Roma, capitale delinquente? di Lietta Tornabuoni

Roma, capitale delinquente? IN POLEMICA IL PRIMO CITTADINO E IL PIÙ' ALTO MAGISTRATO Roma, capitale delinquente? Il sindaco Vetere contesta l'immagine di una città in mano alla mafia, alla camorra, alla 'ndrangheta, alla corruzione pubblica - «Sono contro la cultura della catastrofe e della resa» - «La denuncia non basta se non è accompagnata dall'impegno, anche da parte della magistratura» - In Appello sono pendenti 619.641 cause civili e penali: 48 mila più dell'anno scorso DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Stamani, durante la cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario a Roma, il sindaco comunista della citta Ugo Vetere s'alza prende la parola, ma non per 11 saluto rituale né per rassicurare o assicurare che i romani sono buoni e stanno dalla parte giusta: per polemizzare, invece. E' 11 manifestarsi più ufficiale del contrasto che divide la massima autorità, giudiziaria e la massima autorità amministrativa della Capitale. E' anche un'altra spia del rapporti conflittuali ' esistenti oggi in tanta parte d'Italia fra magistrati e amministratori pubblici, tra giudici e politici, oppure 11 segno d'una lotta politica locale, magari dello scontro tra due culture? Se trenf anni fa uno slogan famoso era «capitole corrotto, nazione infetta*, oggi la formula potrebbe essere rovesciata Ih «nazione corrotta, capitale infetta*"} H procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, Franz Sesti, dice che la Capitale è assediata da mafia, camorra e 'ndrangheta. Dice che l'aeroporto internazionale di Fiumicino rappresenta 11 polo di sviluppo delle organizzazioni criminali più attive nel traffico di droga: li Lazio è la regione italiana in cui il numero del tossicomani censiti è più alto, 20 mila, e nel 1983 i morti di droga sono stati 27. Dice che in tutto il Lazio 1 depositi bancari sono quasi raddoppiati negli ultimi anni, e aumentati in modo tanto sproporzionato all'economia territoriale da far pensare «a vasti trasferimenti di capitali da altre banche, ritenute più esposte. ad eventuali indagini patrimoniali*. Dice che 11 racket delle tangenti Imposte a cantieri, negozi e imprese commerciali dilaga, più quotidiano, diffuso c distruttiva dei sequestri di persona- e dei furti. Dice che è soprattutto alta la «criminalità dei colletti bianchi- che coinvolge 1 comportamenti di tanti politici, la corruzione di tanti funzionari pubblici. Il sindaco non è d'accordo con questa immagine di Roma. Osserva che l'economia mista e fortemente terziaria di quella che è da 113 anni la capitale d'Italia ha patito la crisi meno di altre citta, anche se gli iscritti nelle liste della disoccupa¬ zione sono 240 mila. Vanta le realizzazioni dell'amministrazione, che hanno significato anche lavoro: «Circa 4500 miliardi inveitili in sette anni e mezzo, trasformatisi in 20 mila alloggi assegnati, in 150 asili nido e 41 centri per gli anziani, in 750 km di rete fognante e idrica e 500 km di rete elettrica, nella metropolitana che funziona e in quella in costruzione*. Il sindaco non è d'accordo con quella che definisce .la cultura della resa*, non è d'accordo con certi comportamenti di una parte della magistratura. Non è d'accordo per niente. Lo interroghiamo sulla polemica ormai aperta. — Pensa che Roma non sia affatto la nuova Capitale del crimine? «/ 7iostri indici'di criminalità non sono più elevati rispetto a quelli del resto del Paese, anzi sono in qualche settore diminuiti, e non sono più drammatici rispetto ad ogni metropoli del mondo: bisogna ricordare che il comune di Roma è più grande della provincia di Milano, ha un territorio che è dieci volte quello del comune di Parigi, ci vivono i tre quarti della popolazione della regione e sono tre milioni, tre milioni e .mezzo di persone, anche di più*. — Allora l'analisi del procuratore Sesti, condivisa dal capo della polizia Coronas, sarebbe Inesatta? Mafia, camorra, 'ndrangheta a Roma non si sono infiltrate e installate? «Ma che ne so io, che ne sa lei, che ne sappiamo tutti? Posso supporre che sia realmente cosi. Roma è il centro della vita politica del Paese? Si. fi' possibile l'intreccio tra criminalità organizzata e politica? E' certo possibile. Io dico che i livelli criminali romani sono quelli propri del Paese, e delle metropoli. Questo non mi consola: non m'accontento di richiamarmi al "mal comune", né accetto l'equazione metropoli-criminalità come una sciagura naturale. I dati restano gravi, allarmanti. Le denunce sono vere. Allora? E poi? Il grido d'allarme è di sicuro indispensabile, ma