I 23 clan della droga di Giuseppe Zaccaria

I 23 clan della droga Un rapporto del ministero dell'Interno sulle organizzazioni di spacciatori in Italia I 23 clan della droga Un esercito di 1500 uomini - Per la maggior parte sono siciliani - Il gruppo che desta più preoccupazione è quello che fa capo a Giuseppe Bono e Michele Zaza, perché sembra rivelare un'alleanza fra mafia e camorra - Il nostro Paese è diventato la più grossa «raffineria» dell'Occidente ROMA — Sono quasi millecinquecento: il primo nucleo, quello individuato attraverso le denunce e gli arresti degli ultimi tre anni, di un vero e proprio esercito di trafficanti di droga. In genere, sono siciliani, quasi sempre di Palermo, ma lavorano a stretto, contatto con organizzazioni americane, e poi con turchi, canadesi, belgi, mediorientali di tutte le nazionalità. Secondo un rapporto completato due mesi fa dalla Direzione di j polizia criminale del mlnistero dell'Interno, sono gli esponenti delle ventitré «famiglie» che negli ultimi anni si sono divise in Italia lo spaccio delle droghe pesanti. E' una mappa, la prima di questo genere mai disegnata in Italia, che per forza di cose presenta qualche spazio bianco. Tra le -famiglie», o «gruppi- (come la relazione preferisce definirli), ce ne sono alcuni che, già individuati negli anni scorsi, ormai dovrebbero considerarsi distrutti, anche perché i loro principali esponenti sono in carcere, a scontare pene che superano i vent'anni. Altre organizzazioni è intuibile che non siano ancora venute alla luce. Dal quadro che 11 ministero dell'Interno ha tracciato, emerge comunque con chiarezza un altro dato: alcuni sequestri, per decine di miliardi, avvenuti negli aereoporti degli Stati Uniti di -merce» appena giunta dall'Italia, confermano l'infelice ruolo che il nostro Paese sembra aver acquisito nell'economia mondiale della droga: quello della più grossa «raffineria» dell'Occidente. La relazione si apre con una lunga premessa, che sembra anche indicare le linee d'azione per 11 futuro più immediato: negli ultimi tre anni, si afferma, 1 migliori risultati nella lotta alla droga si sono ottenuti In Italia grazie alla collaborazione e alle segnalazioni della Dea americana e dei servizi francesi. E' una storia che parte da lontano: negli Usa, 1 movimenti dei maggiori trafficanti di eroina sono stati seguiti, In pratica, dalle famose «riunioni» dell'Hotel Delle Palme e dell'Apalachlar, nel '57. Le basi per la collaborazione tra mafia americana e cosche italiane, erano state gettate allora. E negli ultimi tre anni, si deve per esempio ad una segnalazione del francesi se è stato possibile scoprire, a Palermo, in Piemonte, a Sanremo, alcuni del più grossi laboratori per la raffinazione della morfina mal individuati in Europa. Erano stati i francesi a segnalare, di volta In volta, le misteriose «trasferte» in Italia di chimici specializzati nella raffinazione della droga, come Bousquet, Restorl ed altri. Altre segnalazioni giunte dall'estero hanno consentito a inchieste come quella che ancora prosegue a Trento di individuare personaggi che governano le autentiche «camere di compensazione» del traffico di droga e, spesso, di armi. Fra le cosche che il rapporto segnala ce ne sono alcune che, come si diceva, dovrebbero aver già esaurito la loro attività. Fra le più note, quella Sollena-Bontate (individuata due anni fa, dopo l'arresto a New York di un certo Francesco Tocco, da Terraslni, in provincia di Palermo (bloccato all'aeroporto «Kennedy» con quattro chili di eroina appena portata dalla Sicilia) e Savoca-Scavone. Giuseppe Savoca, 49 anni, è