La difesa gioca f'ultima carta « Elena è libera grazie a Chillè »

La difesa gioca f'uffima carta « Elena è libera grazie a Chillè » Ma del tardivo pentimento del capo sono in molti a dubitare La difesa gioca f'uffima carta « Elena è libera grazie a Chillè » Un avvocato: «Dopo l'incontro fra l'imputato e la madre della bimba i banditi vennero a sapere tutto su casa Luisi» - «Pena di morte» grida qualcuno in aula DAL NOSTRO INVIATO LUCCA — .Dovrebbero venire a questo processo in ginocchio», aveva detto il professor Antonio Cristiani, patrono di parte civile per la famiglia Cittì Luisi, riferendosi al legali dei rapitori della piccola Elena (17 mesi). Dunque, nessuna comprensione. In aula, ieri, mentre quegli avvocati parlavano e tentavano di non naufragare, dal pubblico qualcuno a voce chiara ha invocato: .Pena di morte». E' la prima volta che in quest'aula si parla di sequestro di persona, del reato più odioso, e Lucca, città tranquilla, sembra ancora sbigottita. Qualcun altro ha parlato di processo contro i siciliani: non è cosi, certo, ma c'è chi ricorda le parole del procuratore generale, Renzo Alessandri, quando alla liberazione della piccina si dichiarò soddisfatto e sollevato perché della banda non facevano parte toscani. Il crimine, ha ricordato qualcuno ieri, non ha patria, anche se gli imputali sono tutti siciliani, anche lo donne-carceriere, anche quelli scappali e ora introvabili. Aveva sottolineato lunedi con sarcasmo nella sua requisitoria il pubblico ministero Gabriele Ferro: «Con una butluta sclierzosa si può dire che estero sono anche Sicilia o Vulcano». Con amarezza ha ossei'vato un difensore, Franco Bertolone: «Questa è una vicenda che ha purtroppo dei .siciliani come protagonisti, clic chiamano il Nord "continente", gente di un'isola che diventa "estero" anche nelle ricerche degli inquirenti». Bertolone difende Gaetano Fugazzotlo e Salvatore Alacqua, che fecero irruzione nella casa di Lugliano. e Luigina Mazzeri, che è stata una carceriere e rimane, dice l'avvocato, ■■una piccola rassegnata donna del Sud, una donna che ha sempre avuto un ruolo, quello di abbassare il capo perché solo così si sentiva utile. E lo abbassava di fronte al fratello, ora latitante, e di cui tulli avevano paura. Una donna die ha fatto, come studi regolari, la prima elementare». Luigina Mazzco e Carmela Italiano, l'altra custode: responsabili anche loro di un crimine orrendo, forse pentite, ma di un pentimento tardivo, secondo la pubblica accusa. Se le proposte di pena verranno accolte dovranno rimanere dietro alle sbarre sedici anni e dieci mesi la prima, due mesi in meno l'altra. Prima che l'infame idea del kidnapping venisse in mente agli uomini, a Franco Chillè, Egidio Piccolo e Mariano Mazzco, le due neppure si conoscevano. Hanno ascoltato, gli occhi fissi a terra, le accuse: ora l'avvocato Luigi Autru Ryolo chiede che vengano giudicate non per concorso nel reato ma per il favoreggiamento. La differenza di pena sarebbe sensibile. Non aprono bocca, rassegnate, disperate per quello clie han fatto. Parla invece Salvatore Alncqua e dice: «Quando usciremo cercheremo di rifarci una vita. E'stata dura sentir chiedere sedici unni per lei, per Carmela. Per me non importava, mi aspettavo anche di più e non mi son sentito prendere dallo sconforto. Ma loro non hanno fallo il sequestro e non ho capito questa minima differenza di pena». La difesa ha spazi molto ristretti. L'avv. Graziano Mafiei di Viareggio, legale di Piccolo, un «duro» che non si- è pentito, tenta di passare al contrattacco e si chiede: «Perché erano sicuri di non essere denunciati, i sequestratori?». E aggiunge: «Laddove ci dovesse essere un ragionevole sospetto di simulazione, il gesto criminale si simolerebbe». Torna cosi il fantasma di un sesto complice, di qualcuno legato ai Citti-Luisi. qualcuno che avrebbe dovuto condurre le trattative, garantire appoggio «dall'interno» del «castello» di Lugliano. E quando parla Malici, nell'aula piombano silenzio e tensione. Prosegue il difensore, riferendosi alla, mamma della piccola Elena: «Dopo l'incontro tra Chillè e la sua amica fraterna, in quel mercoledì clic precedette il sequestro, di quella casa di cui ignoravano tutto, i componenti della banda seppero tutto». L'arringa continua per altre due ore. Con voce pacata e sicura Maffei dice cose mollo dure. Critica il processo, parla di «mezze verità», parla soprattutto dei rapporti tra Franco Chillè. «squattrinato dongiovanni» e Isabella Citti Luisi, «la figlia unica di un uomo die ha fatto soldi in mille modi e die ha come marito uno che neanche la domenica può restare in famiglia, ma è costretto a via'gT giare con il suo pullman 'e, tornato in città, se lo deve lavare da solo». L'intera vicenda sembra ora giocarsi sull'interpretazione della norma elio riconosce l'utilità del ravvediménto. Una norma che 11 pubblico ministero ha definito .una porcheria» ma che secondo la difesa è stata indicata e offerta a Franco Chillè, presunto capo dei sequestratori. Dice l'avvocato Sante Mazzco che lo difende e fu presente ai primf atti istruttori, a Ferrara, nelle convulse ore clic precedettero la liberazione di Elena: «In un crimine così orrendo Chillè deve essere giudicato per il reato, certo, ma anclie per quell'attimo di umanità che ha mostrato e che ha consentito di liberare Elena». Non è facile, qui a Lucca, accettare l'Ipotesi di una sentenza che non preveda il massimo della condanna ma, ha osservato l'avvocato Autru Ryolo: «Siamo spaventati quando sentiamo parlare di sentenza esemplare, perché le sentenze più sono esemplari e meno sono giuste. Dio non voglia che abbiate il compito di colpire senza convincere e die ciò segni il destino di qualcuno». ■ Vincenzo Tessandorj

Luoghi citati: Ferrara, Lucca, Sicilia, Viareggio