L'imperatore Jones rivive all'Unesco di Bernardo Valli

L'imperatore Jones rivive all'Unesco LE ACCUSE AL SEGRETARIO M'BOW L'imperatore Jones rivive all'Unesco DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — All'ombra della Torre Eiffel, il Terzo Mondo autoritario e antioccidentale, ispirato dai sovietici, si è impadronito della centrale internazionale della cultura. E ora sulla banca mondiale delle idee, fondata trentotto anni or sono dai ascendenti di Cartesio e di Jefferson, rcgrla un dittatore afri■cano devoto a Maometto e — così pare — anche a Marx. 'Si chiama Amadou Mahtar 'M'Bow, è senegalese. Ama le decorazioni: nella sua biografia .ufficiale sono elencate trentajsctte onorificenze. E' avido di titoli accademici: ha ricevuto quarantadue lauree honoris cau'sa. E' cittadino onorario di undici metropoli, in gran parte d' Africa, d'Asia e d'America Latina, e dell'Europa Orientale. Ha una pronunciata allergia per i diritti dell'uomo. Per lui contano gli Stati, i popoli, non gli individui. In quel profanato tempio della scienza, dell'educazione e della cultura, i bianchi, o mcglio^ncota i liberali, bianchi o neri che siano, frustrati, anzi schiavizzati, paragonano sottovoce il dispotico M'Bow all'imperatore Jones. Egli sarebbe una versione burocratico-intelIcttualc del personaggio di O' Ncill. . Per riconquistare quel bastione perduto dell'Occidente, 'Rcagan ha mandato sul vecchio •continente una supcrwoman intellettuale, l'avvocato Jean Gerard, rispettata e abile esponente del partito repubblicano. E' coraggiosa e parla la lingua di Molière. Jean ha subito affrontato M'Bow. Il primo confronto è avvenuto nell'ufficio del senegalese. L'americana ha minacciato di chiudere il rubinetto: niente più dollari se M'Bow c i suoi complici africani, sovietici e bulgari non la smettono ili inquinare la banca mondiale (Ielle idee, patrimonio dell' uma,r^/£„ con veleno terzomondista e marxista, antioccidentaJe e soprattutto antiamericano.Il senegalese ha reagito, è scattato in piedi: «Non mi potete trattare come un negro americano senza diritti». No, insomma, ha detto, all'imperialismo del dollaro. ** L'impavida Jean ha sferrato un nuovo attacco a fine dicembre. Washington non darà più un centesimo se entro un anno la centrale internazionale della cultura non ritornerà tra le braccia dell'illuminismo e della democrazia. Insomma, la banca mondiale delle idee, disegnata dall'architetto Bernard Zehrfuss, decorata con affreschi di Picasso e di Miro, cadrà in rovi ne, si arrugginirà sotto il cielo parigino, se M'Bow l'africano non se ne andrà con le sue trup pe terzomondiste e marxiste. Questa non è la trama di un romanzo di fantacultura. E' la cronaca, un po' caricaturata, dello scontro tra la Osa Bianca e l'Unesco, di cui M'Bow è il segretario generale da dieci anni. E' una storia controversa e insidiosa, divertente soltanto in apparenza. E' una vicenda che suscita un certo malessere in chi cerca di ricostruirla, ^amministrazione americana ha esitato a lungo prima di decidere di abbandonare l'Organizzazione per l'educazione, la scienza e la cultura, creata nel 1945 per consolidare la riconciliazione tra i popoli, in un nobile slancio post-bellico. Ed è assai probabile che il rubinetto di dollari (un quarto del bilancio dell Unesco) venga chiuso sul serio alla fine dell'84, e che l'ambasciatrice Jean Gerard ritorni per davvero oltre Atlantico, entro quella data, se M'Bow non darà le dimissioni o non cambierà atteggi amenta ■Dopo un'inchiesta durata sei mesi, dopo avere consultato cinquecento esperti, gli americani hanno denunciato la politi cizzazione dell'Unesco, il disordine amministrativo e la sconcertante personalità di M'Bow, il quale è sostenuto dai paesi in via di sviluppo e da quelli comunisti, che rappresentano la maggioranza nell'assemblea su