Stockhaisen: Lucifero alla Scala

 Stoekhampn0 Lucifero alla Scala 1/V V'*»* I •V W^/ V A ft 9 J^M VAJ. %*/JL ^/VM'Aft>V INTERVISTA COL MAESTRO TEDESCO SULLA SUA NUOVA OPERA Stoekhampn0 Lucifero alla Scala 1/V V'*»* I •V W^/ V A ft 9 J^M VAJ. %*/JL ^/VM'Aft>V L'angelo del male è protagonista di «Sabato», che debutterà in maggio - E' la seconda delle sette giornate di «Luce», l'immensa cosmogonia fantastica cominciata nell'81 con «Giovedì» - «Mi piaceva l'idea di un'opera unica alla quale dedicare il resto della mia vita» -1 segreti di questa «superformula» e le «visioni che ispirano il maestro - «Questa è l'arte più sublime che esista» NOSTRO SERVIZIO KTJRTEN — Karlhcinz Slockliausen, 55 anni, 6 immerso dal 1977 nella composizione della sua opera «dei sette giorni della settimana», Lieht (luce), clic avrà una durata di quasi 21 ore e gli richiederà- vent'anni di lavoro. Questa nuova meta occupa il suo orizzonte, ma non lo porta affatto a rompere con le creazioni precedenti, anzi. Stockhauscn ha appena presentato all'Ircam (il celebre istituto musicale del Bcaubourg) vecchi lavori; e questa intervista che ha concesso nella sua casa di Kurtcn dimostra la continuità del suo arco creativo, lino a un progetto che non lia precedenti, una cosmogonia, una .cosmosolia- fantastica della quale il maestro rivela qui le grandi linee. — Per questa settimana dcll'Ircam ha scelto soltanto opere elettroniche vecchie di 16, addirittura di ti «n l'unni. Perché? -L'anno scorso, discutendo con i tecnici e con il pubblico in occasione di Sirius, mi sono reso conto del fatto clic pochi avevano sentilo il Canto degli adolescenti del 1956, Kontakte (1960). Microionia 1 (1963), Hymnen (1967), e. ancor meno i miei due Studi elettronici (1953-1954). Molti, del resto, non erano neppure nati quando queste opere vennero presentate al pubblico musicale. Mi è parso che tutte queste persone potessero essere interessate alla scoperta di quel mondo sonoro duvvero nuovo clic mi Ita condotto fino u Sirius... Da Webern — Al suo esordio, negli Anni Cinquanta, lei era slato molto influenzato da Webern, il cui centenario viene celebrato proprio in questi giorni. Che cosa ne pensa oggi? Secondo lei, Webern immaginava quali straordinari sviluppi lei avrebbe dato al concetto di seriale? .< -Non credo, Webern poteva soltanto prevedere un perfezionamento delle sue tecnl- che. non certo tutto ciò die è stato dovuto al boom tecnologico. Oggi però gli assegno la stessa import ama che gli assegnavo quando ho scoperto le sue opere, lo considero cioè il compositore più trasparente, piii 'economo- nella storia della musica. E' un creatore di perle, un esempio sempre valido, perché è sempre presente a ricordare che solo la limitazione fa il maestro a chi 6 tentato dalla ricchezza della materia e dallo sfruttamento di ogni sua possibilità-. — Crede che le sue ultime opei'C, le cantate in particolare, abbiano aperto nuove strade? -No. Sono ami convinto che fosse costretto in un nuovo accademismo, mentre le sue opere più vecchie, dalla 7 alla 19, offrono un mondo prodigioso capace di incoraggiare i compositori chiusi in tecniche formaliste. Per chi vuole uscire da un sistema basato sulla ripetizione, sulla variazione, sulle formulelte che si riproducono, quel Webern rimane una fonte di speranza, e dimostra che il fine della musica è toccare l'uomo in un modo misterioso, non convincerlo attraverso la perfezione die viene dal mestiere. E' una cosa che ho avvertito siri dall'inizio». — Ila avuto immediatamente l'idea di quel rinnovamento che voleva portare alla musica? -A volte, quando ìaiwo mi dico: questo sarai il primo a farlo. Ma contemporaneamente mi rendo conto del fatto che tutto ciò non ha alcun significato prima che sia realizzato. Per il progresso generale', della musica e della creazione di forme nuove esiste soltanto ciò che è compiuto. Tutti hanno idee, pochi danno loro forma in modo che l'opera non sia un mondo chiuso, ma assolutamente aperto, come un seme che produrrà molte altre Imisiche e non per imitazione esteriore, ma attraverso nuovi processi genetici. -Per Kontakte, che mi è costalo due anni di lavoro, ogni giorno