Nel mare di Genova si combatte la guerra del cromo di Guido Coppini

Nel mare di Genova si combatte la guerra del croma Nel mare di Genova si combatte la guerra del croma La «Stopparli», u GENOVA — Scade l'anno, e scade anche la proroga concessa dal ministro della Marina Mercantile, per lo scarico a mare dei residui di lavorazione dello stabilimento «Stoppani» di Cogoleto. Da un decennio continua la protesta delle popolazioni interessate, degù ecologisti. Da anni si moltiplicano denunce, comunicazioni giudiziarie, istruttorie. Ma solo a poche ore dalla «scadenza', si affronta una situazione scottarle: domani, in Regione, la giunta discuterà il problema con i sindaci interessati (di Genova, Àrenzano e Cogoleto) con 1 dirigenti dell'azienda, 1 sindacalisti, i rappresentanti della Provincia. Proroga allo scarico a mare di terre esauste contenenti esacromo? Reperimento di un'area per la discarica a terra? Si tenta di fare in poche n'azienda altamente s ore quel che si è lasciato andare per un decennio, e solo perché la scadenza è improrogabile. Tipica soluzione all'italiana, con una scusante per la Regione la cui nuova giunta è stata formata solo a sei mesi dalle ultime amministrative. Sono di fronte due schieramenti altrettanto decisi. Da qualche settimana, la «Stoppani» (350 dipendenti e 600 con l'indotto, una delle due sole produttrici di cromo nell'Europa del Nord, fornitrice delle concerie delia Val d'Elsa in Toscana che hanno migliala di dipendenti) non può scaricare i residui di lavorazione, e lo stoccaggio all'interno della fabbrica ha ormai raggiunto limiti non più tollerabili. Ò si libera dalle scorie della produzione o lo stabilimento è costretto a trasferirsi o a chiudere: un col¬ pecializzata, scarica al po Insopportabile per l'economia di paesi come Arenzano e Cogoleto che si reggono solo sul piccolo cabotaggio del turismo estivo. Propone l'azienda: ci sia concessa una proroga agli scarichi a mare (in una «fossa» cinque miglia al largo di Volti-i) e noi c'impegniamo a realizzare sistemi di depurazione sicuri, investendo venti miliardi in tre anni. Nel frattempo, c'impegniamo entro sei mesi a rendere «neutre» le terre di scarico. Gli ecologisti non ci stanno. Dice Piero Villa, consigliere regionale dei verdi: -La "Stoppani" promise di eliminare fumi e residui di esacromo già tre anni fa, e la sua inadempienza è clamorosa. I danni all'ambiente sono sotto gli occhi di tutti: è disastrata la Val Lerone, dove la fabbrica cominciò la sua attività al largo fanghi inquin agl'inizi del secolo. I dipendenti si giocano la loro salute; alcuni di essi hanno lesioni derivanti dagli acidi. Prima la "Stoppani" scaricava a terra creando montagne di fanghi che ammorbavano l'ambiente. Poi è stato deciso lo scarico a mare. Ma il mare, ci chiediamo, è una pattumiera?*. Denunciano le cooperative di pesca: -Nel golfo le reti raccolgono solo pesce azzurro a pancia all'aria, avvelenato dal cromo*. L'autorizzazione a scaricare in mare, circa 180 tonnellate di residui al largo di Veltri, fu concessa il 16 giugno del 1983. Da quella data la «Stoppani» è andata avanti con proroghe, l'ultima delle quali scade appunto il 31 dicembre. Nel frattempo le preture hanno denunciato i dirigenti della fabbrica e l responsabili della Regione. Ora siamo al¬ anti - Domani scade l'ultimo atto, ma anche al livello massimo delle tensioni. Alcuni giorni or sono il presidente della Regione, Rinaldo Magnani, si è consultato a Roma con I ministri Valerio Zanone (Ecologia) e Gianuario Carta (Marina Mercantile). Un vertice senza risultati, poiché gli enti locali non sono d'accordo. Se è vero che in alcuni documenti ufficiali è. stato espresso due volte il «no» ad ulteriori proroghe allo scarico a mare, è altrettanto vero che la situazione è andata cambiando. C'è una certa disponibilità a credere ai buoni propositi della «Stopparli» per non perdere un'azienda attiva, in una regione nella quale la crisi ha falcidiato l'industria, portando ad oltre 70 mila i disoccupati. E proteste contro una chiusura arrivano da diverse regioni italiane dove le l'autorizzazione conc concerie sono una risorsa importante: senza cromo, queste aziende non possono funzionare. Da una parte la tutela dell'ambiente, dall'altra la difesa di un '«azienda ricca» e dei posti di lavoro. E' uno scontro che si ripete spesso nell'Italia della trasformazione e che. a Cogoleto e ad Arenzano, tocca punte drammatiche. Zanone e Carta hanno detto al presidente della Regione: «Trovate un accordo in sede locale, poi ne riparleremo*. Già oggi una speciale Commissione di tecnici è al lavoro, nel tentativo di reperire un'area a terra (non lontana dalla fabbrica)' dove consentire lo scarico delle terre intrise di residui di cromo in livelli che diverse analisi hanno definito «offre il limite del rischio*. Ma trovare un'area disponibile non è fa¬ essa dal ministero cile. Non solo. Come reagiranno gli abitanti di una zona eventualmente prescelta per lo scarico? Sono prevedibili altre proteste. E ancora: per trovare e attrezzare un'area adatta, occorreranno almeno sei mesi. Nel frattempo, per consentire alla «Stoppani» di non interrompere i processi di lavorazione, il ministero della Marina dovrebbe concedere — provvedimento-tampone — un'ulteriore proroga perché l'azienda riprenda a scaricare nelle acque di Volti-i. -In questo caso — insorgono i verdi — bloccheremo le bettoline con i fanghi, all'uscita dallo stabilimento*. Domani, 31 dicembre, la «guerra del cromo» dovrebbe finire: invece, potrebbe essere al suo inizio. Guido Coppini