un plebiscito da Shagari? E consentiranno alla Nigeria di mantenere un primato invidiabile, quello della stampa più sbarazzina, meno condiscendente verso V establishment di tutta l'Africa? Proprio a proposito di questo «continente andato a male» il servizio di copertina dell'ultimo numero di Time citava dati impressionanti. In 25 anni, da quando gli imperi coloniali hanno accelerato lo smantellamento degli antichi possedimenti africani, 70 leaders di nazioni appena affacciate alla ribalta dell'indipendenza sono stati deposti con la forza e con l'assassinio. Oggi su 41 Paesi della Black Africa soltanto sette consentono resistenza di partiti d' opposizione, 17 sono comandali da un unico partito di stampo orwelliano, altri 17 subiscono regimi militari, il loro indebitamento complesjSivo supera ogni anno i cento miliardi di dollari, in meno di un ventennio la popolazione residente nella fascia subsaharlca è salita da 210 a 400 milioni di persone, a poco o j nulla valgono purtroppo le molteplici, volonterose campagne su) controllo delle nascite. La svolta nigeriana si inserisce dunque in un quadro politico e congiunturale alquanto fosco e dalle prospettive incerte. «Dispiace — ha detto il presidente Reagan — che il goi'erno nigeriano sia stato abbattuto con messi anticostituzionali però non vedo altra strada che collaborare con le nuove autorità". Da Lagos il generale Buhari gli Ita risposto: « Grafie, ma se noi dovessimo fallire sarà sempre peggio per tutti voi". Piero de Garzarolli pAtm—AnsSdPp—mp—s6tap

Persone citate: Buhari, Mohammed Buhari, Piero De Garzarolli, Shehu Shagari, Yakubu Oowon, Yussuf