Natale da intellettuali: Bevilacqua e Job
Natale da intellettuali: Bevilacqua e Job Natale da intellettuali: Bevilacqua e Job tori, In un luogo misero e povero, In condizioni tilt-i t'altro che festose. I giochi natalizi della mia infanzia sono legati al numeri e a mia nonna. Era una donna straordinaria che aveva strani poteri, pur mantenendo 1 piedi ben piantati in terra. Ci raccontava sempre che proprio nella notte della vigilia di, Natale si «incontrava» con il marito morto. Il gioco della tombola con lei, in quella notte un po' magica, era di-. ventato una specie di liturgia: diceva sempre che i numeri non hanno sentimento, che sono dati di fatto molto precisi e quindi ben si adattavano a quella che lei definiva, una «festa di emergenza». Personalmente con i numeri non ho mal avuto una grande dimestichezza: perfino a scuola, quando potevo, non frequentavo le lezioni di matematica. I numeri hanno i loro preferiti e lo non ero tra quelli. All'Inizio ne soffrivo, poi ho scoperto che non essere nel gruppo degli amati dai numeri può rappresentare un privilegio. Evita, ad esemplo, la triste sorte che è toccata ad alcuni miei amici che erano fortunatissimi con i numeri, ma che, riponendo in loro troppa fiducia, so¬ no andati In fallimento. Hanno avuto l'unica consolazione di poter giocare quelli stampati sulle loro foto segnaletiche... A. Bevilacqua Ogni tanto mi capita ancora di giocare, la sera di Natale o di Capodanno. Adesso però ho imparato un trucco: prima di sedermi al tavolo guardo chi è fortunato e chi vince. Poi, specialmente se è una donna, le propongo di fare società. Le donne vincono sempre. Cosi qualche volta riesco a vincere anch'Io. In ogni caso è un sistema per far nascere un rapporto. Magari vincente... Alberto Bevilacqua APPRODARE al giorno di Natale è per me un po' come entrare in un vasto mare di noia tranquilla. Forse dipende dalla furia dei giorni che precedono le feste, forse dall'aiflosclarsl dell'emozione della sera della vigilia, quando ci si scambiano i doni in una sorta di grande gioco collettivo. Trascorro sempre 125 dicembre vicino, .a Brescia, nella casa di Ospltaletto, che chiamiamo la «Palazzina della Villeggiatura» seguendo una definizione un po' pomposa con cui nel 1784 era stata iscritta nel catasto Napoleonico. E' una tradizione ormai consolidata: ci vado con mia moglie Lina e con un gruppo di amici con 1 quali,' dopo il tradizionale pranzo natalizio, si finisce per organizzare qualche gioco che aiuti a trascorrere le ore. Abbiamo abbandonato la vecchia tombola, con la quale si può davvero morire di noia ed anche Monopoli; che a molti fa tornare in mente con malinconia le lunghe serate degli anni di guerra, Uno del nostri preferiti è «la camiciaia», un gioco abbastanza vivace in cui ci si scontra divisi In due squadre. SI tratta di Indovinare una serie di personaggi fa-, mosl partendo dalle loro Iniziali, quelle, appunto, che dovrebbero essere ricamate sulla camicia. Per la confidenza che ci lega agli amici che sono con noi, per la componente di competizione che c'è in ogni gioco, finisce che litighiamo, discutiamo e ci accaloriamo come bambini. E' un gioco semplicissimo, direi persino un po' stupido, ma questo è il suo bello: 1 giochi devono mantenere ingenuità per piacere. Quando un gioco ha troppe regole, quando è troppo serio, troppo complicato, non diverte più. Ciò non significa che possa mancare l'impegno: la svogliatezza è contagiosa e In un attimo coinvolge tutti. Quando si era bambini non era necessario ricorrere a giochi di società: ci si beava del giocattoli ricevuti, In dono che apparivano magnifici e affascinanti anche; se la loro semplicità non era' paragonabile alla complessità e alla ricchezza del giocattoli megft galattici di' oggi. CI si concentrava su quel doni, quasi fossero un premio per la vita... Enrico Job . testi raccolti da Dada Rosso Enrico Job, scrittore e scenografo, marito di Lina Wertmiiller
Persone citate: Alberto Bevilacqua, Bevilacqua, Dada Rosso, Enrico Job, Lina Wertmiiller
Luoghi citati: Brescia
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