Mezzo secolo di guerre stellari di Oreste Del Buono

Mezzo secolo di guerre stellari ALL'INIZIO DEL 1934 COMINCIARONO LE IMPRESE DI FLASH GORDON Mezzo secolo di guerre stellari Il più popolare eroe dei fumetti di fantascienza nacque per scongiurare in qualche modo un'annunciata fine del mondo - Era un laureato di Yale e rinomato giocatore di polo, che fu subito pronto a combattere per la democrazia anche in pianeti lontani - Portò nell'Italia che allora si tingeva di nero il trionfo dei colori dell'avventura Abbiamo commemorato con la dovuta solennità e compunzione la coincidenza dell'anno che va a incominciare, ansi è già cominciato, con il titolo del più celebre, ma non più bello, romanzo di fantapolitica di George Orwell, 1984, abbiamo sottolineato e commentato le profezie apocalittiche compiute e più spesso incompiute. Possiamo concederci un'altra commemorazione meno solenne e compunta, anzi decisamente più frivola e allegra, quale il cinquantenario, il mezzo secolo dell'inarrivabile, splendido, vanamente imitato fumetto di fantascienza di Alexander Raymond, Flash Gordon, le cui previsioni stilistidie, tutto sommato, risultano spesso più compiute che incompiute? «La fine del mondo!», con questo lugubre e impegnativo annuncio si apriva agli inizi del 1934 la serie delle avventure di Flash Gordon. Uno strano pianeta precipitava verso la Terra. Questo asserivano i titoli di giornale riportati nella prima vignetta della prima tavola disegnata da Alex Rayond. Solo un miracolo può salvarci, dice la scienza, aggiungevano per quello che il rigido quadretto consentiva di leggere o di indovinare. Seguivano in altre due vignette visioni di panico tra le popolazioni dell'Africa, nella cui giungla il tam-tam annunciatore di morte tuonava incessantemente, veniva assicurato, e nel cui deserto gli arabi, rassegnali all'inevitabile, si volgevano alla Mecca e pregavano, accanto a cammelli, tutto sommato, indifferenti. La quarta vignetta conteneva, invece, una visione d'America, del Nord, ovviamente: a Times Square, a New York, la folla eccitata e in preda al panico seguiva i bollettini luminosi S'ill'avvtcinarsi del minaccioso pianela alla povera Terra. E' vero, nella quinta vignetta si veniva informati che un certo dottor Zarkov, uno scienziato, lavorava da pazzo giorno e notte per salvare quest'altro pianeta, il nostro. Ma c'era da dargli credito? Aveva tutto l'aspetto dell'effettivo scienziato pazzo, e poi quel cognome ai patiti di letteratura fantastica poteva ricordar troppo quello del generale Zaro, fa mìgerulo protagonista nel 1924 di un racconto dell'orro re di Richard Connell, The most dangprous game, trasportato sullo schermo appena nel 1932 con le sue cacce all'uomo. Il nostro eroe. Flash Gordon, faceva la sua apparizione solo nella sesta vignetta, e già non era solo, già accanto a lui figurava la sua prossima fidanzata. A bordo di un aereo transcontinentale, trovavamo, infatti, Flash Gordon, diplomato a Yale e giocatore di polo di fama mon diale, e Date Arden, una passeggera: lui leggeva il giornale, apparentemente più indifferente, a lei, die guardava fuori dal finestrino, dello stesso cammello rispetto all'arabo che pregava verso la Mecca della terza vignetta. Ma la sua indipendenza aveva le ore, i minuti, anzi i secondi contali. Infatti, alla settima vignetta, succedeva il patatrac. Un meteorite infuocato staccatosi dalla minaccia in avvicinamento, troncava di brutto l'ala dell'apparecchio che precipitava inesorabilmente e, già nell'ottava vignetta, Dale Arden era avvinta: come .l'edera.a Flash Gordon nella caduta in paracadute. Jl fidanzamento di Flash e Dale si