non basta. Anzi*. — Anzi? «Se il cittadino si limita a leggere le cifre, ad ascoltare dal rapporti dei procuratori che tutto o quasi è un disastro, cosa può fare? O prende una mazza, esce e fa un macello, oppure si rinserra dentro casa pieno di paura e cer¬ ca soltanto di salvaguardare se stesso, bada esclusivamente ai casi suoi, lo sono contro questa cultura della catastrofe e della resa. Sono contro la genericità d'accuse che lascia pensare che essere amministratori sia essere ladri: è un'equazione die non può venir accettata perché non è vera, perché non aiuta chi si batte contro la disonestà. Nell'amministrazione i disonesti ci saranno di sicuro, e io sono qui per intervenire; ma la maggioranza è gente che fatica, che fa onestamente il suo lavoro. Più delle analisi apocalittiche, sarebbe utile colpire come, dove e chi si deve: fa più l'arresto d' un manigoldo che cento grida di allarme*. — Vuol dire che la magistratura parla molto e fa poco?- «Niente affatto. Non ho detto questo. A volte, la magistratura fa anzi persino troppo, si grava di compiti altrui. Quando i suoi interventi, mettiamo sull'assenteismo negli uffici pubblici, mettiamo sull'andamento degli ospedali, mettiamo sui caffè e i cappuccini, risultano sostitutivi degli interventi dell'amministrazione, finiscono per essere anomali. Dal punto di vista politico, culturale, professionale, io non accetto l'intervento della magistratura in sostituzione dell'amministrazione, non abdico alle mie responsabilità di amministratore*. — Mica s'indignerà per fatto personale? «/ giudici m'hanno ufficialmente dichiarato "non ladro", inquisito sui caffè e assolto. Alla corte d'appello di Roma intanto ci sono 241 mila cause civili pendenti, 1S mila più dell'anno scorso; e 378 mila 641 cause penali pendenti, 30 mila più dell' anno scorso. I procedimenti aperti presso la Corte dei Conti ormai non si contano più, ma io non so se alla fine il ladro, se c'è stato, andrà in galera. Conosco benissimo tutte le difficoltà e le carenze in cui la magistratura è costretta ad operare, ma non sarebbe possibile, affinando i metodi d'indagine e gli strumenti d'analisi, colpire senza incertezze né ambiguità? « Troppe volte indagini che apparivano serie non hanno dato risultati apprezzabili, e indagini che non apparivano serie sono state utilizaate impropriamente. Si capisce che il rischio più alto di corruzione sta nell'inefficienza; ma è inefficienza pure la mancata o ambigua precisa- zione di responsabilità individuali. Anche nelle indagini su onestà e disonestà pubblica, non si può partire dal principio che la disonestà è un fatto acquisito. Non angosciamo gli onesti: se no, davvero dipingiamo un Regno del Male contro il quale non c'è altra risorsa che la bomba atomica*. — Secondo lei bisognerebbe invece rinunciare alla denuncia e all'analisi della realtà? Limitare la verità, mascherarla? «Per niente. La denuncia è sacrosanta, necessaria. Però un'analisi non è reale né accettabile se è squilibrata, se manca d'una parte propositiva, se non valuta le forze in campo*. — Quali forze? ■ La gente. Se le madri di Primavalle s'uniscono e si organizzano contro la droga, per collaborare a individuare e far arrestare gli spacciatori che intossicano i loro figli, questo è un fatto, un segno importante*. — Anche i commercianti di un'altra zona romana, anni fa, si unirono contro I ricattatori che gli Imponevano le tangenti. Non è durata molto, non ha servito molto. «E allora si ricomincia, si ritenta. Io ho fiducia nella gente, che nella maggioranza non è certo delinquente. Se non credessi nella possibilità d'indurre la gente a reagire alla criminalità, perché dovrei rimanere in Campidoglio, a fare cosa? Dovrei dire: la battaglia è perduta*. — Non Immagina soluzioni diverse dalla buona volontà? i • Certo, si. Innanzi tutto lavorare, controllare, indagare, fare. Poi modificare alcuni punti dei regolamenti e delle leggi, rendere meno insufficienti gli strumenti operativi. Penso ai falsi idoli: a quel segreto bancario che permette ai disonesti di ripararsi; a quel concetto di proprietà non vivificato dalla funzione sociale, cosicché a Roma c'è enorme fame di case e infiniti appartamenti vuoti; a quel principio della riservatezza amministrativa che salvaguarda tanti. Penso soprattutto ai rapporti tra partiti e istituzioni, al legame tra modi della politica e strutture dell'amministrazione. D'accordo, è un vecchio discorso, sono vecchi nodi: ma sono questi i nodi che stanno strangolando il nostro Paese*. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Coronas, Franz Sesti, Primo Cittadino