Col camion nel Sahara sulle dune dei Tuareg

Col camion nel Sahara sulle dune dei Tuareg Col camion nel Sahara sulle dune dei Tuareg IL momento decisivo? Scegliere 11 camionista che mi avrebbe condotto ' sulle piste di sabbia nel deserto del Sahara. Questi trasporti, vietati dalle autorità, per ragioni di sicurezza, ma richiesti e accettati con molta disinvoltura, erano allora provvisoriamente «sotto severo controllo», a causa di un Incidente capitato a un gruppo di clandestini francesi. Agadez-Tamanrasset era l'ultima tappa (mille chilometri) di un itinerario africano che mi portava dal Mali ad Algeri. L'accordo avvenne con un algerino taciturno, avvolto nelle vesti alla moda del Tuareg, per difendersi dal vento sabbioso, l'Harmattan. Ormai nelle sue mani e in quelle di un bambino che lo accompagnava, non mi rimaneva che comprare una calda coperta, datteri secchi, qualche scatoletta, nel grande e colorato mercato di Agadez. SI unirono a noi anche due ragazzi francesi. In Sahara a dicembre 11 "aldo non è eccessivo; un , .dono d'acqua da 20 litri a testa è sufficente per l'intera traversata. Se doveva esserci qualche problema, la cosa meno rassicurante era l'aspetto del camion, vecchio e malandato. Ma 11 nostro autista, che a ogni domanda rispondeva sempre «Inscha-Allah», si dimostrò ìun vero conoscitore del de-, serto é ci condusse per mano nel suo mondo miste-, rloso. Iniziò cosi un'avventura, durata tre giorni, una breve! doppia vita di clandestini e nomadi del deserto. Ai posti di controllo ci nascondevano In un vano della cabina di guida, sotto un telóne. Potevamo osservare i movimenti del poliziotti, il controllo del documenti e la' stessa scena: l'offerta ri-, tuale di un pezzo di agnello, sempre accettato. La prov¬ vista di carne appesa sul camion, a seccare al sole, si rlduceva continuamente. Problemi meccanici si presentarono soltanto all'inizio del viaggio, dopo innumerevoli prove di destrezza per superare le dune portate dal vento, con un asse di legno e molte spinte. La coppa dell'olio Incominciò a perdere. Con gesti sicuri di stregone che manipola 1 suoi filtri, l'autista salvò la situazione con una mancla- Giorgto Ricatto, viaggiatore e fotografo, spirito giramondo, è entrato nel *Guinness dei primati» per aver visitato ben 220 Paesi. In questo articolo rievoca una sua avventurosa traversata del deserto del Sahara. ta di harlssa nella coppa (polvere rossa di' peperone piccante, usata nella cucina algerina). Prima notte nel chiuso del camion per ripararci da una violenta tempesta di sabbia, le altre due furono notti gelide, con un cielo limpido e stellato. Nelle serate oziose presso il fuoco, si parlava avvolti nelle coperte, al riparo di qualche roccia, nostra sola difesa dal freddo sempre più penetrante. Era piacevole svegliarsi all'alba e lentamente scaldarci al calore del giorno. Il deserto appariva un continuo mutare di forme e colo¬ ri: alla sabbia più fine si alternavano formazioni rocciose, al terreno duro e ghiaioso, erbe e cespugli secchi. Improvvisamente, su un terreno di sabbia compatta, l'autista ha abbandonato la pista, seguendo una strada disegnata nella memoria: ci ritroviamo al centro di un accampamento Tuareg, circondato da dromedari. Lontano dal posti di polizia, nello spazio Ubero del deserto, non ci sentivamo più clandestini, ma uniti da una complicità non dichiarata; eravamo parte del gruppo Tuareg, prendemmo 11 tè e dividemmo 11 pasto. Seguendo un preciso cerimoniale, dalla piccola teiera di smalto, allontanata al primo bollore e posta sulle braci per tre volte, il nomade versava un tè forte e profumato. Poi preparò una grande focaccia, con acqua e farina, messa a cuocere direttamente sulle braci e ricoperta di sabbia. Cipolle e spezie, prese da un sacco che era sul camion, vengono fatte bollire dall'autista con qualche pezzo di montone, su un fuoco di sterpi. Il grande pane piatto, uscito cotto e fumante dalla buca, tanto fragrante da suscitare un'irresistibile voglia di addentarlo, viene sbriciolato nella salsa di cipolle, quasi un cous-cous. Sapore acidulo e strano, ma gradevole. Altre volte 11 camion usci di pista per raggiungere tribù nomadi, altre volte abbiamo mangiato il grande pane cotto nella buca, ogni mattina al risveglio ci attendeva il rito del tè bollente: dove dal terreno spuntavano sterpi e rami secchi, iniziava la raccolta per il fuoco della sera. Il deserto ci aveva dunque stregati? Incominciavo a credere che oltre 1 suoi confini ci fosse 11 nulla. Giorgio Ricatto

Persone citate: Giorgio Ricatto

Luoghi citati: Algeri, Mali