Dissensi e nazionalismi

Dissensi e nazionalismi Dissensi e nazionalismi (Segue dalla 1* pagina) colati al gran rifiuto di qualsiasi ritorma. GII Italiani, vincolati alla difesa Irriducibile di una riforma radicale ed in particolare di un'sostanziale aumento del poteri del Parlamento europeo. Questa posizione Italiana è stata una caratteristica importante di tulli I lavori della conferenza Intergovernativa. Essa ha In particolare Impedito che le ipotesi di accordo si sfascino in pasticciati compromessi privi di qualsiasi contenuto. Dopo I risultati degli ultimi due giorni, l'intransigenza è ancora quanto mai necessaria. E' Infatti Indiscutibile che un franco dissenso nella chiarezza è preferibile a un compromesso Inesistente. Bisogna tuttavia anche tener presente che, in caso di Insuccesso a Lussemburgo, ben difficilmente si potrebbero creare nel prossimi mesi le condizioni per una ripresa del negoziato con migliori prospettive. Le scadenze elettorali in Francia e Olanda, le Inevitabili difficoltà legate all'Ingresso di Spagna e Portogallo, la prospettiva di duri scontri commerciali con gli Stati Uniti, il prevedibile esaurimento del nuovo «tetto- delle risorse proprie della Comunità, tutti questi elementi fanno del prossimi due anni un momento poco propizio per una serena discussione di ambiziosi progetti di riforma. La partita che si eia giocando è quindi delicata. Il compito che aspetta i due rappresentanti dell'Italia é arduo, ma all'altezza delle loro qualità, e duplice. Risospingere verso l'alto un negoziato, che pare arenato In secche poco promettenti. Ma allo stesso tempo esplorare tutti gli spazi per unire Intor¬ no ad una piattaforma credibile la maggioranza di Milano e le disponibilità britanniche. Se compromesso vi deve essere, esso non potrà comunque fondarsi sull'umiliazione del Parlamento europeo. £' a questo proposito grottesco che si consideri da parte di alcuni un ricatto l'affermazione italiana che sarebbe Impossibile sottoporre al Parlamento nazionali un accordo rifiutato dal Parlamento europeo. Questo atteggiamento di rifiuto aprioristico di ogni serio dialogo con il Parlamento europeo è tanto più assurdo quanto esso ha dato e continuerà a dare prova di saggezza. Sarei molto sorpreso se Il Parlamento rifiutasse un compromesso moderato ma concreto, soprattutto se accompagnato da clausole evolutive che consacrino un dinamismo basato sulla necessaria gradualità. Se questa difficile scommessa potesse essere vinta, si sarebbero poste nella chiarezza le basi per un vero rilancio della Comunità. Si isolerebbe l'oltranzismo danese e si eviterebbe all'Italia di restare intrappolata in una perversa logica di «opposti estremismi-. Se nonostante gli sforzi un accordo soddisfacente non sarà possibile, meglio prendere atto dell'impossibilità di concludere e rinviare l'operazione a tempi migliori. Dovrà però in questo caso essere chiaro che la responsabilità dell'Insuccesso non ricade su chi, come l'Italia e la commissione, ha chiesto quanto era necessario pel il futuro dell'Europa, ma su chi si é sforzato solo di conciliare l'Ipocrisia delle affermazioni di principio con la pervicace difesa di Interessi nazionali o setlorla"■ Carlo Ripa di Menna certo ritorno del problema<ririto della riunificazione nazionale, su uno sfondo magmatico che è insieme tedesco ed europeo (o paneuropeo, pensando alle possibili implicazioni della «svolta» di Gorbaciov). Ma proprio questo magmatismo, questa incertezza di confini tra ciò che è e ciò che non è, tra opportunità e pericoli, ..D'indomani di una ripresa del dialogo tra le superpotenze, dalla quale può venire tutto e il contrario di tutto, dovrebbe indurre i tedeschi e ogni altro Paese della Comunità a stabilire un punto fermo, nella direzione, comunque, di una maggiore unità europeo-occidentale, E allora ha ragione l'Italia, in definitiva, se pensa, se continua ? pensare, che a questo punto hi questione c troppo grossa perché ci si possa accontentare di un lavoro di rammendo. E' meglio lasciarla aperta, perché ciascuno vi misuri il proprio senso di responsabilità. Alfl0 R|M0 ,

Persone citate: Carlo Ripa, Gorbaciov