Lukàcs, il prezzo del riscatto di Frane Barbieri

Lukàcs, il prezzo del riscatto COSI' BUDAPEST RIABILITA IL FILOSOFO DOPO ANNI DI OSTRACISMO Lukàcs, il prezzo del riscatto Dopo il modello econòmico ungherese, il partito vuol costruire anche quello filosofico - A un anno dal suo centenario, il pensatore marxista, finora ripudiato e contestato, è riammesso nel sacrario ufficiale, ma con plateali manipolazioni storiche - Dopo tre autocritiche sofferte da vivo, ora un documento glie ne impone una postuma DAL NOSTRO INVIATO " DI RITORNO DA BUDAPEST — Ogni qualvolta ritornavo a Budapest ripetevo ,q( miei interlocutori la stessa domanda: perché al florido pensiero economico, il quale accompagna il riuscito modello ungherese, non corrisponde un altrettanto prospero pensiero filosofico o sociologico? Mentre insistevo nella ricerca del pensiero perduto o nascosto, sfidando il disagio degli ospiti, mi meravigliavo non tanto perché il modello kadarlanó non riuscisse a esprimere una sua 'Sovrastruttura- filosofica, ma perché aveva fatto scomparire un filone filosofico già esistente. Notai al proposito che Budapest, città che sembra snodarsi attorno alle sue] reminiscenze storiche, rimaneva tuttora defraudata di almeno un monumento: quello a Gyòrgy Lukàcs. Un peccato? Nell'intreccio del monumenti sembra di trovare le origini e le interpretazioni di tutti gli slanci e di tutte le cadute ungheresi. Ne manca appunto uno: non si ricorda né tantomeno si interpreta <come mai il socialismo un¬ gherese abbia potuto acquisire un volto peculiare, nazionalizzare per certi versi un modello di vita importato per forza. A questo sarebbe servito il ricordo in bromo a Lukdcs. Avrebbe spiegato die il marxismo in Ungheria ha avuto un'autorevole e originale elaborazione. Nelle librerie trovo qualche libro di Lukàcs, trattato quasi come se fosse un autore straniero. All'università, alla cattedra da lui fondata, non sanno se incentrare gli studi marxisti sul suo pensiero e cercare nelle sue opere l'autenticazione del socialismo all'ungherese. Molti storici di filosofia consideravano la sua opera Storia e [coscienza di classe come pietra miliare del 'marxismo occidentale» in contrapposizione al 'marxismo sovietico'. Non si sa tuttora se prenderlo come un merito o come un peccato. Gli scritti estetici di Lukàcs sono serviti poi da pretesto per la campagna scatenata da Stalin contro il «cosmopolitismo». Il viasslmo Ideologo cremliniano Zdanov sosteneva de •Mosca die Lukdcs .non rie-, ,sce a cogliere la prospettiva ■storica la quale eleva la letteratura sovietica nel suo insieme, malgrado possibili deficienze artistiche, al di so-, pra di ogni letteratura bor-' ghese e al di sopra del reali-' ,smo classico». Eravamo nel 1950, Lukàcs era già ritornato in patria da Mosca e non. poteva evitare un atto di autocritica: convenne in un saggio che «la letteratura sovietica è superiore a tutta la letteratura finora creata, anche quando i livelli artistici non risultano soddisfacenti». Per conservare la cattedra all'università di Budapest dovette ripudiare la sua tesi sul sostanziale «antirealismo» della letteratura ispirata al «vacuo ottimismo burocratico». Stava nella logica delle cose die il 'Cosmopolita* e 'l'occidentale- professor Lukdcs, ex funzionario del Comlntern e insegnante all'Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca, diventasse ministro della Cultura net governo di Imre Nagy, nella rivolta del 1956, governo rivoluzionario schiacciato come controrivoluzionario dall'intervento sovietico. In quell'atto di orgoglio e di esasperazione Lukàcs aveva messo in pratica le sue concezioni di filosofia e di marxlsnip.,.. Sono meriti e sono battaglie, quelli di Lukàcs, che potevano essere riconosciuti ovunque prima che a Budapest. .Da'/Enciclopedia sovietica suo nome era addirittura cancellato. Il governo Kadar lo aveva lasciato deportare Insieme con Nagy in un castello della Romania. Arrivando alla sua prigione il grande critico letterario e teorico del realismo esclamò: «Kafka è slato realista», ricordandosi di aver rimprovelo a suo tempo allo scrittore cecoslovacco ti tradimento verso il realismo. La tragica fine di Nagy gli fu risparmiata e Lukàcs venne riportato a Budapest, ma emarginato e privato della cattedra, soppressa dopo un tentativo della polizia di montare un complotto eversivo fra gli assistenti del professore. Lukdcs mori nel 1971 riappacificato con Kadar e il partito, senza die il suo Insegnamento, die filosoficamente stava alla base del modello ungherese e per certi versi era precursore dell'eurocomunismo, fosse stalo rivalutato. Durante quest'ultimo viaggio ottengo una risposta alla domanda iniziale. Me lo formula Ivan Berend, rettore dell'università Karl Marx: «La filosofia da noi è una scienza rigida, si muove lentamente, potrà essere forse indotta da fuori, dall'economia. La sociologia poi è stata per decenni proibita. Si preferiva evitare le domande scabrose che le due potevano promuovere nella società. Oggi è difficile vaticinare da quale fiume sotterraneo nascerà il nuovo pensiero. Difficile che Lukàcs sia fonte del rinnovamento, la sua scuola, abolita, è rimasta senza continuità». Quanto al monumento die manca a Budapest, Berend mi informa die