Da Totò a Sordi la satira del cinema sui nostri vizi di Masolino D'amico

Masolino d'Amico e la commedia all'italiana Masolino d'Amico e la commedia all'italiana Da Totò a Sordi la satira del cinema sui nostri vizi Il cinema comico italiano, per cosi dire, moderno si era già fatto vedere sotto il. fascismo nel 1930, anno in cui su quattro film sonori prodotti uno era comico, s'intitolava Nerone, era diretto da Blasetti, ma era nel bene e nel male uno spettacolo teatrale dello straordinario comico Petrolini. Poi nel 193S il regista Mattali (che nel 1931 aveva fondato la compagnia Zabum, riformando il teatro di rivista) lanciò sullo sdiermo in Imputato, alzatevi! il comico Macario, con battute, gags e bizzarrie suggerite dal giornalisti del Marc'Aurelio e del Bertoldo, i due fogli umoristici prosperanti sotto il regime fascista. LA commedia all'italiana, sottotitolo «il cinema comico in Italia dal 1945 al 1975» di Masolino d'Amico (appena pubblicato nella mondadoriana collana ..Studio,.) è un testo prezioso per capire non solo la storia del nostro cinema, ma la nostra storia nazionale. E che lo abbia scritto un ordinarlo di lingua inglese, dopo un corso di lezioni tenuto sull'argomento al Bamard College di New York, suona un poco come un'accusa alla nostra critica cinematografica specializzata. Basta provare a leggere, nell'introduzione, la genesi di questo libro. Masolino d'Amico racconta, infatti, die nell'autunno del 1977, invitato dalla professoressa Maristella Lorch, direttrice del Dipartimento di italianistica appunto del Bamard College, a tenere un corso di «cultura dell'Italia moderna- al Barnard College, decise di dedicare una parte del corso al nostro cinema del dopoguerra e, dopo aver constatato che gli studenti (molti dei quali frequentavano anche la Film Scliool della vicina e gemellata Columbia University) sapevano già tutto dei Visconti, dei Rossellini, dei De Sica, dei Fellini e degli Antonioni, provò a parlare della cosiddetta «commedia all'italiana», alcuni dei cui prodotti come il Divorzio di Germi e i Compagni di Monicelli erano ben noti negli atenei americani e disponibili in copie sottotitolate. Cosi Masolino d'Amico si trovò a fare ■mie1 s^eH&.<Valtfrlm'&ìche-?fìttii ibmici ' italiani (anche quelti che lui avrebbe considerato meno esportabili) piacevano enormemente al suo giovane pubblico americano. E la seconda che in Italia non esistevano studi monografici né manuali-repertorio di notizie sulla commedia all'italiana né su quel cinema comico italiano in generale da cui occorreva pur prendere le mosse per un discorso minimamente coerente. Dunque, Masolino d'Amico dovette cominciare a mettere insieme, tutto da solo, appunti e materiali per i suol studenti americani, i suoi ascoltatori di «docente in visila«. Fellini umorista Giacomo Binnella insegnante, ancona II nome del regista non contava molto allora, e si parlò di quel primo film e del successivi della serie come dei film di Macario. E si parlò del film di Fabrlzl, altro comico di varietà, per la serie che ebbe inizio nel 1943 con Avanti, c'è postol, regia di Bonnard, soggetto e sceneggiatura dello stesso comico e di Fellini, anche lui proveniente dalla fucina del giornali umoristici. Naturalmente, c'era già in pista Totò, ma i suoi film (come, del resto, il Nerone di Petrolinl) sapevano più di teatro filmato che di cinema, godevano una celebrità di riflesso, e, quando non eran teatro filmato, come FeBmceiBon te;jnanilo!(X937^i o::Animali pazzi (1939) non avevano gran successo. L'era d'oro cinematografica di Totò si sarebbe celebrata nel dopoguerra. Il regista fu ancora una volta Mattoli ne I due orfanelli (1947) a cui seguirono, dall'anno della rinascita cinematografica di Totò al primo anno dopo la morte fistca di Totò e della definitiva uscita degli ultimi due suol sketch in Capriccio all'italiana (1968), altri 90 (novanta) film quasi tutti di gran successo di cassetta e di scarso successo di critica (die, anche quando elogiava, sosptrava differenti film per il popolarissimo attore napoletano). La commedia all'italiana nacque nel segno di un altro straordinario comico, Sordi, che non fu capito al suo esordio cinematografico come protagonista in Mamma mia che impressione (1951) ma fu poi imposto all'attenzione da Fellini in I vitelloni (1953), e, soprattutto, si impose lui grazie al suo talento, oltre che di attore, di osservatore, anzi studioso, analista degli usi e costumi del nuovo italiano uscente dal dopoguerra nella pace con tutti i vizi e i vezzi possibili e impossibili.. Da qui comincia la storia della commedia all'italiana a cui Masolino d'Amico ha dedicato questo succinto (meno di 250 pagine), ma ricchissimo (di dati, di puntiglio e di affetto per la materia) libretto, che vi consiglio di tutto cuore. Sordi, per così dire, contro Totò. Il prevalere, nel film fatto per divertire, di un sagace strumento di critica della società italiana. Il vero impegno, insomma, è stato quello della commedia all'italiana più , che quello del neorealismo? E' una domanda che il lettore di Masolino d'Amico finisce salutarmente per porsi.

Luoghi citati: Italia, New York