verificava in cielo. Quando atterravano e lasciavano il paracadute, erano ormai uniti da un tenacissimo legame. Si trovavano comunque nei pressi del laboratorio del dottor Zarkov, che. gli spianava contro una pistola. Il segreto Scienziato pazzo per eccellenza, anche se questa volta con fini benefici e per cosi dire umanitari, costui avelia progettato, e costruito non si sapeva proprio con l'aiuto di chi, data la sua assoluta solitudine, un razzo che, andando incontro al pianeta del malaugurio, avrebbe avuto la possibilità di sviarne la corsa micidiale. Però, al momento, temeva die Flash e Dale, inviati da scienziati rivali, gli carpissero il segreto, e preferiva portarseli dietro nell'avventura. Ed ecco il razzo alzarsi in un rombo assordante, puntare verso la collisione che la tredicesima vignetta, a conclusione della prima tavola, presentarla in tutta la sua imminenza fatale. Qualche anno dopo, Alexander Raymond, ormai più clic famoso, grazie a Flash Gordon, avrebbe chiesto venia per non aver escogitato nulla di meglio, ma aveva dovuto accontentare in qualclie modo le esigenze del direttore del King Features Syndicate, la grande agenzia per la distribuzione di fumetti, di Joseph Connolly, ette nel 1933 gli aveva commissionalo di disegnare una storia di fantascienza che potesse gareggiare con il Buck Rogers disegnato con grande successo a partire dal 1929 da Richard IV. Calkins dal racconto Armageddon 2419 A.D. di Philip Francis Nowlan per il National Newspaper Service di Chicago. Alexander Raymond era nato nel 1909 a New Rochelle e faceva il negro nei fumetti da tre anni, ovi'ero collaborava alla realizzazione dei fumetti altrui. Aveva cominciato nel 1930 a aiutare un suo vicino di casa a New Rochelle, Russ Westover, nella realizzazione di Tillie the Toiler. Poi era diventato di casa al Kfs: presto, infatti, era passato al servizio dei fratelli Young, tanto di Murai Bernard, detto Chic, per Blondie, quanto di Lyman per Tini Tyler' Lucie. Ma nel 1933 Alexander Ray¬ , a e l s r ¬ mond si trovava a aver fatto mollo per gli altri e a non essere nessuno di riconoscibile in sé e per sé. Dunque, nell'ansia di accontentare il direttore Connolly, non stette a pensarci troppo per il soggetto. In un libro di Philip Wylie e Edwin Balner Whcn worlds collide (esse la storia di un pianeta die minacciava di entrare in collisione con la Terra, e di II parti con il suo razzo dello scienziato pazzo, roarrr... Collisione Per quanto pazzo, il suo istinto di conservazione o almeno di'vigliaccheria. Il dottor Zarkov, però, lo possedeva ancora e, cosi, quando vedeva il bersaglio troppo vicino, avrebbe voluto evitare la collisione fatale, ma Flash, ormai immedesimato nella missione di salvatore della Terra, insisteva a compiere il bel gesto. La,paura infondeva allo scienziato pazzo una tale forza die risdiiava di strangolare Flash. Sopraggiungeva a salvare il fidanzato die non teneva affatto a perdere subito dopo averlo agganciato Dale, elegante e infioccliettata come una caramella, ma con un'efficiente chiave inglese tra le dita affusolate. La collisione cosi avveniva puntualmente, ma tutto sommato, non fatalmente, insomma senza la catastrofe dei calcoli scientifici del dottor Zarkov e delle aspettative mondiali sacre e- profane. Una scossetta, e non solo la Terra è salva, ma si salvava¬ no, ovviamente, anche Flash Gordon, Dale Arden e il dottor Zarkov. Ovviamente, si dice, altrimenti la storia sarebbe finita in pochi quadretti e, invece, per una storia d'avventura, l'importante é non finire. Flash, Dale e il dottor Zarkov si trovavano, in compenso, su Mango, pianeta sconosciuto e irto