La follia nell'idillio toscano

La follia nell'idillio toscano MORTO BINO SANMINIATELLI, SCRITTORE E GENTILUOMO La follia nell'idillio toscano .FIRENZE—Scrittore, viaggiatore, giornalista, .homme de lettres», artista raffinato e gentiluomo di campagna, Bino Sanminiatelli è morto l'altro ieri a 87 anni nella sua ricca casa del Chianti, la quattrocentesca villa di Vignamoggio, che fu di Monna Lisa, la 'Gioconda» di Leonardo, vicino a Greve in Chianti, dove aveva raccolto tesori d'arte. Aveva avuto una gioventù avventurosa: partecipò al movimento futurista, a quello dadaista (era anche pittore), fu cantante di cabaret a ParlgìK ricorda nelle sue memorie il„caffè bevuto con Lenin a Zurigo e il suo ritiro in un monastero benedettino scozzese. Dopo la «bohème», le nozze con la principessa Elena di Castelbarco e il ritiro nella sua tenuta del Chianti, dove, negli ultimi anni si era dedicato anche alla cura del vigneti. Èra stato colpito da una malattia alle vie respiratorie e il collasso è stato improvvisò'. Nato a Roma, Sanminiatelli aveva però vissuto gli anni dell'adolescenza a Perigliano, presso Pontedera, dóve sarà sepolto oggi 'fimo Sanminiatelli è stato V ultimo rappresentante di una narrativa toscana aristocratica c'campagnola al tempo stesso, clic ama gli ordinati e ben compartiti spazi dei colli e delle piane, fra cipressi, vigneti, campi, grandi case di campagna un poco rustiche, ma anche impreziosite dallo squisito gusto degli abitanti che sembrano perpetuare al di là del mutare dei tempi una tradizione di lucida razionalità, di misurato c amorevole lavoro, di equilibrata coltivazione di letteratura e arte in serena solitudine. E' il mito di una Toscana provinciale e un po' chiusa dopo che sono finiti i tempi gloriosi delle grandi esperienze culturali c spirituali, ma di esse si e conservata ancora esemplarmente la lezione di vita c di ragione. In questo contesto, Sanminiatelli inserisce l'inquietudine dei suoi personaggi sempre un poco «buffi», strani, bizzarri, ai limiti della normalità, che collivano manie innocenti ma anche dolorose, amare e crudeli nel segreto di esistenze che tendono a celarsi all'esterno, a vivere nell' ombra, nel segreto, nel fondo , delle campagne, ma per esplodere poi fuori nella tragedia, di colpo, per un'intermittenza della ragione o per il caso, e allora se ne fanno palesi l'intimo strazio o la pazzia o la violenza per tanto tempo contenuta e dominata. Saminiatclli usa un linguaggio che spesso si concede a un tono lirico-descrittivo, tutto raffinatezze di bel parlare toscano, che, in tempi di tanta sciatteria linguistica quali sono i nostri, dà il piacere profondo della chiarezza della perfetta proprietà. In esso bene si collocano le vicende di famiglie di provincia, della piccola aristocrazia locale c di un'agiata borghesia occupata nella coltivazione delle proprie terre o in oneste e limitate attività imprenditoriali c commerciali: ma, sotto tanta lindura e tanta ragionevolezza e tanto equilibrio apparente di idee e di vita, ecco che cova la tragedia dell' inadattabilità, della ribellione, dell'uscita dal decoro c dalla compatta dignità esteriore, della pazzia, che sconvolge, per un attimo o anche per sempre, l'ordine della società e anche quello della natura, poiché anche in questa c'è l'ombra inquietante e angosciosa di un mistero di violenza e di morte. 1 due romanzi più recenti, Iài vita in campagna e Gli irregolari, testimoniano perfettamente il doppio registro della narrativa di Sanminiatelli: da un lato, I' affettuoso indugio della memoria a rievocare i tempi passati dell'esistenza in campagna, nella cui regolarità scattano, però, a tratti i segni del disordine c dell'inquietudine che sono sotto la lucida superficie, pronti a manifestarsi non appena un poco s'allenti il dominio della ragione e delle convenienze sociali; dall'altro, la rivelazione accorata e amara dei segreti cupi di anime solitarie travolte da manie, malattie e crudeltà, fino alla degradazione e alla rovina intcriore c alla dissoluzione fisica. Ma gli stessi caratteri hanno anche le opere precedenti, con una particolare segnalazione per romanzi come Gente di famiglia (1951), ìa; proibizioni (1954) c ì/t mora (1961), là dove, forse, le prime opere, come Giochi di ragazzi (1933), Notte di baldoria ( 1936) e Fiamme a Monteluce (1938), concedono un poco troppo al toscaneggiarne c puristico lirismo. Ma sempre, in ogni caso, e anche nelle molte prose fra la descrizione c il viaggio c nei diari, Sanminiatelli sa dare con grande misura e con appassionala forza morale, l'immagine d i un mondo che si perde a poco a poco e si sgretola dall'interno, più che per effetto di eventi storici o di mutamenti sociali, per il venire meno in chi più dovrebbe usare razionalità, lucidità di mente c limpidezza di comportamenti, dell'equilibrio c della saggezza. E' una frana morale c dell' anima da cui discende il disordine della vita, delle comunità, della natura stessa: e lo scrittore proprio nel coglici; il passaggio dall'ordine alle prime inquietudini e manie e poi alla malattia, alla follia c allo scatenamento del male dimostra la sua alta e rara virtù di continua (ore, sì, di una tradizione che risale a l'i alesi, a Tozzi, a Ciucili, a Cicognani, a Palazzeschi, ma che egli ravviva e rinnova ogni volta, confrontandola con il mutare c il decadere per interi- a corruzione della cultura e della civiltà che l'avevano espressa. G. Bàrberi Squarotti!

Luoghi citati: Firenze, Greve In Chianti, Monteluce, Pontedera, Roma, Sanminiatelli, Toscana, Zurigo