ho fatto esperimenti diversi in studio analizzando campanacci da mucche, marimba, ogni sorla di sonagli, strumenti a percussione, tentando di scoprire come quei suoni si potessero sintetizzare. E non per imitarli, ma per trasformarli in ultri suoni. Il rapporto fra i timbri mi interessava quanto le altre differenze». — E' stato il sintetizzatore a permetterle di realizzare definitivamente le sue idee, come in Sirius? -Si, insieme con molte altre cose: trasformare un sistema di ffntbri in sistema di altezza dei suoni, modulare l' armonia di una musica con il ritmo di un'altra, e cosi via. La trasformazione dei parametri,, quella che io chia mo in tcrmodulazione, mi sembra una conquista molto importante. Le stesse ricerche si ritrovano in biologia come in dietetica». — Il pubblico riesce a cogliere questa intermodulazione, che e vera alchimia sonora? -Immediatamente. E' invece più lungo tradurre ciò che si sente: una cosa è percepi¬ re, essere trascinati dal fenomeno, un'altra è razionaliz-, zarlo. Io trovo che l'aspetto magico è il più importante. L'uomo deve provare meraviglia». — A volte dice: tarò cose diverse, cambierò stile? -No. All'origine del mio lavoro c'è sempre un'intuizione. L'accetto quando mi sorprende molto e mi metto a vibrare, divengo curioso. La maggior parte delle mie opere sono nate in sogno o mentre copiavo musica. All'improvviso sento qualcosa che non conosco, qualcosa ancora molto vago, ma die ha già una sonorità approsstmaii[va. Prendo qualdie appunto -per'ricordarmene, e un giorno mi decido: oggi realizzerò quello che mi è venuto in mente quel giorno. -Non le parlerò della nascita di Trans, che fio raccontato molte volle; ma è stato uguale per Gruppen e anche per Kreuz-spiel, una delle mie primissime partiture. Sono in un certo posto, ascolto, e mi giunge una musica, addirittura vedo l'orchestra, vedo come sono disposti gli strumentisti. Poi mi metto al lavoro e cerco un metodo per unificare le mie diverse visioni sonore». In cielo — E nel caso di un'opera elettronica come Kontakte? -E' diverso. Ero solo nello studio, anzi dormivo. Giocavo con delle apparecchiature, dei pulsanti, cominciavo a caso e stavo a sentire; e all' improiwiso sono rimasto affascinato da un dettaglio sonoro, ritmico». — Come in Kurzwellen, dove gli interpreti improvvisano su motivi trasmessi dalle onde corte? -Proprio così. Vengo trascinato, mi perdo, produco dei suoni, li butto. Non va "Ecco, questo funziona", e continuo. Come un cacciato- re. die per sesto senso sente dove deve andare, ina non sa esattamente se troverà qualcosa». — Parliamo di Lirht, quest'opera che durerà sette giorni. Quale ne è stata la genesi? -Anche in questo caso I' idea è nata in Giappone, nel 1977. Lavoravo a Der Jahreslauf. A Kyoto, dove ho passalo sei settimane, ho assistito a una cerimoniu buddhista che durava tre giorni e tre notti. Ascoltando i monaci, ho notato che il loro canto aveva il suono di un canto piano. Gli intervalli erano gli stessi, ma il modo di fare ì glissando, di attaccare o terminare un suono, >il- "dialetto", per cosi dire, era diverso.' E mi sono detto: è probabile che la struttura di qualsiasi musica, in qualsiasi epoca, sia la stessa, considerando gli intervalli astratti. Ma il modo di "parlare" è musicalmente diverso, il che costituisce poi la differenza fra le musiche folkloristiche. e quelle dei compositori, in tempi e luogìii diversi. Se tutto ciò è vero, potrei forse creare qualcosa basato su un'unica formula molto astratta, che preveda intervalli applicabili a tutti gli aspetti della musica, anche al teatro, alle luci, ai movimenti, alla danza. Partendo da questa formula centrale potrei creare un intero mondo nei diversi "dialetti" di ogni opera parziale, di ogni membro che andrà a comporre questo grande corpo musicale. • Mi piaceva l'idea di prevedere un'opera unica alla quale dedicare il resto della mia vita. Ero stanco di fare "bruni" di musica, di disperdermi. Oggi mi sembrerebbe assolutamente normale un compositore che sin dalla sua prima nota incominciasse un'opera che abbracciasse tutta la sua esistenza. E ogni giorno trovo più ajipassionante far derivare dalla 