originarlo di Lampedusa, Gaetano Scavone, 54, vive a Palermo. Entrambi adesso sono colpiti da ordini di cattura. Del clan dì Antonino Marchese e Leoluca Bagarella, da Corleone (amico di Luciano Llggio) non si sente più parlare dal giugno del '79, dopo la scoperta a Palermo. In via Pe- corl Giraldi, di una «raffineria». Gli arresti furono diciassette, le condanne quattro. Esattamente com'è avvenuto per il gruppo che sembrava aver conquistato tutta l'area di Nord-Ovest, quello che 11 Viminale battezza Zucchl-Ri- storl. Fu sgominato dopo la scoperta a Sanremo di una raffineria con più di 22 chili di eroina pronta per essere «trattata». Tra Sanremo e Ccreseto Monferrato (ricordate il famoso «castello della droga»?) sembra essersi sviluppata anche un'altra organizzazione, quella di Orazio DI Maggio, nato a Tunisi, residente a Milano, e Giancarlo Trombili, milanese anche lui, e proprietario del castello. Per quella vicenda (erano stati recuperati 67 chili di morfina base e 70 di morfina già «lavorata»: un valore di qualche decina di miliardi) oggi sono in carcere 9 italiani, 4 francesi, un siriano, un egiziano. Ma se questi sono 1 gruppi già sgominati, molti altri, secondo il rapporto, attendono ancora 11 colpo definitivo. L'elenco del «gruppi» è fittissimo: c'è quello Nlcolini Mafara-Gillet (quest'ultimo è un belga, si chiama Albert Camllle, ha quasi sessantanni) collegato a gente di New York, Montreal, Beirut, e naturalmente di Palermo; l'organizzazione Gallina-Prainlto-Calorla, con base a Palermo, e In grado nell'ottobre di due anni fa di spedire a New York ben quaranta chili di eroina raffinata. Un gruppo con ramificazioni anche In Toscana nella zona di Certaldo, e del quale attualmente si trovano in carcere undici componenti. Ancora, il clan Prestiglacomo (dal suo capo, Salvatore, 38 anni, di Palermo), il famoso gruppo Spatola-Inzerlllo-Oamblno, noto anche per 1 suol contatti con Michele Sindona, 11 clan Alberti-Buccola-Citarda. Alberti, è 11 notissimo Gerlando, tornato in carcere tre anni fa dopo una lunga latitanza: secondo la polizia, 11 gruppo può vantare I migliori collegamenti con Marsiglia. A completare la mappa, ecco i gruppi di Michele Mondino, quarantanni, palermitano; di Carlo Kofler (un'organizzazione cancellata dopo la scoperta di un altro «laboratorio» a Trento), dei Greco-Marchese-Veniengo (Filippo Marchese sarebbe stato capo ' di un gruppo di oltre 160 persone, cui si Imputano ben 38 fra omicidi ed altri gravi delitti); i Cutala-Mirablle-OUvcrio, questi ultimi con base a Catania; e ancora i Riccobono-Bonanno. Di altri «clan», come quello del La Mattina e del Giuffrida si conosce per ora solo l'attività, che nessuno è ancora riuscito a quantificare. Forse, 11 nucleo che desta più preoccupazione è quello che fa capo a Giuseppe Bono, Alfredo Salomone e Michele Zaza (si, proprio lui: il camorrista fuggilo dagli arresti domiciliari) anche perché sembra sottolineare un'alleanza fra mafia e camorra. Al gruppo Mutolo-Palestlni-Buscetla, ramificato tra Sicilia e Brasile, si fa risalire il carico della Alexandros G., la nave bloccata dagli egiziani nel Canale di Suez con a bordo 208 chili di eroina. Infine, altre due organizzazioni: quella di Giuseppe Testa e Nicolò Malfattore, sempre con base a Palermo, e il gruppo Aicllo-Scaduto. Questi ultimi avevano spedito a Port Elisabeth, nel New Jersey, un carico d'eroina nascosto dentro scatoloni di mattonelle. Hanno fatto finire in carcere anche i proprietari della fabbrica, la Edilman di Mantova. Consentendo di scoprire ramificazioni del gruppo anche nell'Emilia. Giuseppe Zaccaria