una specie di monumento scritto è stato compilato proprio in questi giorni, non da filosofi più o meno contestatori, ma addirittura dallo stesso Comitato Centrale del partito. Sono le «tesi per il centenario della nascita di GyOrgy Lukàcs» che si celebrerà nell'85. Dopo anni di ostracismo il partito riammette II pensatore a far parte del suo retaggio politico e spirituale. Oiwiamente è maturato il momento per portare il modello ungherese al di là del semplice 'socialismo del goulasch... Si vuole probabilmente prevenire anche la possibilità che, i seguaci più revisionisi! del filosofo inalberino la sua bandiera per contestare il governo in occasione del giubileo. L'ampio documento di ventitré, pagine fa un ritratto di Lukàcs addomesticato secondo le esigenze di una sua postuma riconciliazione con ti partito. «Errori» j Cosi si trova ti modo per dire che alcuni errori del filosofo non erano tanto errori quanto montature dei «dogmatici e dei revisionisti» mentre altre deviazioni vanno attribuite al fatto che Lukdcs (maestro del realismo letterario) «non calcolò in maniera realìstica il pericolo di destra che minacciava sempre più il socialismo». Si mette anche In guardia contro chi «pretende di fare dei suoi errori una virtù». Allo stesso tempo si criticano pure quelli che con parzialità cercano «un nesso fra la sua condotta politica e la sua posizione ideologica» per qualificarla come erronea. Sono «critiche immeritate clic ritardarono la via del suo ritorno al movimento operaio». Un ritorno die Lukàcs però compi regolarmente, anche dopo le deviazioni e le condanne. In fondo, fa capire il documento, Lukàcs apparteneva a quei comuni-' sti che credono die il partito finisce con l'avere sempre ragione e non pretendeva che gli errori del partito fossero superiori o paragonabili ai suoi. Inediti a o . e o . E' il prezzo del riscatto e della riabilitazione il quale comprende plateali manipolazioni storielle: si sostiene per esempio che Lukàcs, pur entrando nel governo e nel Politburo, non apparteneva al gruppo di Imre Nagy (dopo di che non si spiega come mal avesse cercato rifugio nell'ambasciata jugoslava di fronte agli invasori sovietici assieme a Nagy e come fosse stato con questi imprigionato in Romania), si rivela pure che in base ad un'autocritica Lukàcs nel 1967 potè continuare «la sua opera come membro del partito» (ma si tace della sua conseguente lettera a Kadar in occasione dell'invasione della Cecoslovacchia la quale segnò un nuovo raffreddamento con il partito). Malgrado i .momenti discutibili», esasperati dai «propagandisti borghesi» e dai «discepoli di Lukàcs trovatisi gradualmente in opposizione col marxismo», Lukdcs «operò per custodire il marxismo leninismo» e come tale il partito lo rivaluta contro chi «discute persino 'Sé^fe ftald%rravx\sta o tenta di opporre Lukàcs a Lukàcs stesso». Anzi,'conclude il documento del Comitato Centrale, l'obbligo del partito è «difendere la sua eredità di pensatore vivo e creativo contro i tentativi borghesi, revisionisti e dogmatici per appropriarselo o rinnegarlo». Con questt scopi l'Archivio Lukàcs, situato nella sua antica casa di Belgrad Pakpart 7, ha avuto istruzioni di pubblicare i suoi ultimi scritti inedili. Rimangono riservate la lettera a Kadar del '68 e un' intervista testamento a due dei suoi discepoli. La cattedra da lui fondata ha avuto il compito di rilanciare il pensiero lukacslano. A dirigerla è stato significativo mente chiamato il prof. Herman, l'unico fra i professori della cattedra che si era rifiutato di condannarlo durante un processo accademico del '57. Si cerca di ripristinare contatti pure con i discepoli lukacsiani, invitati anni fa dal goierno ad abbandonare il Paese (sono oggi professori in Inghilterra e in Australia). Dopo l'economia il partito quindi procede alla costruzione del modello ungherese anche nella sfera della filosofia. E parte dal pensatore marxista nazionale, ripudiato e contestato. Il revival lukacsiano, con del lati di indubbia novità, è confuso dalla circostanza che Lukdcs si vede riammesso nel sacrario del pensiero ufficiale in forma addomesticata: il documento del Ce tende a conformare la sua genialità individuale alla -intelligenza collettiva- del partito. Dopo tre autocritiche sofferte da vivo, per opportunità e per opportunismo politico, ora con un documento del partito gli si impone una quarta autocritica postuma. Espongo la mia perplessità a Nycrs, padre della riforma economica, membro del Comitato Centrale. Risponde:\ «Ciò che mi obietta illustra bene il fatto che noi ancora non osiamo prenderci sul serio. Eppure sappiamo che Lukàcs è nostro, lo pubblichiamo, siamo consci che i suoi pensieri sono nostri, ma rimaniamo in permanente crisi di comunicazione con quel pensiero. Siamo preoc-' cupati di conservare la continuità con il passato. E Lukàcs è stato già una volta scomunicato. Ora si tratta di trovar? i mezzi e il coraggio per prendere contatto con lui». La filosofia starà à'vedere se il partito passa dalla parte di Lukdcs o lo modella sulla propria immagine e misura. Come un monumento di bronzo.'appunto. Frane Barbieri Gyòrgy Lukàcs in una caricatura di David Levine «Copyright N.Y. Revlew ol Books. Opera Mundi e peri Italia .LaStampa-l