Lo scrittore siciliano protagonista: un premio e un nuovo libro di Ugo Buzzolan

Lo scrittore siciliano protagonista: un premio e un nuovo libro ' Lo scrittore siciliano protagonista: un premio e un nuovo libro ' Borgese specchio e maestro Sciascia in una caricatura di David Levine (Copyright N.Y. Review o! Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa.) SCIASCIA ama maestriscomodi, numi profeti-, ci e intempestivi che, parlano lontano. Si è appellato a Savinio prima che Savinio diventasse una moda editoriale e si è fatto promotore di un ritorno a Borgese prima che Rubé venisse riletto con im poco di giustizia. Sciascia ha pedinato Borgese fin dai banchi di scuola e ha fatto un lungo percorro. Se in certe proposte di Sellerlo c'è la mano di Sciascia, dietro c'è quella, di Borgese. E' il caso ad esemplo di Maria Messina. Ma c'è di più: il gusto della militanza giornalistica, la polemica di taglio esatto, ite letture europee fatte di estri regionali. . '. Ora questo legame con-\ geniale è diventato un piccolo libro e l'editore non poteva che essere Sellerlo.' Si intitola Per un ritratto dello scrittore da giovane ed è un titolo dalla franca' ambiguità. Di quale scrittore si tratta? Sciascia o Borgese? La risposta è in bilico. Si tratta di Borgese .perché è di lui che si parla' per disteso, ma si tratta anche di Sciascia perché [nella giovinezza di Borge-•se, Sciascia fa filtrare la sua, come In filigrana. Attraverso un gruppo di lettere discontinue, che van- co» del tedesco Berge no dal 1894 al 1913 (Borge-' se era nato nell'82), Sciascia getta il suo sguardo colmando con discrezione buchi di tempo e di luogo, riordinando, stabilendo, ascendenze e fili sottili. Parlando ad esempio dei debiti dannunziani di Borgese, parla di Brancati e di sé, stabilisce una continuità. C'è la primissima letterina compitata da Borgese: «zio giovanili, lo sono poppino, e desidero venire a Palermo per istudlare saluto la zia moniò e lo zio luigi bacio lei essono suo nipote pepplno borgese». Ma c'è anche il suo risvolto in una lettera più matura scritta da Firenze. Borgese che partecipa ad una festa di carnevale e sente tutto il disagio di una persona forzata agli studi: «I barn- ' bini devono giocare, correre, tirar pietre, esercitarsi, azzuffarsi magari, non marcire a casa e curvarsi precòcemente sul libri; io invece nella mia infanzia, ■se per caso mettevo il gengruen (1935) muso fuori di porta, ero sempre sottomesso al terrore che tornasse 11 papà e mi trascinasse a casa per un'orecchia». ■ Nella ricostruzione di Sciascia, che si svolge come un racconto di formazione, sono particolarmente vive le pagine sugli studi di Borgese nella Palermo fin de slècle. La Palermo «avvolta in un'aura di frittura» ricorda il quartiere omonimo della Buenos Aires di Borges. Poi vengono Firenze, Berlino, Napoli, il «giornalismo letterario». Infine, da una lettera del 1912, il sigillo di un'affinità che sembra stringersi in aforisma. Borgese ha appena superato alcuni momenti difficili. Scrive: «8ono di quelle esperienze che, quando non finiscono catastroficamente, c'invecchiano utilmente. 81 sente la paternità piti profondamente; si matura quella concezione serenamente pessimistica della vita, senza la quale non si è che avventurieri». Nel libro di .Sciascia queste parole di Borgese non sono le ultime per caso. Giovanni Testo Leonardo Sciascia, «Per, un ritratto dello scrittore da giovane», Sellerlo, 51 pagine, 4000 lire. un vento che inquieta e di un temporale che si gonfia come un Incubo, funzlona- > no quali prove di verità del " Potere. Chi nulla ha commesso diviene, per inconsapevoli associazioni, egualmente responsabile. Dice il Tiranno: «Ho notato come basti che l'uomo sia indotto in tentazione, perché divenga colpevole». Dalla formula «gialla», il racconto si solleva ad analisi della psicologia delle masse e dei regimi, e ritorna altresì alla pura tradizione tedesca del Bildungsroman, per la tensione con la quale traduce nell'artificio letterario della cronaca italiana le responsabilità di una generazjo^ I ne. Questo spiega perchf; 1 Bergengruen sia oggi^ir! Germania tra gli autori rimossi. Ed è tanto più ammirevole che un'edizione italiana ne consenta la lettura. Giuliana Morandini Werner Bergengruen, «Il grande tiranno», Jaca Book, 287 pagine, 24.000 lire. discepoli di fatti e fatterelli, imbrogli, fuochi d'artificio, miracoli di San Gennaro, falsi Maradona, rifugi atomici svizzeri in prova subito presi d'assalto dagli sfrattati... E' il De Crescenzo diciamo più usuale ma anche più godibile, che scrive senz'altra preoccupazione che quella di divertire divertendosi, nel crepitio dei discorsi convi-, viali e nella parodia di miti e leggende che pare ■ un tributo d'affetto all'indimenticabile Maratta degli Alunni del Sole. Ugo Buzzolan Riccardo Pazzaglia, | «Partenopeo In esilio», Rizzoli, 182 pagine, 16.500 lire. . Luciano De Crescenzo, «01 dlalogol», Mondadori, ,212 pagine, 16.500 lire. ONTI EDITORE!

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