Molto iride e in più la Juventus

Bilancio del 1985: quaranta titoli mondiali allo sport azzurro e tre Coppe internazionali per la squadra bianconera Bilancio del 1985: quaranta titoli mondiali allo sport azzurro e tre Coppe internazionali per la squadra bianconera Molto iride e in più la Juventus di GIAN PAOLO ORMEZZANO • Nel 1985 lo sport italiano ha conquistato \quaranta titoli mondiali, ed è ormai un po'da anni che questa cifra — quaranta, uno piti uno meno — ritorna, sta diventando un'abi-' tudine, presto .ara un vizio, la prima volta in cui non vinceremo una quarantina di titoli mondiali salterà su il deputato che farà un'interpellanza a Montecitorio. Sono quaranta titoli mondiali assortiti e anche belli, in un anno sema grandi manifestaeioni del tipo classico, e il fatto che quasi chiunque nello sport italiano li cederebbe tutti, in cambio della certezza di ottenere il titolo mondiale di calciò 1986, non sposta nulla della valutatone positiva complessiva dell'annata (abbiamo detto che quasi tutto lo sport italiano farebbe, il baratto, ed è vero: nel senso che, pensando ai benefici influssi su passione popolare, cioè schedina, di una vittoria del pedatori in Messico, anche tanti altri sport, vogliosi di Totocalcio ricco, cederebbero i loro allori). La sensazione di essere, noi italiani, bravi, organizzati, capaci, furbetti, oltre che forti, è ormai diffusa e legittima'. Fra l'altro vinciamo molto anche nelle manifestazioni giovanili, e ansi si dice che ci manca, al vertice assoluto,. il riscontro di questa anagrafe precoce. Nell'inslcmc, cominciamo ad essere una grande nazione di sportivi, e questo senea smettere di essere una nazione di grandi sportivi. La nostra persistenza in alta quota nel 1985, con gli Abbagnale canottieri e Pizzolato ma-', ratoneta e Numa fiorettista, con Cova speciale da Coppa Europa, con Numa dal fioretto magico, con la Canins clclistessa da maglia gialla, con De Zolt che a febbraio ha sorpreso il mondo dello sci proponendosi come faticatore d'argento nel fondo, sulla scia mica cancellata di Nones, con Messner i suoi giochi nobili a ottomila metri, è un fatto molto significativo. Abbiamo ormai atleti che il mondo conosce, e abbiamo un impianto di base, per la produzione o quanto meno la crescita dei talenti, che molto mondo cerca di, sfruttare: Formio è posto fisso di atleti dì tanti Paesi, Aoulta, forse il pedone dell'anno, dunque l'uomo dell'anno, vive a Siena, è più, italiano ormai che marocchino, corriamo con lui contro Cram, i suoi primati (1500 e 5000) sono molto nostri, della nostra scuola, dei nostri laboratori. E per celebrare II grande no-, tociclista statunitense Spencer, si dice che è un nuovo Agostini. Per finire con questo sport extracalclsttco, degno di studio prima che di ammirazione: siamo riusciti a essere bravini, bravi, bravissimi anche nel primo anno postolimplco pienissimo di primati mondiali, specie nell'atletica: e cioè non abbiamo patito il rilassamento canonico dell'anno dispari dopo quello bisestile. E arriviamo cosi a quella che per noi è la connotatine prima del 1985 che finisce: per motivi probabilmente venali, cioè l'afflusso ormai costante, ed anzi in aumento (proprio per l'atletica, basti pensare al Grand Prix) del denaro, i campioni non staccano più, non staccano mai. Quattordici primati mondiali di atletica, e alcuni grossi assai, sono stati battuti in quaranta giorni dell'estate 1885. Nell'anno sono stati superati i 6 metri con l'asta, i 2,40 nell'alto, si è andati sotto i 3'30" sui 1500, sotto i 31' sui 10.000 femminili. E nel nvnto si è andati sotto i 49" sui 100 stile libero, mentre un tcoloured; madre svizzera padre giamaicano, è diventato, primo al mondo senza pelle bianca o gialla, il pio veloce uomo delle piscine, con il primato assoluto dei SO metri. . Ma qui slamo alla storia dello sport, e casomai anche ad una sua filosofia. Più palmarmente, e in maniera persino piti onesta nei ri-, guardi della cronaca viva (una cronaca che comunque si fa anch'essa, in fretta, storta), il 1985 è stato l'anno della Juventus, con tre. Coppe «enormi», cioè la Supercoppa e la Cop-. pa dei Campioni contro il Liverpool, la Coppa Intercontinentale contro l'Argentinos Juniors. E un protagonismo eccitante e terribile e nobilissimo, sino e dalla tragedia di Bruxelles, un evento in cui si è dimenticato troppo in fretta come e quanto il club bianconero e stato ferito. Grande, enorme Juventus, davvero: e que¬ sto senza mettere la sordina all'applauso per il Verona campione d'Italia. Valida, la Juventus, per tutto il mondo, e non solo calcistico. Con valori individuali e virti- di gruppo altamente emblematici. Con la piena affermazione anche di giocatori italiani reputati a priori non eccelsi, e fatti subito grandi dalla Juventus. La quale Juventus continua a esibire un Flatini lievitante, e intanto a essere la squadra ideale per questo campione. Abbiamo detto Platini: curiosamente l'anno che finisce impone, in tre sport popolarissimi come calcio, ciclismo e automobilismo di formula uno, tre francesi ai vertici, cioè Platini (terzo ^Pallone d'oro; e consecutivo), Hinault (Giro e Tour, seconda volta per lui) e Prost (primo titolo mondiale conduttori al suo Paese). Lo sport francese a livello olimpico pare rimpicciolito, però ha ancora e anzi ha sempre piti interpreti eccezionali: una cosa da spiegare, e intanto da applaudire. Mentre invece è soltanto da applaudire (la spiegazione sta casomai nel parossismo atletico del tennis moderno) il tedesco Becker che a diciassette anni e mezzo vince a Wimbledon. Tutto e tutti concorrono a far si che il 1985 appaia pieno, farcito, bello gonfio. Nel 1986 ci sono i campionati mondiali di football, di basket e di nuoto, ci sono i campionati europei di atletica, c'è sempre la Ferrari di Alboreto per sogni grossi, cominciano le grandi manovre di Azzurra e adesso anche Italia: ovviamente il Messico calcistico nel cuor ci sta come niente altro, ma forse dovremo, nell'anno, fare un certo sforzo, guardarci intorno. La veri tà è che ormai lo sport, permeando la vita ed essendo intanto dalla vita permeato, 'si dilata sempre più, non accetta più rilassamenti classici, vive profondi interessi che impediscono la sosta, persino la meditazione. I •muri* abbattuti nel 1985 sono stati, in realtà, «muri» nuovi costruiti, e da abbattere al più presto. Si deplora die il primato del salto in lungo sia ancora fermo al 1968, con gli 8,90 di Beamon, stesso anno del primato persistente dei 400, i 43"8 di Evans. E si cerca idi sapere cosa la Juventus potrà ancora vincere, per essere sempre più «il» calcio. E' un bel lavoro di fantasia e intanfo di studio.

Luoghi citati: Alboreto, Bruxelles, Europa, Italia, Liverpool, Messico, Siena