Alla Talbot il giorno più duro di Emanuele Novazio

Alla Talbot il giorno più duro Durissimi scontri a Poissy tra operai che vogliono scioperare e unj<commando» di dipendenti contrario all'agitazione Alla Talbot il giorno più duro Furiai. Un operaio della Tullio! di Poissy tenta di fermare un compagno di lavoro armato di pistola. Sullo sfondo un altro dipendente lancia un oggetto contro gli avversari (Tclcfoto Urti) La «battaglia», cominciata all'alba, è continuata anche dopo l'arrivo di seicento gendarmi - I feriti sono 55, quattro versano in gravi condizioni - Assediati gli addetti del capannone «B 3», tutti immigrati nordafricani, decisi a continuare la lotta e a rifiutare i licenziamenti - Oggi ci sarà un'altra serrata PARIGI — Cinquantacinque foriti, quattro in gravi condizioni. Scontri durissimi: esplosi di primo mattino, alle 7 — un'ora ormai diventala appuntamento abituale con la violenza, alla Talbot di Poissy —, e continuati, a sprazzi improvvisi e convulsi, anche dopo l'arrivo di seicento gendarmi. Uno stabilimento trasformato in terreno di lotta: con, ben visibili, sparsi dovunque, I segni della ..battaglia» tra gli operai favorevoli a continuare lo sciopero — qualche centinaio di persone — e ..gli altri.. (•■ Tanti provocatori, tra loro, clementi estranei all'uzienda», hanno denunciato 1 sindacali). Il giorno più lungo. Sicuramente il più duro, il più violento, il più teso a Poissy, da quando la crisi è montata ed è sfuggita di mano a sindacati, azienda e governo. «Una guerra», ha detto un delegato Cgt. •■Un dramma-, ha commentato Max Gallo, portavoce del governo. Una giornata piena di ombre, di rabbie improvvise e finalmente allentate, di scherni razziali. Di grande paura. L'assedio. All'arrivo degli operai del capannone «B 3. quasi tutti immigrati nordafricani, decisi a continuare lo sciopero a ogni costo, a rifiuare. i 1905 licenziamenti, ribelli ai sindacati — scoppia la bagarre. Sono da poco passate le 7. Un gruppo di non scioperanti, un collimando in tuta blu secondo Cgt c Cidi, nel quale sono infiltrali «provocatori della Csl — il sindacato 'giallo" — e guardie dell'azienda-, li circonda. Comincia assedio: il «commando» è armato di bulloni. Qualcuno — secondo testimoni — ha sbarre di ferro, cric d'auto. Perfino una pistola, si dirà. Oli lancia il primo pezzo di ferro? -Non .sono operai clic ci hanno attaccato — racconterà più tardi Jean-Pierre Noual, leader Cfdt a Poissy — 7iia militanti assoldati. La Csl lia una gravissima responsabilità, aveva previsto gli scontri». La Marsigliese. Impaurila, impotente davanti a una situazione che le è ormai sfuggita di mano dopo le impennate gauchiste dei giorni precedenti, la Cfdt — il sindacato cristiano 1 ilosocialisla — chiede alla direzione di lar intervenire la polizia. La Cgt si oppone: «E' un tragico errore», grida il suo leader, Nora Trchel, esausta e smagrita, tra i fischi. I primi gendarmi arrivano alle 11. La folla dei non scioperanti — un migliaio di persone — li accoglie cantando l'inno nazionale, scandendo: «Vogliamo lavorare». E urlando: «Via gli arabi», «Sbatteteli dentro». La polizia fa cordone intorno a loro, per evitare assalti al capannone nel quale sono asserragliati gli operai in sciopero. Si levano fischi, ma molti gridano ancora: «Coti noi, l gendarmi sojioconnoi». Le trattative. Rappresentanti Cgt e Cidi trattano a lpurn scandendo slogans all'unità sindacale. Intorno a loro, un concerto di clacson e strette di mano, sorrisi. Poi, Cgt e Cfdt invitano tutti a trovarsi, oggi pomeriggio, alla Bastiglia: «Per rispondere alle provocazioni dell'azienda die mette in pericolo il nostro lavoro e l'avvenire di Talbot». Davanti al municipio della cittadina .sono fermi quattro autobus, per riportare a casa gli operai. All'interno del .B 3» restano i segni di una giornata di battaglia. In terra, pezzf di metallo, bulloni, mucchi di pneumatici sistemati a barricata, qualche carcassa d'auto. Solo l'ingresso principale, per il quale gli scioperanti sono usciti, è stato liberato. La serrala. Mentre a Poissy ancora infuriano scontri e si rianima la polemica tra Cgt e Cfdt («La nostra posizione nei confronti dei 1905 licenzia¬ lungo, nel pomeriggio, con la polizia. Vogliono garantire un'uscita «dignitosa e priva di rischi» agli operai del capannone «B 3... All'esterno, la folla rumoreggia. «Se hanno la tremarella e non vogliono uscire — grida qualcuno — non dovevano venire, stamattina. Noi staremo qui. Li aspetteremo». Altre voci: «Siamo qui per lavorare, aiuteremo i nostri compagni clic accerchiano gli scioperanti». Dall'interno rispondono: «Anche noi vogliamo lavorare, non siamo qui per distruggere l'azienda». A sera, Nora Trehel annuncia: «La polizia garantisce la sicurezza di chi è dentro, preparatevi a uscire, con calma e dignità». Poco prima delle 19, gli «assediati» possono lasciare lo stabilimento, senza incidenti. A gruppi gli operai del «B 3.. sfilano per le strade buie di Poissy. levando striscioni e menti — dice un volantino del sindacato cristiano — non è certo paragonabile a quella di ima centrale più ansiosa di far applicare le scelte di un ministro comunista che di trovare una soluzione insieme con i salariati») la direzione del gruppo Peugeot si riunisce. Una decisione: oggi i cancelli di Poissy non saranno riaperti, i dipendenti non saranno pagati (è la terza volta dall'inizio della crisi, il 7 dicembre, che l'azienda ricorre alla serrata). E una conferma: Talbot passerà a due società anonime del gruppo, la S. A. Sara e la S. A. Talbot. Con tutte le incognite, per il futuro di Poissy. che questo comporta: d'ora innanzi Talbot potrà fallire senza coinvolgere Peugeot. Molti si domandavano, ieri sera: per Poissy è l'inizio della fine? Emanuele Novazio

Persone citate: Max Gallo, Nora Trchel, Nora Trehel

Luoghi citati: Parigi, Poissy