cui sventolano 161 bandiere. L' Organizzazione si sarebbe trasformata, pei1 l'appunto, in un centro di propaganda «marxista e terzomondista» e talvolta anche in un covo di spie. L'imponente edificio di Place de Fontcnoy, dicono i diplomatici occidentali, è diventato un caotico laboratorio di idee in cui si vuo¬ le creare «un codice dei va/ori universa/i». In questa bibbia non figurerebbe però, ed è allarmante, il rispetto dei diritti dell'uomo. M'Bow si è recato ostentatamente a Mosca per le Olimpiadi, dopo l'invasione dell'Afghanistan, e vi è ritornato il giorno dopo l'abbattimento del Boeing sudcoreano nei settembre scorso. La Bulgaria è ùnodei suoi paesi prediletti. Vi ìapfnpfe lunghi soggiorni, come se sulle rive del Mar Nero, all' ombra del regime di Sofìa, trovasse la giusta ispirazione per ravvivare la cultura universale. I programmi dell'educazione, che nei prossimi due anni costeranno circa un milione di dollari, vengono preparati dal sovietico Scmion Tanguianc, il quale suggerisce con criteri moscoviti «nuovi testi scolastici per mobilitare la gioventù». Esperti messicani, jugoslavi e di varie nazionalità occidentali sono stati via via allontanati. Ma è soprattutto il progetto per «il nuovo ordine mondiale dell'informazione» che ha scatenato la polemica e appesantito i sospetti americani. La controversia e cominciata nel 1978. Proponendo un regolamento per i giornalisti e per le pubblicazioni a carattere informativo, il docu mento sostenuto da molti paesi del Terzo Mondo e da quelli comunisti condurrebbe al controllo degli Stati sulla stampa. Il monopolio delle grandi agenzie internazionali d'informazione (americane, inglesi e francesi) è senz'altro eccessivo e spesso assillante per le capitali in via d sviluppo e scomodo per quelle del blocco sovietico. Ma se le notizie venissero disciplinate da un regolamento approvato da un'assemblea in cui i rappresentanti di regimi autoritari prevalgono, la libertà di stampa, già circoscritta a poche aree geografiche, farebbe una triste fine. Meglio sarebbe allora, senza esitazione, la morte dell Unesco. ** Tanto più che quell'organiz zazione, dopo aver compiuto nel passato audaci imprese, tra aii la più nota è il salvataggio dei templi di Abu Simbel, nelf Alto Egitto, dopo avere contri buito alla sopravvivenza di Venezia e avere promosso campagne per l'educazione in terre povere come il Mali, da alcuni anni dedicherebbe i contributi versati dai membri soprattutto al proprio mantenimento. Più del 60 per cento del suo bilancio — per altro indecifrabile secondo gli esperti — servirebbe a mantenere un pesante apparato burocratico di 3380 funzionari, dei quali 2428 lavorano nella sede parigina.--(secondo un'inchiesta del settimanale Le Paint). E lo stipendio medio di questi ultimi sarebbe di quattro milioni di lire al mese, esentati dalle tasse. Non solo M'Bow viene accusato di «terrorismo burocratico ideologico», ma anche di ammi ni strare i fondi dell'Unesco con estrema leggerezza. Il londinese Sunday 'l'ima scrive che il segretario generale si è installato nell'edificio di Place de Fontenoy con la famiglia, in un appartamento di 600 metri qua drati. Sostiene che egli è il solo alto funzionario dell'Orni a non pagare l'affitto. Dispone di sei automobili, Si sposta con uh se- guito.tré vòlte più nume-roso di ciucilo del segretario generale tifile Nazioni Unite. I suoi coninui viaggi sono leggendariamente dispendiosi. Scorrendo tuttavia queste requisitorie, fitte non soltanto di cifre ma anche di diagnosi psichiatriche sul personaggio, si resta talvolta perplessi, davanti a tanta severità. Si ha l'impressione che i sentimenti antioccidentali, terzomondisti, di M'Bow suscitino sentimenti altrettanto fastisi. Bernardo Valli

Persone citate: Amadou Mahtar, Eiffel, Fontenoy, Jean Gerard, Jones, Marx, Picasso