Lotte sommerse

Lotte sommerse Lotte sommerse Il Quirinale su diretta solle-. citazione dell'interessato ha pubblicato una lettera con cui il segretario della de sostiene di stimare e rispettare in sommo grado il capo dello Stato e di non avergli rivolto la benché minima critica. Nel parlare di vertici delle istituzioni da cui parte.una intollerabile contestazione delle istituzioni medesime, De Mita non aveva affatto alluso a Pertini bensì a Craxi che, a suo giudizio, pur stando al governo «parla come se fosse all'opposizione» e a Spadolini che, pur gestendo un partito, «parla contro la cosiddetta partitocrazia». Questa precisazione è stata fatta il 12 gennaio, a ben quattro giorni di distanza dalla domenica in cui De Mita, aprendo la campagna precongressuale della de, aveva indotto Pertini a un irritato silenzio e suscitato commenti sfavorevoli sia sui giornali che tra i partiti. Oltre ad essere tardiva, questa rettifica ha suscitato qualche perplessità. Si è avuto l'impressione che De Mita, per rendere credibili i suoi omaggi a Pertini, abbia fornito una diversa versione dei fatti con una certa fatica. «Se avessi voluto polemizzare con qualche tuo atteggiamento, discorso o gesto particolare — ha scritto al presidente il segretario della de — 10 avrei fatto senza infingimenti né giri di frase, ma francamente e direttamente». ìfóh si riesce però a capire come mai De Mita ritenga che i «giri di frase» e altri simili accorgimenti, giustamente intollerabili nei rapporti tra un importante uomo politico e il presidente della Repubblica, possano diventare I scusabili, o addirittura accettabili, nei rapporti tra il segretario della de e un segretario di un altro partito della maggioranza e il presidente del Consiglio. - Pertini merita senza dubbio un trattamento di riguardo per 11 suo rango, la sua età e il suo immenso prestigio, ma Spadolini e Craxi non sono gli ultimi venuti. E in ogni caso, i rapporti schietti e leali andrebbero tenuti con tutti, con i superiori e con gli inferiori, con gli alleati e con gli avversari. Le contorte spiegazioni del segretario democristiano, inve ce di porre fine a una vicenda incresciosa, rischiano di innescare nuove polemiche e di suscitare nuovi sospetti. Per esempio, venerdì sera la democrazia cristiana non ha voluto sottoscrivere alcuni importanti provvedimenti presentati dal ministro dell'Industria, il liberale Altissimo, e dal ministro del Bilancio, il socialdemocratico Longo, e che Craxi si era impegnato a preparare entro il 15 gennaio di quest'anno. Si tratta di alcuni provvedimenti di spesa da effettuare nei cosiddetti «bacini di crisi», vale a dire nelle arce dove ormai si rende indispensabile una dra stica riduzione delle forze di lavoro occupate nelle industrie siderurgiche di Stato. In un governo di coalizione contrasti di opinioni e di intc ressi su questi argomenti ci sono sempre stati, ma questa voi ta nei corridoi di Montecitorio si è subito diffusa la voce che democristiani abbiano lanciato questo siluro soprattutto per impedire che un liberale e un socialdemocratico avessero a disposizione una notevole fon' te di spesa e per indebolire la posizione di Craxi alla vigilia delle trattative con il sindacatoSiamo convinti che la gravità della situazione generale e la mancanza di vere alternative al governo obbligheranno a itovare ancora una volta un com promesso, si resta tuttavia sconcertati e depressi nell'ac corgersi che un minimo di coesione e di serietà viene ottenu to soltanto nei momenti demergenza. Passata la tempe sta, si riprendono antiche e pessime abitudini. Le critiche di De Mita (e le successive precisazioni) non costituiscono infatti una novità. Da tempo ormai immemorabile nella de c in tutti gli altri partiti si spediscono messaggi e ammonimenti servendosi di un linguaggio ambiguo e oscuro. Queste ormai incallite abitudini consentono di incoraggiare gli amici e di avvertire gli avversari in maniera indiretta e offrono la possibilità di ripiegare, appena ci si accorge di aver fatto un passo falso. A chi ha usato i «giri di frase» o comunque a chi non ha fatto nomi e cognomi, resterà facile sostenere che i giornalisti non avevano capito niente. A questi due evidenti vantaggi va però aggiunto un inconveniente da non sottovalutare. Dopo aver letto il discorso di un leader politico senza capirci una parola, dopo aver cercato (non sempre con successo) qualche articolo o qualche resoconto chiarificatore, l'italiano viene a sapere una volta su due che anche il commentatore aveva capito esattamente il contrario. Evidentemente per i politici va bene così, ma poi non si lamentino se aumenta il numero di coloro che evitano di assistere ai loro comizi e rifiutano di leggere gli articoli dei giornali a loro dedicati. Gianfranco Fiazzcsi