Il «libanese» del caso Chinnici annuncia «Ho deciso, verrà in aula a testimoniare» di Guido Rampoldi

Il «libanese» del caso Chinnici annuncia «Ho deciso, verrà in aula a testimoniare» Chebel ha scritto una lettera al presidente della corte di Caltanissetta Il «libanese» del caso Chinnici annuncia «Ho deciso, verrà in aula a testimoniare» E' stato mostrato il suo passaporto svizzero • Gli avvocati: «È' così perfetto che può averlo solo una spia» - Tra i reperti anche una lettera inviata all'imputato Scarpisi, che chiama in causa il suo difensore: «Digli di portarmi in carcere dei coltellini» - Interrogato Rabito, in difficoltà di fronte alle contestazioni DAL NOSTRO INVIATO CALTANISSETTA — Il libanese Ohassan Bou Chebel ha scrìtto una lettera al presidente della corte d'assise per annunciargli che, dopo due mesi di tentennamenti, ha deciso di venire in aula e spiegare perché è innocente. La lettera sarà consegnata oggi dai suoi difensori, Michele Vizzint e Rossella Giannone. Per adesco comunque il confidente della polizia, accusato della strage che preannunciò, è apparso, al processo per l'assassinio del giudice Chinnici solo in effigie: una foto tessera in-' collata su di un passaporto svizzero cosi perfetto da non sembrare falso. Era tra i reperti sigillati nelle buste aperte ieri mattina, durante l'udienza. I legali degli altri imputati si sono passati tra le mani quel documento dalla copertina rossa, esaminandolo al centimetro. «Un passaporto regolare, regolarissimo, signori,, ha gridato alla platea 1' avvocato Malsano, ed 1 suoi colleghl hanno annuito: -Roba del genere può averla solo una spia,. II volto che la foto tessera mostra sorridente e leggermente stempiato potrebbe comparire nell'aula esagonale della corte d'assise quando saranno compiuti gli interrogatori degli altri due imputati, fatti arrestare da Chebel: Vincenzo Rabito, che ieri ha annaspato per due ore sotto le domande spesso ironiche del presidente della corte; e Pietro Scappisi, di cui parlano 1 reperti esaminati ieri mattina. Si tratta di lettere sequestrate nell'abitazione di Scarplsi, ed una chiama in causa proprio il suo difensore: l'avvocato Clementi, ieri assente. Il 4 gennaio 1983 un certo Franco scrive dal carce. re deU'Ucciardòne a Scarplsi; verso la fine si ìewe: •Salutami Settimo e digli che mi mandi il numero della sua via die non posso scrivergli e di farmi avere due coltellini con Clementi, non lo dimenticare-. «Coltellini» in carcere non possono entrare, per avere quelli di plastica non sembra vi sia bisogno di avvocati: probabilmente tutto si chiarirà, ma Intanto 11 pubblico ministero DI Natale pare deciso per scrupolo ad avvertire la Procura di Palermo, cui spettano eventuali accertamenti. Nelle lettere dall'Ucclardone si parla anche di soldi e di misteriose società. «Tempo fa ini hai mandato a dire — scrive "Franco" — che avevamo guadagnato cinque cocuzze ciascuno e che altre dieci erano in arrivo. Com'è finita?,. Oppure: «Fammi sapere com' è finita con la società vecchia e la nuova, inoltre se l'ufficio va avanti, ami non farti prendere in giro da Raffaele che dice che davanti l'ufficio ci sono sempre gli «birri». Al giornalista che in una pausa del processo gli chiedeva delucidazioni, Scarpisi, 25 anni, ha risposto con grinta: «Le cocuzze? Erano ortaggi. Franco? Il cognome non lo ricordo,. Se si presenterà all'Interrogatorio con la stessa tracotanza non mancheranno scintille: l'anziano Antonino Meli fa 11 presidente della Corte con molto piglio. Ne ha dato un saggio ieri, durante l'interrogatorio di Rabito, apparso più volte In difficoltà. Rabito 6i presenta come fabbricante di sedie, nega di aver rapporti con trafficanti di droga, tonto meno — ha dichiarato ieri — con Frank Coppola e 11 fratello («Però su qualche giornale devo aver letto questo nome, sì, si, ho sentitop parlare di questo Frank Tre Dita-). Tuttavia la polizia dice che lei commerciava con i fratelli Coppola nel 1970, insieme a Scarplsi, fa notare Meli. -Presidente, a quell'epoca avevo dieci anni-, salta su Scarplsi. Ma quando Rabito racconta del suo lavoro e giustifica amicizie e movimenti, spesso le sue affermazioni suonano incongrue. Ad esemplo sostiene di essere andato a Milano con Scarplsi perché quest'ultimo aspirava ad ottenere la rappresentanza di mobili da una ditta del settore. Secondo l'imputato li viaggio andò cosi: con Scarplsi trovarono sull'elenco del telefono una società, andarono alla sede, che però era chiusa; e siccome pioveva a dirotto si chiusero in albergo e accantonarono 11 progetto. Un altro viaggio, a New York, ha contorni ancor meno chiari. Rabito dice d'essere andato negli Usa per riscuotere ventimila dollari da un acquirente delle sue sedie, Joseph Turano. Secondo Rabito, Turano è un commerciante, ma gli avvocati di parte civile ritengono si tratti di un italo-americano di «Cosa nostra». Il presidente della Corte sottolinea con scetticismo 1 passaggi più deboli della deposizione. Soprattutto gli sembra Inverosimile quel girovagare di Rabito per l'Italia, «per divertimento», malgrado a Palermo avesse una fabbrica. Rabito sostiene che l'azienda andava avanti da sola, non era necessaria la sua presenza. Ma 11 presidente è incredulo. E ogni volta che l'imputato racconta di essere tornato a Palermo gli domanda,* con un-.ilio di Ironia: • Tutto a posto, in fabbrica?: Guido Rampoldi

Luoghi citati: Caltanissetta, Italia, Milano, New York, Palermo, Scarplsi, Usa