Italiani sugli «aerei annusatori»

Italiani sugli «aerei annusatori» Sette anni fa furono tra i promotori del clamoroso affare che oggi divide la Francia Italiani sugli «aerei annusatori» MILANO — Nella complicata vicenda degli .aerei annusatori- che grazie a nuovi ordigni rilevatori di petrolio dovevano risolvere nel 1976 i problemi energetici francesi, e che invece sono costati al contribuente d'Oltralpe ZOO miliardi senza alcuna contropartita, stanno venendo alla ribalta gli italiani: tecnici, finanzieri, persino un cardinale, con un sottofondo di uomini politici. In questa intricata storia, la svolta definitiva si è avuta forse in questi giorni: il primo ministro Mauroy ha reso pubblico lunedi il rapporto confidenelale della Corte dei Conti sulla vicenda, rapporto che l'ex presidente della Repubblica francese Giscard d'Estaing e l'ex primo ministro Raymond Barre tennero coperto durante il loro mandato. Italiano era il tecnico Aldo Bonassoli, promotore, insieme con il conte belga De Vlllegas, degli aerei annusa-petrolio. Bonassoli, dice ti rapporto della Corte dei Conti francese, aveva affermato dì avere lavorato in Italia presso l'Istituto Enrico Fermi di Milano: ma questo non è risultalo dalle indagini effettuate successivamente. Italiani erano anche alcuni tra i promotori del consorslo internazionale die aveva finanziato tra il 1969 e il 1976 il progetto. Tra questi la Corte dei Conti cita, il finanziere Carlo Pesenti, uno dei più importanti imprenditori privati del nostro Paese, attualmente al centro di difficoltà finanziarie e di complicate vicende giudiziarie. Pesenti, sostiene il rapporto francese, insieme a una grande banca spagnola, una banca italiana di cui non viene fatto ti nome, e altri investitori svizzeri, tedeschi e americani partecipò agli investimenti iniziali per questo progetto che allora sembrava fantascientifico. In totale, furono investiti 80 milioni di franchi, circa 16 miliardi di 10 anni fa. Sin dagli inizi, il progetto Uovo illustri sponsor: i( banchiere svizzero De Wcck. presidente dell'Unione di bandic svizzere e bancniere del consorzio; l'avvocato Jean Violet. che in uno scambio di lettere con altri protagonisti della vicenda si è vantato di ottimi rapporti con il premier bavarese Franz Joseph Strauss, Otto d'Asburgo e Giulio Andreotti; infine l'ex presidente del Consiglio di Francia Pinay. . Il testo della Corte dei Conti riferisce che le garanzie sulla serietà del progetto provenivano, oltre che da Carlo Pesenti, anche da un cardinale italiano (di cui non viene fatto il nome) e da un ex ministro degli Esteri spagnolo. Costoro, scrive Le Monde, insieme con il rappresentante di una banca italiana sarebbero stati visti più volle presso la sede di Parigi dell'Elf, la compagnia di Stato francese die ha acquistato gli .aerei annusatori-, per partecipare a riunioni di alto livello sull'affare. Per quanto riguarda la banca italiana che ha preso parte alla vicenda, secondo il settimanale francese Le Canard Enchalné, che per primo ha portato alla riballa l'intera storia, si tratterebbe del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi: secondo accreditate fonti bancarie svizzere sarebbe stata JUltrafin di Zurigo, una finanziaria del gruppo Ambrosiano, a girare dall'Ubs ai promotori del consorzio internazionale gli introiti spellanti dopo che. nel 1976. venne conclusa la vendita del progetto ai francesi. Si tratterebbe dunque di un semplice ruolo di intermediazione e non, come sostiene il rapporto della Corte dei Conti, di una presenza ben piti (Uliva, a livello di finanziamento e di partecipazione alle trattative per la vendita del brevetto. Quanto a De Vfeck, die ora non copre più l'incarico di presidente dell'Unione delle banche svizzere, è noto in Italia per la sua consulenza nella complicata vicenda Ior-Ambrosiano. E' stato infatti scelto dalla Santa Sede come uno dei tre esperti di nomina vaticana che, insieme con tre di parte italiana, dovevano indagare sul crack del Banco Ambrosiano per accertare le eventuali responsabilità dell'Istituto per le opere di religione e dei suoi dirigenti nonché di quelle di Roberto Calvi nel più grande crack bancario italiano. Il rapporto di questi sei saggi è stato depositato qualche settimana fa presso un notaio milanese e ora è a disposizione della magistratura che indaga sul crack dell'Ambrosiano. Carlo Pesenti. Roberto Calvi, un cardinile italiano, un tecnico italiano e un banchiere svizzero con ottimi legami con l'Italia sono dunque, secondo le autorità francesi, alcuni fra gli sponsor di questa incredibile vicenda che viene alla luce soltanto sette anni dopo i fatti. Gianfranco Modoio

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Parigi, Zurigo