Piccola impresa: il «fai da te» non basta di Francesco Bullo

Piccola impresa: il «fai da te» non basta II presidente Devalle presenta un piano per la collaborazione tra aziende minori Piccola impresa: il «fai da te» non basta TORINO — Dopo i fiumi d'inchio- < stro versati sulla questione meridionale, c'è oggi chi solleva la «questione settentrionale» ; il mitico triangolo industriale degli Anni 50-60 sembra decapitato: Genova sta pagando un caro prezzo per la crisi dell'acciaio, del porti, della cantieristica, mentre l'immagine di Torino sembra affidata alla massa del «nuovi poveri» in fila per un piatto di minestra. Proprio ora che negli altri Paesi industrializzati si avvertono, pur se in misura diversa, i primi segni della ripresa, da noi si batte in ritirata? Lo domandiamo a Francesco Devalle, 41 anni, presidente del Comitato torinese piccola industria, «Ci muoviamo in un quadro difficile — risponde — ma non con pessimi- ■ smo, né tantomeno con spirito rinunciatario. Il sistema industriale torinese è ai centro di un forte processo di ristrutturazione: le aziende (grandi, medie, piccole) si stanno riorga¬ nizzando da un punto di vista tecnico, produttivo, manageriale e commerciale.. Che cosa è cambiato? -Soprattutto le condizioni interne ai mercati di fornitura. Lo sforzo, necessario e comprensibile, effettuato dalla grande industria nella ricerca di una maggior efficienza e di riuovi livelli di competitività internazionale impone alla piccola e media di affrontare un processo analogo. E dobbiamo dare una risposta organica: V Intervento isolato, episodico, il "fai da te", è una scelta perdente.. In questi giorni state mettendo a punto un progetto di rilancio: tre o quattro mesi di lavoro, di analisi e proposte per arrivare ad una «convention» dei piccoli. In concreto che significa? «Vogliamo chiamare a raccolta decine e decine d'aziende per aver indir cazìoni sui modelli organizzativi e gestionali, sulla domanda d'infra¬ strutture e servizi, sulle politiche aziendali attuali e di prospettiva che hanno le aziende minori. E' il punto di partenza per individuare le priorità rispetto ai quattro "fattori di successo"presi in considerazione: gestione, politica finanziaria, politica commerciale, innovazione. L'ultima fase sarà quella di definire proposte chiamando a collaborare, per la loro realizzazione pratica, chi è in grado di incidere sulla politica industriale locale, dalle banche agli organismi commerciali, dal terziario agli enti locali, alla stessa grande industria.. Quale obiettivo vi proponete? .Intendiamo creare le condizioni per una crescita organizzativa della piccola-media industria torinese; individuare strumenti nuovi per una nuova politica gestionale, commerciale, /inansriaria e dell'innovazione ■tecnologica. In altre parole vogliamo fare della piccola e media impresa il motore dell'ulteriore sviluppo indu¬ striale della città e la base per favorire la nascita di un terziario avanzato al servizio del sistema produttivo. Infine aprire con forze economiche ed istituzionali un tavolo, non di confronto o trattativa, ma di collaborazione in iniziative concrete.. Per l'occupazione ci saranno prospettive? .Mollo dipende — conclude Devalle — dai condizionamenti e dalle scelte governative, dalle pastoie burocratiche che ci legano le mani. Vuole un esempio? La legge 46 sull' innovazione, di fatto, non ha potuto essere utilizzata da piccoli e medi imprenditori per una serie di motivi che vanno dalia scelta dei settori d'intervento ai lunghissimi tempi d'attesa. Limportante oggi è mantenere i posti di lavoro, evitar.? un'emorragia; solo se questo tessuto delie imprese minori non si sfilaccia avremo possibilità di occupazione futura.. Francesco Bullo

Persone citate: Devalle, Francesco Devalle, Mollo

Luoghi citati: Genova, Torino