7iiia "superformula" nuove scene e 7iuovc musiche. Certo, in Licht tutto è collegato più o meno apertamente, ma qucll' unità la si avverte in modo chiaro, si coglie l'intera opera come un mondo in movimento, in trasformazione, un mondo nel quale fenomeni nuovi sono in costante rapporto con quanto già si conosce. Il titolo, Licht, è venuto dopo, ma era inevitabile, perché in tutti gli scritti dei grandi maestri è detto che la luce è il fine da raggiungere dopo la. morte, la sostanza stessa dell'essere universale di Dio». — Come si struttura il tutto? -Ho definito l'intero progetto già nel 77. Conosco ■esattamente il soggetto e la durala di ogni scena. Ho incominciato con Donnerstag, giovedì: la vita di Michele, un arcangelo, un Cristo die s'incarna nella condizione più miserabile in assoluto e diviene musicista, partecipa a ogni sorta di esperienze umane (famiglia, incontro con l'altro sesso, e cosi via), fa. un viaggio intorno al mondo e torna in cielo». — La sua è una teologia piuttosto strana, deve ammetterlo. Quel Michele sembra avere molti tratti autobiografici. -Le ho appena detto che le mie opere nascono da una visione. Mi è dunque impossibile discutere sul senso o sul nonsenso di ciò che scrivo: non posso difendere una cosa che mi e stata donata. E se mi fosse capitata una cosa dwersa. avrei fatto una cosa diversa. Sull'aspetto uutobiografico non ci sono dubbi. Ma tutti i grandi scrittori raccontano la loro giovinezza per essere il più vicini possibili alla realtà i-issuta e sembrare credibili. Tentazione .Dopo Giovedì ivo scritto Sabato, ormai quasi terminato, e il cui allestimento scenico avverrà il 21 maggio alla Scala. E' il giorno di Lucifero, antagonista di Michele, che è contrario alla creazione dell'uomo, contrario a questo ibrido di animale e spirito, contrario all'idea di ascensione attraverso la sofferenza e la morte. Ma per me Lucifero non incarna il male assoluto: nella mia opera, nero e bianco diven¬ i e o o o e gono sfumati, i personaggi sono ambivalenti, e per V "addio a Lucifero" si canta la Lode della virtù di San Francesco d'Assisi. Lucifero, che è angelo di luce per eccellenza, dice: "Se non abbandonate i fenomeni di questa terra materialistica, di questa greve terra, non arriverete mai alla luce". -La prossima giornata sarà Lunedi, giorno della Luna, ■ giorno di Eva, nuova festa della nascita. Molti bambini nasceranno da una donna enorme con più leste; ma Lucifero, disgustato da tutto quel sangue sparso, farà i-icominciare la cerimonia in modo che i bambini rinascano in modo più "colto" e sappiano cantare meglio, perché prima ululano come cani, una cosa orribile. «Martedì mostrerà la grande battaglia intellettuale fra Lucifero e Michele. Ci saranno il Jahreslauf e ogni sorta di lotte fra i tromboni dell' uno e le trombe dell'altro. Mercoledì vedrà un tentativo di collaborazione fra Michele, Eva e Lucifero, i quali comprendono di lavorare insieme per il Cosmo, pur con mezzi diversi. E insieme tentano di creare una lingua universale. -In Venerdi assisteremo alla tentazione di Eva, che Lucifero tenta di convincere a lavorare per la sua causa e a partorire esseri molto più perfetti. Ma Eva vuole continuare l'esperimento dell' umanità con Michele; e Domenica sarei il giorno della loro unione mistica, a immagine della creazione del mondo da parte di Dio, che è padre e madre. Lucifero, che non ha sesso, non crede in Dio: "E" una fandonia, un' invenzione dei vecchi spiriti dell'universo"-. — E la spirale riprende Lunedi con una nuova nascita dell'umanità. Ci dica chi e Michele. . «flfidiele è il jnusicisia che ha subito ogni sorta di prove, clic si è impadrbnito dell'arte dì parlare, di cantare, di manipolare le vibrazioni sonore del suo essere a un livello più elevato della lingua comune. Quando se ne va, lascia un qualcosa che racchiude le risonanze più sottili e più intime del suo essere. E secondo me questa è l'arte più sublime che esista». Jacques Lonchampt Copyright di < U Monde» c per l'Italia de «La Stampa» o n e i r , , a a e

Persone citate: Jacques Lonchampt, Licht, Maestro Tedesco, Trans, Webern

Luoghi citati: Assisi, Giappone, Italia, Kyoto