Gravi due operai della Fornicoke « Non importa, digiuniamo ancora » di Sandro Chiaramonti
Gravi due operai della Fornicoke « Non importa, digiuniamo ancora » All'ottavo giorno lo sciopero della fame contro la chiusura della fabbrica Gravi due operai della Fornicoke « Non importa, digiuniamo ancora » SAVONA — Un gruppo di operai della Fornicoke di Vado Ligure (590 dipendenti, proprietà Eni, attraverso l'Italiana Coke) ha scelto la strada dello sciopero della fame come ultima, disperata protesta contro la chiusura della fabbrica, decretata in dicembre. Le quattro cokerie italiane (oltre a Vado, Cairo Montenotte, sempre in provìncia di Savona, Avenza in Toscana e Marghera nel Veneto) possono produrre fino a 2 milioni e mezzo di carbon coke all'anno; il mercato in crisi, soprattutto per le minori esportazioni all'Est, è in grado di assorbirne sono 1 milione e duecentomila. L'Eni si dice disposta a sopportare un certo esubero, ma sostiene che è necessario un taglio di almeno 800 mila tonnellate. Ma il problema della Fornicoke non è solo un problema di mercato. Anzi. Uno studio ordinato dall'Eni all'Arthur Little, società inglese specia¬ lizzata in prolezioni industriali, ha svelato senza mezzi termini che la cokeria di Vado è la migliore di quelle italiane, ed è in grado di assicurare il più elevato rendimento fra costi e ricavi. E' l'unica a poter disporre, a poche centinaia di metri, di un pontile a mare, ha impianti moderni e già ristrutturati, può produrre il tipo di coke più pregiato. E allora perché l'Eni vuole chiuderla? «Ufficialmente — rispondono al consiglio di fabbrica — per motivi ecologici e per la mancanza di spazi su cui estendersi. In realtà siamo di fronte a una manovra politica, a un'operazione sporca. La Fornicoke di recente è corsa ai ripari per una maggior protezione dell'ambiente, quelli dell'Eni sono soltanto alibi». Il sindacato ha suggerito, per esemplo, di diminuire la produzione di tutte e quattro le cokerie. Il peso politico di Savona sarebbe insufficiente a garantire la vita alla fabbrica di Vado. Per questo è esplosa la rabbia degli operai che, per ora, si è mantenuta su livelli assai civili. In città sono state raccolte oltre 13 mila firme, il vescovo è solidale con gli Oliera!. Di recente é stata occupata la stazione di Savona, ma gli scioperanti hanno detto si all'Invito della polizia di sgomberare. Ben 86 operai sono pronti a digiunare. Lunedi 9 gennaio, alle 14, in dieci hanno iniziato lo sciopero della fame. Cinque hanno già dovuto prendere la via dell'ospedale, ma sono stali subito rimpiazzati. Ieri mattina, nella disadorna stanza riunioni in cui sono state sistemate le brandine, la tensione era al massimo. Alle 11,30 due dei medici che seguono la vicenda hanno ordinato il ricovero urgente per i due operai Luigi Ducoli, 36 anni, e Sirio Ascioti, 34, che digiunano ininterrottamente da otto giorni, bevendo solo acqua. Nulla da fare. Dice Ducoli: «Il nostro non è un caso come gli altri. Siamo vittimedi un'ingiustizia. Cene andremo solo quando avremo di fronte chi ci ha costretti a ridurci in questi lettini». Ieri mattina, l'ultimo, duro colpo. L'Italiana Coke ha ordinato di ridurre ulteriormente la produzione, che continuava per non far mancare il gas alle Industrie e alla città (in futuro si ricorrerà al metano). «E'l'ultima provocazione — hanno detto al consiglio di fabbrica — per portarci provati e in condizioni di info- j rlorltà, venerdì prossimo, all'incontro, al ministero delle Partecipazioni statali, fra sin-, dacato ed Eni». Fino ad oggi gli operai non avevano voluto usare l'arma del gas come ricatto. «Ma adesso è chiaro che vogliono ricorrere a Cairo anche per questo servizio», h'or-, dine è stato respinto, ' Sandro Chiaramonti
Persone citate: Arthur Little, Ducoli, Luigi Ducoli, Sirio Ascioti
Luoghi citati: Cairo, Savona, Toscana, Vado Ligure, Veneto
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