di calamità, a barbarie conservata e a barbarie rinnovata, unente terrori antidiluviani e terrori futuri, il massimo del progresso tecnologico al massimo di pericolosità naturale, governato, anzi, malgovernato dal crudelissimo e giallissimo Ming autoproclamantesi imperatore dell'universo. Ming s'incapricciava di Dale, Aura, la figlia di Ming, si incapricciava di Flash. Tulio sommato sarebbe potuta andare bene per tutti. Un posto per uno scienziato, specie se pazzo, egoista e vigliacco, si trova sempre presso un governo forte, e gli altri quattro avrebbero potuto vivere, per cosi dire, felici e potenti grazie a erotismo ed esotismo. Dopotutto, cosa legava Flash e Dale? Quasi neppure un'avventura di viaggio, caso mai una disavventura, un disguido. Invece, a questo punto lui e lei tiravano fuori una Ugna bestiale e rovinavano la festa a Ming e a Aura e quant'altri avessero o avrebbero provato a interferire tra loro: uomini-leone, uomini-falco, uomini-pesce e uomini-lucertola, draghi, dragoni e draghetli di ogni tipo, mostri e mostre di tutti i colori, eccetera, il fantasmagorico marasma in cui Alexander Raymond si sentiva finalmente se stesso, assecondando le sue voluttà d'artista e non preoccupandosi affatto della trama e della sceneggiatura anche se in questo senso lavorava per lui presso a poco a tempo pieno Don Moore. Il disegno di Alexander Raymond, di tipo sublime, discendeva alla lontana dal michelangiolismo già manierizzato e poi intensamente idealizzato di BlaTce e Fuseli e destinalo, grazie a lui, Alexander Raymond, a influenzare liaute couture, design e prèt-à-porter. Alla lontana, per carità, s'è detto a proposito di Blake e Fuseli, eppure fu proprio quella sublimità manieristica a conquistare tanti ancìie qui da noi, retorica contro retorica. Flash Gordon arrivò in Italia nell'ottobre del 1934 nel primo numero dell'Avventuroso, il gran giornale a fumetti della casa editrice Nerbini di Firenze, che rapi il cuore a balilla e avanguardisti mosdiettieri. In un mondo tìnto di nero dal regime irrompevano i colori. I colori approntati da Vallecchi secondo i desideri di Giuseppe e Mario Nerbini erano più belli, più sfavillanti di quelli degli originali americani e fornirono un notevole contributo alto straripante successo dell'Av venturoso. Ma più avventurosi dei cromisti furono i traduttori. Il cognome dello scienziato pazzo era stato italianizzato da Zarkov in Zarro. con una strizzata d'oediio all'immortale Zorro protagonista del romanzo The Curse of Capistrano di Johnston Me Culley nel 1919 e di tanti film a partire da The Mark of Zorro nel 1920. In compenso, Flash, die nel settimo quadretto della prima tavola era stato definito nell'originale •Yale graduate and worldrenowned poto player», chissà se per imperizia nella lingua o per malizia di adeguamento allo spirito poliziesco dei tempi da quel .•graduate» e da quegli stivali da «polo- die portava, venne qualificato «ufficiale di polizia-. Un poliziotto nel cosmo? Mah... dopotutto corrisponde abbastanza all'idea del gendarme della pax americana. Poiché la Francia importò a suo tempo impianti e colori dall'Italia, c'è da stupirsi se nel fatidico Sessantotto, mentre qui da noi si era da tempo corretto l'errore, lassù nella favolosa Francia superculturale, neWEnter des Bulles, lussuoso e interessante volume stampato da Jean-Jacques Pauvert e curato da Jacques Sadoul, almeno di cognome illustre, Guy l'Eclair (ovvero Flash Gordon ribattezzato alla francese) veniva definito «oificier de police»? Oreste del Buono Un'avventura di Flash Gordon e Dale Arden, la fidanzata che lo perseguitò dovunque con la sua gelosia