Un «rapporto dall'inferno» Viaggio tra gli esuli afghani

INTERNO/ESTERO INTERNO/ESTERO Un «rapporto dall'inferno» Viaggio tra gli esuli afghani — : gggg— -—i : ■ ■ —r ■-■ ■ - ■■ -1 ■ 1 ' -• Contìnua il dramma di cinque milioni e mezzo di profughi in centinaia di campi in Pakistan e Iran Margherita Boniver: «Bisogna richiamare l'attenzione del mondo intero sulla guerra dimenticata» TORINO — DI ritorno -dai confini dell'inferno,, fra 1 311 campi di raccolta che accolgono In Pakistan, In condizioni Inevitabilmente al limiti della sopravvivenza, tre milioni e mezzo di profughi afghani in fuga dagli orrori della -guerra dimenticata; la senatrice Margherita Boniver e il professor Paolo Ungarl, presidente della Commissione italiana per i diritti dell'uomo, hanno tracciato sabato a Torino un quadro sconvolgente del dramma che si svolge da sei anni fra quelle lontane montagne sconvolte dal bombardamenti sovietici. . Al convegno organizzato fra venerdì e ieri dal Comitato torinese di solidarietà al popolo afghano proprio per richiamare, su quella tragedia che ha già, assunto dimensioni bibliche, l'attenzione un po' troppo distratta di politici e mezzi d'informazione, i.Ioro non sono stati gli unici interventi di grande Incisività: ma la Boniver, socialista, e il repubblicano Ungali, fra 1 componenti della delegazione italiana di Palazzo Chigi che ha appena compiuto una meticolosa ricognizione laggiù, portavano una testimonianza diretta e sono stati ascoltati con un rispetto inferiore solo a quello riservato al rappresentante dell'Alleanza per la resistenza afghana, 11 capo mujaheddin Slbqatullah Mojadedi. Le testimonianze confermano le cifre spaventose, le descrizioni allucinanti, che filtrano ogni tanto dall'Afghanistan ad opera del gruppi di resistenza e del pochi giornalisti che riescono a penetrare nel Paese, accompagnati dai mujaheddin. Forse un milione di morti (da 15 a 30 mila le perdite sovietiche), centinaia di migliala di feriti, 1 più con orribili mutilazioni dovute al napalm, alle armi chimiche uso te soprattutto per distruggere Irreparabilmente i campi, sradicando la maggiore fonte d'approvvigionamento viveri dei guerriglieri, alle piccole, micidiali bombe «a farfalla». E le torture, 1 prigionieri gettati vivi dagli elicotteri se rifiutano di collaborare, il pullulare delle spie, dei provocatori, 1 bambini rapiti... «in questi sei anni sono successe in Afghanistan le cose più atroci. Ringraziamo Dio che ci ha alutati a non cedere,, ha detto Mojadedi. I profughi sono in realtà cinque milioni, contando anche quelli rifugiati in Iran o altrove: un terzo dell'Intera popolazione afghana. Nei campi di raccolta si vive in gran parte grazie al contributo dell'Onu e della Croce Rossa: la razione giornaliera di cibo è costituita da 300 grammi di farina, 20 di burro, tre di tè; la durata media della vita, che nell'Afghanistan pre-invasione era già bassissima, 40 anni, è scesa a 37 (in Italia è di 74). Abbiamo volutamente iniziato con questo ritratto terrificante ma realistico della situazione afghana per rimediare a una delle principali carenze denunciate in occasione del convegno, particolarmente durante il dibattito di sabato sera fra i giornalisti Bonanate, Damosso, Girola, Pecheux, Spatola (moderatore Vittorino Chiusano, deputato europeo de): la scarsità di informazioni, che induce . facilmente una sensazione di indifferenza, di volontà di non coinvolgimento .in fatti lontani, apparentemente ininfluenti sulla realtà politica e sociale dell'Occidente. Come se lontani fossero anche i tempi delle manifestazioni per l'ancor più distante Vietnam, dei movimenti d'opinione nati contro il proseguimento della -sporca guerra-. Questo parallelo è emerso più volte nel corso del dibattito fra politici: l'argomento centrale era la richiesta di riconoscimento giuridico della resistenza afghana come, legittima rappresentante di quel popolo, in grado di avere accoglienza ufficiale da parte degli organismi internazionali (al pari, ad esempio, dell'Olp) e di sedere al tavolo di eventuali negoziati. Ma sulla tavola rotonda aleggiava il fantasma del Vietnam — irrorante sensi di colpa su quanti oggi non fanno nulla di paragonabile per l'Afghanistan — nonché, ha detto 11 moderatore Michele Torre, direttore di Stampa Sera, i quello di Yalta, dal momento che 11 dopo-vertlce ReaganOorbaclov non esclude -logiche di spartizione,. , Concordi le risposte sulla richiesta di riconoscimento dell'Alleanza della resistenza afghana (siglata nel maggio scorso fra sette gruppi di majaheddln), da parte dell'on. Ouldo Bodrato (vicesegretario de), del senatore pli Attillo Bastlanini, del parlamentare europeo Alberto Tridente, della Boniver e di Ungarl. Ha dissentito solo l'on. Ugo Spagnoli (pel): «Lo nostra condanna dell'intervento sovietico in Afghanistan resta ferma. Ci sono principi irrinunciabili, di rispetto della sovranità nazionale e delta autodeterminazione dei popoli, che l'Urss sta violando apertamente. Ma sulla, legittimazione giuridica della resistenza nutriamo forti dubbi: troppa frantumazione fra i diversi movimenti, privi di una base davvero comune. Un eventuale governo di pacificazione dovrebbe nascere su una vera unità,. Valutazione che sarebbe però — secondo il capo della delegazione afghana al convegno torinese, Halim Karlm, attualmente rappresentante dell'Alleanza a Bonn — viziata dalla -controinformazione diffusa dai sovietici»: -Sugli obiettivi di fondo, ritiro delle truppe sovietiche, autonomia del, popolo afghano, ritorno volontario del profughi, siamo sempre stati d'accordo. Le divergenze c'erano, e in parte ci sono ancora, soltanto sul piano organizzativo, operativo, della resistenza, o sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei Paesi occidentali: maggiore vicinanza o prosecuzione del non-alltneamento, che era la scelta antecedente linvasione?*. L'ultima sessione dei lavori, ieri mattina, è stata dedicata agli aiuti umanitàri: sulla base anche di esperienze del