«Sindona diede due miliardi alla dc per salvare il suo impero in crisi»

«Sindona diede due miliardi affa efe per salvare il suo impero in crisi» Processo a Milano, parla il funzionario che consegnò materialmente il denaro «Sindona diede due miliardi affa efe per salvare il suo impero in crisi» MILANO — Aprile 1974: l'impero di Michele Sindona traballa. In America la Franklyn Bank mostra segni di crisi, in Italia l'opposizione di Ugo La Malfa non fa decollare l'operazione Finambro, destinata a ricapitalizzare il gruppo, mentre le speculazioni di Carlo Bordoni sull'argento e sui cambi stanno drenando liquidità a velocità impressionante. Sindona medita dunque di rivolgersi ai politici per vincere le resistenze di La Malfa, che in quel periodo è ministro del Tesoro. Si rivolge alla de mocrazia cristiana, impegnata nella campagna per il referendum contro il divorzio, e le offre un aiuto: due miliardi tondi, in aggiunta al 15 milioni al mese che le due banche di Sindona corrispondevano già da tempo alla de. Del trasferimento materiale del denaro si occupa Silvano Pontello. dipendente della Banca Privata Finanziarla sin dal 1961, all'epoca membro della segreteria di Sindona. Ieri mattina, Pontello, che attualmente ricopre l'Incarico di direttore centrale presso un'importante banca veneta. ha raccontato al tribunale i dettagli dell'operazione. «Un bel giorno — ha detto — Bordoni mi consegnò alcuni libretti di risparmio al portatore, sui quali erano depositati circa 4 miliardi e mezzo. Erano, mi fu detto, i fondi particolari della Banca Unione, che provenivano da attività varie. Questo imporlo venne trasferito su libretti al portatore della Banca Privata Finanziaria: ai primi di aprile Sindona mi comunicò di recarmi a Roma, presso la nostra filiale di via Vciicìo e di consegnare all'avvocato Raf- faello Scarpini la somma di un miliardo tratta da uno di questi libretti. Cosa che io feci puntualmente». «Il 2 aprile — ha aggiunto — mi incontrai con Scarpitti, insieme andammo nella sede della de all'Eur eli gli versai il miliardo. Ifntro due settimane provvidi appagare anche l'altro miliardo in due tranches da 500 milioni. L'ultima volta Scarpitti vii presentò Filippo Micheli, òhe ero il segretario amministrativo della dc.Senu pre, all'Eur, eoqi.nna firma di ricevuta .gel, pagamento: si trattò di una sigla di Scarpitti su una lettera della Finabank che autorizzava il trasferì mento di fondi all'estero. Le banconote non vennero mai contate in mia presenza, c'era la massima fiducia». Pontello ha quindi raccontato gli scopi del finanziamento: agevolare il cammino della Finambro. Al termine della deposizione l'avvocato Marino Mariani, che difende 1 piccoli azionisti della Banca Privata Italiana, ha ricordato che i liquidatori non hanno ancora dato avvio alla procedura per il recupero di questa somma, preannunciando clic se questa azione non verrà avviata quanto prima, egli si vedrà costretto a denunciare ì liquidatori per omissione di atti d'ut lido. In precedenza, Pontello, uno dei più importanti testi portati dall'accusa, ha contribuito notevolmente a smantellare le posizioni difensive di alcuni imputati. Ha sostenuto infatti elie ai vertici delle banche di Sindona erano perfettamente al corrente dei depositi fiduciari e del meccanismi titilizzatiper finanziare le aziende del gruppo. «Nelle riunioni che .si tennero affannosamente verso la fine di maggio del 1974 — ha precisato — non sì trattava più di far conoscere la tepnica dei fiduciari, bensì dì accertare le dimensioni del crack». Gianfranco Mortolo

Luoghi citati: America, Italia, Milano, Roma, Scarpitti