Rambo forse può essere simbolo dei reduci di molte guerre. Il difficile problema non è come curarli, ma come non farli nascere

Rombo forse può essere simbolo dei reduci di molte guerre. Il difficile problema non è come curarli, ma come non farli nascere Rombo forse può essere simbolo dei reduci di molte guerre. Il difficile problema non è come curarli, ma come non farli nascere Rambo come prodotto del Vietnam sembra problema nuovo, ma non lo è. Sema risalire ci disordini che seguirono a Roma le guerre di Annibale, e nel quali spiccarono migliaia di gentili signore patrizie impazzite: e sfiorando l selvaggi decenni lasciati a un'umanità superstite dalla Peste Nera, basterebbe fermarsi al grosso problema che la Francia dovette affrontare sullo scorcio delle sanguinose campagne napoleoniche, quando le strade della provincia erano insidiate da decine di migliaia di réfractaires, l disertori delta Grande Armata, che^vlvevano in .prefica di brigantaggio. Ma se è vero che ogni guerra e ogni disastro lasciano dietro di loro un sofferente corteggio di rottami umani, incapaci di rientrare nel binari della normalità, mai questo fu così palese come all'indomani della prima guerra mondiale, perché in essa si erano verificrtf. circostanze e pressioni pslciuche tanto eccezionali, da non trovare alcun equivalente posteriore. I sopravvissuti della Somme, di Verdun, del Carso o di Caporetto avevano vissuto così a lungo nell'indescrivibile angoscia della guerra di trincea, da aver perso ogni fiducia in una realti diversa. In Italia, finché Francesco Saverlo Nitti non promulgò un discusso decreto di amnistia, le campagne furono popolate da una massa di disertori, che forse raggiunse le quattrocentomila unità, specie in Toscana, nel Lazio e nelle province meridionali. La maggioranza viveva in pratica di carità contadina, ma qualche migliaio praticava il brigantaggio, più o meno bonario. Quando mio nonno usciva da Siena in calesse per ispezionare le sedi lontane del Monte dei Paschi, aveva nel taschino del gllet una piccola scorta di mezze lire, perché prima o poi sarebbe saltato fuori da una forra, a una curva o giù da una proda, il disertore col '91 a tracolla che avrebbe chiesto: «Cavaliere, ce l'avete il mezzo franco per me?». .Tra questi uomini, come tra l reduci dei reparti di Arditi, che già sul Piave avevano adottato come grido di battaglia il greco-dannunziano «Eia eia alala», il fasciano reclutò la sua forza d'attacco: per essi, la battaglia politica, ma a base di fucilate e bombe a mano, era la naturale prosecuzione di una bruciante esperienza bellica, e insieme .la possibilità di ignorare leggi, regolamenti, il grigiore della vita quotidiana. A distanza di due terzi di secolo, si può certamente deplorare quello che accadde, tua sarebbe assai sbagliato dimenticare che l'uomo non è di gomma, e che il reduce disancorato non è necessariamente un malato. Alle 7,30 del primo luglio 1916, 85 mila inglesi balzarono fuori dalle loro sporche trincee della Somme, per quella che si riteneva un'offensiva risolutiva. Nel primi quattro minuti e nei primi trenta metri, ne era¬ no morti più di 21 mila, e le perdite a fine giornata erano salite a 60 mila uomini. A un superstite della Somme, e di altre dieci battaglie in tutto simili a quella, non si può poi chiedere onestamente di credere nella necessità di pagare le tasse, o di esser fedele alla moglie, o di rispettare il capufficio. In un bel libro del 1933, Tutti gli uomini sono nemici, Richard Aldington ha potentemente illuminato proprio questo punto: il reduce non è un pazzo, ma un uomo che ha vissuto una realtà, orribile finché si vuole, ma incomparabilmente più realediiquella che poi è chiamato a rispettare. In questo senso è irrecuperabile, e non c'è programma sociale che tenga. Per il reduce, la pace è una pia finzione, e la guerra l'unica verità. Tra tutti i Rambo possibili, i più originali, e meno conosciuti, furono tuttavia i tedeschi. All'indomani dell'armistizio del 1918, mentre la Germania stava sprofondando in un nulla incandescente, sulle cantonate delle città e dei villaggi cominciarono a comparire manifesti mal stampati: «Gli Ussari Bruni chiedono volontari per la difesa delle frontiere... chiunque ami il cavallo, e preferisca, la disciplina all'anarchia, deve arruolarsi nel glorioso Quarto Ussari. Firmato, Von Aulock, capo squadrone e Fuhrer di reggimento». «Ussari di Kassel-Hesse ed Houmburg, vecchi "colletti neri"! Il nostro Corpo rinasce: uniforme come per il passato, colletto Attila, testa di morte sull'elmetto. Ufficio di reclutamento a Sellgenstadt, presso la torre». «Arruolatevi nel Corpo Franco della fortezza di Thorn! Buona paga, vitto assicurato: cinque marchi al giorno!». Nel corso del 1919, nascono decine di freikorps, formazioni indipendenti di 100 o 200 uomini risoluti, che rispondono soltanto al loro comandante, i Macrcker, i Reinhardt, i Von Der Goltz, i Salomon. Due o tre Corpi Franchi sbarcano all'alba dai treni a Monaco, ad Altona, Halle, Magdeburgo, Dresda, Lipsia: fortemente armati, disciplinati, privi di pietà o di scrupoli, attaccano le guarnigioni spartachiste e comuniste di queste grandi città, le sbaragliano, fucilano sbrigativamente ì capi, abbattono in poelte ore, come a Monaco, vere e proprie Repubbliche Sovietiche. Disciplinatissimi all'interno del loro Corpo, non riconoscono alcun limite alla loro condotta esterna: per essi, non ci sono tribunali, tasse da pagare, mogli alle cui sottane rimanere attaccati. Rambo collettivi, ma nella stessa ottica del Rambo singolo, impongono una loro dura legge a milioni di persone, penetrando come coltelli nel burro. C'era e c'è un problema, in tutto questo. Però, non è nel curare i Rambo, sotto qualunque specie essi si presentino: ma nel non farli nascere. E questo è un poco più difficile. Franco Bandini

Persone citate: Francesco Saverlo Nitti, Franco Bandini, Hesse, Kassel, Rambo, Reinhardt, Richard Aldington, Sema, Thorn