Chieste 3 condanne a 30 anni per il rapimento di Elena Luisi di Vincenzo Tessandori

Chieste 3 condanne a 30 anni per il rapimento di Elena Luisi Dura requisitoria del pm, che smentisce la «dissociazione» di Chillè Chieste 3 condanne a 30 anni per il rapimento di Elena Luisi Uno di loro, Mariano Mazzeo, è latitante - Tra i sedici e i vent'anni le pene proposte per gli altri 5 imputati DAL NOSTRO INVIATO LUCCA — Tutti responsabili e tutti devono essere esemplarmente puniti. Non esistono ipotesi di attenuanti per i rapitori della piccola Elena Luisi perché -questo è un sequestro yiiostruoso-, dice il pubblico accusatore Gabriele Ferro. E chiede le pene: 30 anni di carcere e 2 mesi d'arresto e la revoca della patria potestà per i «capi..: Franco Chillè. Egidio Piccolo e Mariano Mazzeo; 20 anni per Salvatore Alacqua e Gaetano Fugazzotto, che con Mazzeo violarono la casa di Lugliano e strapparono la piccina dal suo letto; 1~ anni e 10 mesi per Luigina Mazzeo, una carceriere, e C iuseppe Iarrera; 2 mesi di meno per Carmela Italiano, l'altra ••custode». Sono le 18,30 quando il pub blico ministero fa le proposte di pena. Salvatore Alacqua, 23 anni, che da giorni siede sulla panca accanto alla moglie e a Luigina Mazzeo, si volta di scatto verso la gabbia e urla rivolto ad Egidio Piccolo, che ha 48 anni e che con questo «colpo» sperava di arricchirsi: -Bastardo, questo per colpa tua-. Piccolo è terreo, si ritrae e invoca il presidente del tribunale Francesco 'l'umilia: -Guardi clic cosa fa questo mascalzone». Carmela Italiano si aggrappa piangente al collo del marito, ma il giovane ha serrato le mani sulle sbarre bianche e stringe come se avesse il collo del complice di un giorno sciagurato. -Schifoso, sei uno schifoso-, urla Alacqua e l)oi crolla a terra svenuto. E' 11 caos, si pensa che il suo cuore abbia ceduto e al gio vane viene praticato il massaggio cardiaco. Poi Alacqua si riprende ma l'udienza è Interrotta. Dunque, tre grandi responsabili, ideatori, organizzatori ed esecutori. Colpevoli -non pentiti-, -non dissociati-, ha sottolineato il pubblico accusatore. E aggiunge che col decreto legge sulla dissociazione -si è fatto, come al solito, una porcheria-. Nient'altro che un misero espediente ritenuto dal dottor Ferro «non molto efficace o giusto perché anche dopo l'arresto il' delinquente può pentirsi. E questo è mostruoso. In pratica il suo ragionamento è: 'Se non mi prendono tengo 1 soldi, se mi arrestano mi dissocio"». Il pubblico accusatore sembra cosi trascurare lo spirito di un'iniziativa che molti giù- dici quotidianamente impegnati sul fronte della mafia, della camorra, della 'ndrangheta, della criminalità, organizzata sperano efficace per scalfire almeno quel muro d' omertà, che finora aveva protetto «santuari» di crimini. In questo caso comunque, nessuno, spiega il pm, si è realmente dissociato. I responsabili sono loro e soltanto loro: i sci in aula e i due latitanti, lutti siciliani. Non c'è basista locale, per l'accusatore, non esiste il misterioso -mister XLady Y-, e quindi non si era mai pensato di rapire Isabella Luisi, la mamma di Elena, come al contrarlo hanno affermato Chillè e Alacqua. Dice il pubblico ministero: Quella di Alacqua è una confessione pressocltè totale-. Cosi il giovane è creduto quando traccia l'organigramma del gruppo, quando racconta la fuga dalla Toscana con l'ostaggio, ma non lo è più quando afferma: -Mi avevano detto die dovevamo rapire l'amante di Chillè-. La storia del rapporto tra isabella Citti-Luisi e Franco Chillè è la storia di una vecchia, cara, innocente amicizia tradita, afferma il dottor Ferro. E aggiunge che, se le cose stanno cosi, «sui rapporti tra Isabella e Chillè- non vai la pena di indagare ancora. La figura peggiore, secondo l'accusa, è proprio Chillè. Lui ha violato la fiducia di questa donna. Lui aveva dato I arma, i soldi, e lui aveva la foto della piccina. Altre erano le donne di questo «gaudente da strapazzo del Nord Italia- tuona il pubblico accusatore. Ne sono sfilate alcune, ieri, signore non più giovani che si aggiungevano all'elenco delle «quarantatre conquiste» fatte in questa vallata della Lucchesìa. e che il dottor Ferro, senza dissimulare disprezzo, giudica •neppure tanto belle-. La requisitoria va avanti tre ore. Ferro attacca dura mente il presunto boss, che ascolta attento ma senza ap- parire intimorito: «Poco c'è mancato perché noi ci mettessimo in ginocchio davanti lui perché ci aiutasse a ritrovare la bambina, dopo die l'avevamo arrestato-. E lui ha resistito dieci ore prima di collaborare, e quando lo fece disse: -La piccola è stala porlata via da persone a me sconosciute ma legate a Mazzeo Mariano-. E non aggiunse che il piccolo ostaggio era in Sicilia. -Non è vero, non è vero che Chillè abbia dichiarato la sua disponibilità a portarci o a seguirci laggiù: io detti l'ordine-. Mazzeo, il latitante, è 1' energumeno che ha guidato l'assalto a quella casa, nella notte del 16 ottobre: su questo tutti concordano, accusatore e accusati. Egidio Piccolo è colui che voleva bruciare Elena, quando si credette scoiarlo, e poi fece il telefonista', minacciò la famiglia. Ancora lui telefona a Chillè. Il -capo., è tranquillamente nascosto in casa del fratello, Antonino, direttore del carcere di Ferrara, il quale lo avvertirà, sostiene il pm, Che il cerchio si sta chiudendo-. Nella telefonata, Piccolo parla in codice e informa che la foto della piccola piangente è stata spedita, che la famiglia non ha ancora ceduto e che esiste la possibilità di cedere l'ostaggio ai rappresentanti di qualche cosca calabrese maggiormente inseriti nel ramo sequestri. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Ferrara, Lucca, Luigina Mazzeo, Nord Italia, Sicilia, Toscana